venerdì 30 dicembre 2011

Auguri di cuore e non solo...Buon 2012







Tanti auguri di buon anno a tutti i colleghi della vagoni letto licenziati il 12 Dicembre.
Avete tutta la mia solidarietà e vicinanza.

Lorenzo

Auguri di cuore e non solo...


Tanti auguri di buon anno a tutti i colleghi della vagoni letto licenziati il 12 Dicembre.
Avete tutta la mia solidarietà e vicinanza.

Auguri di cuore e non solo......




Auguri di buon anno a tutti voi, colleghi lavoratori, che avete perso il posto di lavoro.
Avete tutta la mia solidarietà e vicinanza

Lorenzo


sabato 17 dicembre 2011

Buon Natale e Felice Anno Nuovo (Maya permettendo)




Quando il primo degli uomini sarà come l'ultimo dei cani
allora si che sarà davvero un Buon Natale

Lorenzo



venerdì 9 dicembre 2011

A Mona Di Orio


Il suo vero nome era Mona Diorio, una delle più grandi creatrici di profumi al mondo, è morta oggi.
Scrivo questo post perchè la conobbi in treno, nel periodo che sono stato a lavorare a Genova.
Una donna affascinante nella sua semplicità e grande intelligenza.
Avevo la sua amicizia su facebook e 10 giorni fa mi mando un messaggio sull'ultima creazione da lei fatta, un profumo che mi fece sentire in anteprima proprio su quel treno, perchè stava andando a Firenze a presentarlo in anteprima mondiale.

Comico come ci siamo conosciuti e lo voglio ricordare in nome suo

Ero seduto in un compartimento da solo, su un intercity da Ventimiglia a Genova. Arriva lei e mi chiede se poteva sedersi perchè il suo compartimento era pieno di persone chiassose. Ovviamente risposi di si.
Parlammo di Italia, di cibo ( non è una novità per chi mi conosce) di vino, ma io ancora non sapevo che mestiere facesse, mentre il mio era inconfondibile visto che ero in divisa.
Parlammo di filosofia, della Francia ( lei era di Nizza ma di origine italiana) di Parigi, di Firenze, che lei adorava.
Poi chiesi lei che lavoro facesse, mi rispose che vendeva profumi. Io, che non mi faccio mai gli affari miei tentai di indovinare : " Commessa in un negozio"?
No, li vendo fu la sua risposta sorridendo. Alloraio :" Ahh ha un negozio!"
No, li faccio e li vendo. Io, che capisco subito al volo e sapendo che in costa azzurra esistono molto laboratori insistetti in questo modo:" Ahh ho capito ha un laboratorio e vende agli altri"...
Insomma la discussione proseguì tentando di indovinare la sua professione, e non credo che stesse giocando al gatto con il topo, capii che in effetti era una ragazza che non si dava arie.
Vestiva jeans e t-shirt
Alla fine, in poche parole, mi disse chi era, ma il bello è che io non l'avevo mai sentita nominare!
Mi disse che aveva un sito. Io, da buon curiosone dotato di I-Pad andai a vedere: con stupore vidi che era una delle creatrici più famose al mondo, vendeva, e vende ancora, nelle principali città del mondo esolo in profumerie selezionate. In italia solo una ventina.
Rise e mi disse che aveva avuto la fortuna, da ragazzina, di conoscere Edmund Roudnitska, il creatore dei più famosi profumi di Dior, e che capì subito il suo talento naturale facendola di conseguenza studiare in quel campo.
Feci una risata anch'io, un po' imbarazzato e mi fece sentire, regalandomi un campione, la sua ultima creazione: OUD che avrebbe presentato in anteprima mondiale a Firenze... la sua ultima creazione.


Un caro abbraccio Mona

Anteprima


Lorenzo


giovedì 8 dicembre 2011

I colori di una ragazza israeliana di 13 anni - Tali Sorek


Ho ricevuto, tramite una collega/amica, su facebook, questa bellissima e intensa poesia scritta da una ragazza di 13 anni istraeliana di Beersheba.
La condivido con tutti voi perchè quando i sentimenti di una ragazza di soli 13 anni sono quelli quanto scritti sotto, significa che il dolore della vita, quello vero, quello della guerra perenne e del sangue sulle strade, è molto forte.

Avevo una scatola di colori brillanti, decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo per le sabbie ardenti.
Ma avevo l'arancio per la gioia della vita
ed il verde per i germogli e i nidi
ed il celeste di chiari cieli splendenti
ed il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la Pace.

Tali Sorek


domenica 4 dicembre 2011

Comunicazione urgente per il Vaticano


Essendo un ascoltatore occasionale di RadioRai vorrei integrare quanto non trasmesso dai microfoni in occasione della giornata contro l'AIDS:

PROFILATTICO

GONDONE

PRESERVATIVO

GUANTO

ANTICONCEZIONALE

ANTIFECONDATIVO

CONTRACCETTIVO

CONDOM

GUANTO DI PARIGI

GOMMINO

SCACCIAPENSIERI

PIGIAMINO

CAPPUCCIO

IMPERMEABILE

NEMESIS

كوندوم



sabato 3 dicembre 2011

Raccolta Differenziata




Voglio proporre questo bellissimo racconto di una blogger che solo da pochi giorni ho scoperto:
Le storie di Anna



RACCOLTA DIFFERENZIATA

Da un mese mi hanno distaccato alla raccolta differenziata, e questo proprio non mi va. Ne voglio parlare col sindacato, appena ho tempo.
Lavoro da tempo all’amiu, ma prima ero in un altro settore. Certo, sempre rifiuti erano, ma non stavo tutto il giorno sul camion. Pulivo aiuole e marciapiedi, e intanto parlavo coi passanti…c’era la signora col cagnolino nero, che usciva presto, alle sette, e aveva sempre tempo di fermarsi a chiacchierare; c’era il signore col suv che parcheggiava sul marciapiede – ma lo faceva perchè aveva un qualche problema fisico, faceva fatica a camminare …- , non ho capito cosa facesse, forse avvocato o commercialista, da come vestiva, e dalla ventiquattrore. Insomma, conoscevo tutti, facevo due parole, e quando ero solo sentivo la musica con l’mp3.
Ora invece sto sul camion, sul predellino in fondo al cassone. Scendo per svuotare i bidoni. Prendo un contenitore, lo appoggio sulla sbarra, premo il pulsante, il dispositivo solleva il bidone, lo rovescia nel container e un braccio mescola la spazzatura; premo di nuovo il pulsante, il cassonetto ritorna giù, e lo metto a posto davanti al portone di casa. Dieci metri, un altro bidone.
Incontro gli amici del quartiere, ma c’è tempo solo per un saluto veloce.
Lunedì plastica, martedì vetro, mercoledì carta, giovedì indifferenziato, venerdì organico. Un bidone, dieci metri, un altro bidone.
Oggi è venerdì, il giorno più brutto. C’è l’organico.
Apro sempre il coperchio, anche se non serve e, a rigore, è una perdita di tempo. Controllo perché c’è gente che non sa fare la raccolta differenziata, che è una cosa seria, e mette giù di tutto. In verità lo faccio anche perché sono curioso della vita della gente, si capiscono tante cose delle persone da questi bidoni. Proprio così, c’è tanta vita nella spazzatura: si vede come la gente mangia, quanto guadagna e quanto spreca…si vede se ci sono bambini, ragazzi o vecchi, uomini o donne, persone sole o famiglie…si capisce da dove vengono… Certo, questo non è un gran divertimento, l’organico puzza. I sacchetti gocciolano; la gente neppure sa che può chiedere la disinfezione dei bidoni…
Apro, un’occhiata veloce e selettiva, smuovo il contenuto. Quanti sacchetti di plastica non biodegradabile. Giro il bidone, lo svuoto e lo ridepongo a terra. Dieci metri. Un altro bidone.
Ecco la signora col cagnolino nero. Per poco non si fa mettere sotto, ha sempre la testa per aria quella lì, chissà a che pensa. Si scusa, saluta.
Apro il coperchio. In questa casa sono attenti all’ambiente, quasi tutti sacchetti di mais. Dieci metri. Un altro bidone.
Che puzza qui. Cos’anno messo? Che schifo, cos’è questo, sangue?
Ma chiudete bene questi sacchetti!
Appoggio il bidone sulla sbarra, lo giro. Mi fermo di colpo, lo riposo a terra.


Ma che fai? Vuota e sali! – Urla il collega dalla cabina.

Il sacchetto giallo, il sacchetto dell’esselunga, si muoveva.
Controllo.
Il sacchetto si muove davvero, anche se impercettibilmente. E qualcosa esce dall’involucro…
Una manina. Una manina minuscola, forse due centimetri.
Esce dal sacchetto lacerato. Bucato da un aggeggio di plastica, illecitamente miracolosamente finito nell’organico.
La manina sembrerebbe essere quella di una bambola - che non dovrebbe stare in questo bidone, ma in quello della plastica – se non fosse che si muove compulsivamente, come a stringere qualcosa; così pure si muove l’involucro giallo da cui esce la manina.
Forse è un’allucinazione. Mi sono alzato alle quattro, sono stanco. Un bidone puzzolente, dieci metri, un altro bidone…dalle quattro di mattina…spazzatura di merda, che mi succede…
Chiudo gli occhi e li riapro.


Sbrigati, dai,…

Ricontrollo.
La manina è sempre lì, la busta di plastica gialla è sempre lì, e si muove.
La afferro con delicatezza, allargo lo squarcio da cui esce la manina
Tiro via il sacchetto e…
E lo prendo in braccio,
anzi, la prendo in braccio.


Forza, siamo in ritardo….

Ti stringo al petto
anche se non so come si abbraccia un bambino e ho paura di romperti.
piangi piccola piangi,
piangi ti prego,
se piangi vuol dire che sei viva,
vuol dire che stai bene e vivrai.
Piangi ti prego…


Che fai? Finisce il turno tra cinque minuti, devo portare Luca a scuola…

Non ho mai stretto al cuore un bambino
e sa dio quanto avrei voluto.
Non so cosa fare,
non so pensare alle cose sentite in tv su come rianimare…
Ti stringo forte e delicatamente insieme
contro la tuta arancione sporca,
e ti massaggio piano sulla schiena.
Devono essere mie le lacrime che bagnano questo corpicino ancora avvolto per metà nella plastica,
appiccicoso di sangue, muco e avanzi di torta con la panna.
E non posso asciugarle perché le mie mani sono impegnate a stringere quest’esserino,
Perché so che se sciolgo questo abbraccio è la fine


Dai sali….


Sara
sei tu, Sara?
Saresti stata Sara se il signore avesse voluto.
Nessuna bambina è stata tanto desiderata,
ma non era destino.
Ricordo lei, quella che avrebbe dovuto diventare la mamma di Sara, la tua mamma, Sara,
nuda nella doccia, seduta a terra, con la testa fra le mani, sotto l’acqua bollente che scorreva, l’acqua colorata di rosso.
Non ci sarebbe stata Sara.
Non ci sarebbe stata più.
E ricordo la sofferenza di lei ogni volta che vedeva un bimbo per strada,
e diceva
guarda che bello, che occhi, che sorriso, che capelli,
guarda come cammina, che buffo,
guarda che capricci,
guarda che disastro ha combinato,
guarda come si è sporcato tutto,
senti come urla,
senti come ride.
e sembrava divertita.
Ma sapevo che pensava a te.
E il mio dolore per lei era ogni volta più acuto.
Si sente sbattere la portiera.


Ma insomma, che succede, si può sapere? - Si avvicina il collega.

Nessuno parla più. Un attimo di silenzio.
E poi un urlo.
Più che un urlo un pianto acutissimo.
Il pianto di un bambino appena nato.
Il pianto sale dall’abraccio delicato della tuta arancione.
Forse sei tu,
sì, sei tu Sara,
nasci ora,
vivrai.
Ora sono sicuro che vivrai.
Come vorrei che lei fosse qui,
che ti vedesse ora,
così bella
- e io che non ci ho mai creduto che un neonato potesse essere bello, così bello -.
Così bella tutta sporca,
ma magari togliamolo questo pezzo di saint’honoré.
Se sei tu Sara
non sei per me, per lei, per noi ,
ma non importa.

Un automobilista suona il clacson. E’ il tipo col suv. Nessuno si muove.
Neppure il collega urla più. Telefona.
E intanto mi spinge in cabina, e in un attimo è alla guida.
Sfrecciamo davanti a una fila di bidoni marroni che nessuno vuoterà oggi. In cinque minuti siamo in ospedale
Tu sei sempre qui tra le mie braccia,
avvolta della giacca a vento arancione, sporca ma calda.
Ecco l’infermiera venirmi incontro, allungare le braccia.
Dico che ti porto io.
ma so che devo cedere
e in un attimo sparisci.
non ci sei già più,
Sara.
Lei non ti ha neppur vista
Non saprà mai come sei bella.


Andiamo, torniamo in sede.

L’autista mi tira via per la divisa. Il cellulare suona - i ragazzi da portare a scuola - ma non risponde. Non parla neppure più. Non sembra avere più fretta.

Raccolta differenziata

Lorenzo

Il principio regolatore





Tutti abbiamo delle linee di demarcazione morali o etiche, religiose o politiche, oltre cui non è possibile andare. Un esempio per tutti è l'omicidio in quanto la vita è da salvaguardare sotto ogni forma. Ma lo stato uccide tramite le condanne a morte oppure con le guerre. Ecco uno scostamento di questa linea di demarcazione.
Allora il tracciare delle linee non serve a garantirci " equità di trattamento", oppure " garanzia di equilibrio" in quanto ognuno, a seconda delle esigenze, può oltrepassare i limiti che ci siamo dati.
Cosa c'è al di sopra di questi confini, come si può fare per garantirci leggi stabili e durature? Nulla io credo, soltanto rifarci a principi regolatori, condivisi da tutti e che siano leggi universali.
Uno di questi principi è l'uomo stesso, al centro della sua stessa società, e per molti al centro del mondo. Leggi molto importanti e giuste sono state emanate proprio salvaguardando questo principio, l'inviolabilità dell'uomo stesso, con le sue libertà e i suoi bisogni.
Uno di questi bisogni e l'eliminare il più possibile le sofferenze, che siano la fame e gli altri bisogni fisici, ma anche quelli etici come le libertà e la libera espressione individuale.
Come ci poniamo di fronte alla vita e, di conseguenza, di fronte alla non vita?
Lasciar vivere perchè non ha lo stesso valore di lasciar morire?
Lo stato permette, anzi, obbliga una persona terza a uccidere un altro uomo ma non permette a un singolo la scelta per la propria vita, perchè?
Domande difficili ma, secondo me, le risposte sono invece facili.
Far vivere e lasciar morire, c'è un nesso logico fra queste due affermazioni, un continuum razionale che parte proprio dalla logica degli opposto vita-morte.
Il dubbio atroce, quello che attanaglia ognuno di noi quando cerca di mettere mano a questioni etiche di tale rilevanza è il seguente:

" C'è differenza fra lasciar morire e dare la morte?"

Se ci limitiamo a parlare di questo argomento sotto forma di libertà siamo perdenti già in partenza, perchè lasciare la libertà del suicidio ( un termine che non mi piace, preferirei chiamarlo, atto finale della propria vita) ci si arresta subito: la libertà del decidere sul proprio atto finale della propria vita si scontra inevitabilmente con la fine di tutte le altre libertà in quanto abolisce se stessa nello stesso istante.
Kant fu nettamente contrario al suicidio. Lo spiega in una frase che, secondo me, potrebbe essere la migliore spiegazione per chi si batte contro l'eutanasia :
" quando ci si da alla morte si distrugge nella propria persona un soggetto capace di decidere liberamente, disponendo di sè solo come un mezzo e non come un fine, portando l'intera umanità ad abbassarsi alla sua stessa persona".
Trovo meraviglioso questo concetto, ma vale soltanto, secondo me, per chi desidera il suicidio come rinuncia alla propria vita e non come scelta in vista di una non-buona-morte.
Kant afferma, in sostanza, che l'uomo non ha il diritto di impiegare la sua libertà per distruggersi.
Ma il concetto e il significato di eutanasia, secondo il mio parere, va molto oltre. Io qui intendo il diritto ad una buona morte, che equivale allo stesso modo di un diritto ad una buona vita.
La morte ci appartiene come la vita e come tale ho il diritto di chiudere quella porta io stesso. Quella stessa porta del MIO tempo che il tempo stesso ha reso me inumano e impossibilitato a vivere la vita come io la concepisco secondo la mia ragione.

( Dedicato a Lucio Magri e a tanti altri )





Lorenzo