lunedì 23 dicembre 2013

Buon Natale




Buon Natale ai nuovi giovani, la nostra ultima speranza
A tutti quelli come Khalid Chaouki parlamentare PD, che con il suo coraggio riesce mantenere alta l'attenzione nei riguardi di una delle vergogne della nostra Italia.

Lorenzo

domenica 8 dicembre 2013

Io CI ho votato


Di Civati innanzitutto penso  che sia soprattutto una persona per bene di cui ci si può fidare e da cui acquisterei un'auto usata.
Da Renzi neanche il biglietto dell'Atac.

Si dice di lui: "Sa raccontare in modo chiaro e netto, senza bizantinismi, toscanismi, tricks da televendita e giri di nulla forlaniani, con pragmatismo illuminato da piccolo gran lombardo – è anche un lavoratore frenetico, tratto tutt’altro che raro nelle etnie prealpine – il Paese più giusto e meno infelice in cui la gran parte del popolo di sinistra e forse non solo vorrebbe poter vivere.

Un riformismo radicale che si qualifica come tale solo per il fatto che dalle nostre parti non si riesce mai a riformare un accidente: quello che qui appare un’utopia nel resto d’Europa è semplice e robusto buon senso laico e progressista, che mira a tenere insieme il pane del lavoro e le rose dei diritti.

“Però è stato bravo anche Civati”: il commento di tanti renziani, sconsolati per la non-sfolgorante performance del loro candidato, tradisce la fatica di tenere la posizione –fare vincere Renzi “perché vince”- di fronte a una proposta politica molto appealing.

“Matteo, dovresti tirare dentro Pippo”: quasi un mantra sulle pagine dei social network, dove cresce la preoccupazione per la vaghezza democristiano – cool del sindaco in tema di diritti –dal cimitero dei feti edificato a Firenze alla resistenza sui matrimoni gay – che messa insieme alla santificazione di Marchionne, al neo-neoliberismo di Davide Serra, e al fatto che il Matteo sai dove lo lasci la sera ma non dove lo trovi la mattina, qualche preoccupazione la dà.

Ottimo venditore, concordano molti analisti, ma di quale prodotto non si sa. L’auspicio dei più è un ritorno allo spirito della prima Leopolda: anche se è difficile pensare di tenere insieme il vascello veloce di Civati – non essere apparatchik ha pure i suoi vantaggi – con il carro del Matteo, appesantito da una cospicua presenza di rottamandi non rottamati ma riciclati secondo un rigoroso Cencelli: vedi le liste dei delegati all’Assemblea Nazionale, tot posti ad areadem, tot ai lettiani, tot ai bindiani … ma non aveva detto “basta correnti”?

Il sospetto, sempre più diffuso, è che non sia affatto vero che la sinistra per vincere debba andare a destra. Strategia peraltro già in atto da tempo e che non sta dando le soddisfazioni sperate, a meno che non si considerino un successo le nullafacenti larghe intese.
Quel trend – vincere a sinistra spostandosi a destra – appare superato almeno da Occupy Wall Street in avanti.
I 99 a 1 sono diventati concreta materia amministrativa per Bill “Giant” De Blasio, nuovo sindaco di New York, che non a caso Pippo Civati menziona tra le divinità del suo Pantheon vivente insieme a Maria Carmela Lanzetta, eroica ex-sindaca di Monasterace vergognosamente non candidata dal PD alle politiche.

De Blasio è la sinistra che vince restando a sinistra, con posizioni nette ispirate a una maggiore giustizia sociale, alla battaglia sui diritti, alla salvaguardia delle differenze. Accanto al tema del lavoro, con l’ambiente al centro, c’è anche posto per i diritti degli animali.

La sinistra di Civati è questa.
Reincardinata su nuovi assi: ambiente, sviluppo compatibile, convivenza delle differenze, femminilizzazione, rete. Per delineare un nuovo paradigma: e non è forse questo, un cambio di paradigma, che la crisi globale ci sta chiedendo? E a chi lo può chiedere, se non alla sinistra?

Nel programma di Civati (http://www.civati.it/): reddito minimo garantito – già realtà in tre quarti d’Europa -, diminuzione (vera) delle tasse sul lavoro, crescita legata a cultura – ambiente – bellezza, stop al consumo di territorio, attuazione del referendum sull’acqua, piano per l’energia, trasporti pubblici integrati in una metropolitana d’Italia. E ancora: matrimonio e adozione gay, abolizione della Bossi-Fini, rivoluzione digitale.

C’è anche l’intuizione che “la formula ottocentesca “questione femminile” va radicalmente rovesciata. Esiste nel nostro Paese una tenace “questione maschile” che produce iniquità, ingiustizie e violenze, e che ne rallenta lo sviluppo“. Civati l’abbiamo visto più volte, e in tempi non sospetti, ascoltare Luisa Muraro alla Libreria delle Donne di Milano o Luce Irigaray al Festival di Mantova, con la sua Nina in braccio. C’è anche questo, e non è poco: il desiderio di avvicinarsi alla differenza femminile e al suo pensiero, e di trarne spunti per un cambio di civiltà politica. "

Eppur CIVOTO


mercoledì 20 novembre 2013

No comment



"La gente in Sardegna è morta perchè c'è anche una diffusa ignoranza sulle norme"


Io aggiungo che solo il baldraccame diffuso in Italia può portare ad avere simili persone in parlamento.
Lorenzo

martedì 19 novembre 2013

Disastro in Sardegna





I governanti sardi avvisano che non saranno tollerate illazioni, e accuse. E ora non è davvero il momento, però un giorno sarebbe bello che gli stessi mi spiegassero perché i ponti e le strade costruite dagli antichi romani stanno su da millenni, e le strade sarde, inaugurate tre o quattro volte con fanfare e benedizioni vescovili, vanno via come la sabbia sotto un fiume. Non è tempo ora che si piangono i morti, lo sarebbe stato quello in cui si intascavano le tangenti e si risparmiava sui materiali. Quel tempo in cui qualcuno stava progettando la strage che oggi piangiamo. In silenzio

Dal web

venerdì 8 novembre 2013

Un partito mediocre






Ma a nessuno è venuto in mente a quelli del mio partito che tesserare orde di extracomunitari all'ultimo momento solo per fini elettoralistici è da considerare uno dei più biechi e sporchi fenomeni di razzismo? 
Ma gli stessi che ti urlano in ogni dove, colpevolizzandoti proprio di questo reato se dici una parola fuori posto al solo fine di critica, ora che dicono? 
Io mi sono sempre sentito libero di parlare, di espimermi con cognizione (credo) con rispetto (ne sono sicuro), ma ho più rispetto io per chi è in una posizione debole nella società che molti altri moralisti delle balle che ti guardano con la puzza sotto il naso se dici che bisognerebbe mettere mano al problema dell'ordine pubblico. 
Bene, ora sono proprio gli stessi che usano in modo subdolo la stessa gente per i proprio fini, facendo loro prendere una tessera di partito (pagandoli!) solo per far eleggere segretari di comodo. 
Bene questo atteggiamento, oltre che essere di stampo mafioso, inevitabilmente segrega queste persone a gente prive di dignità e proprio arbitrio, per di più prezzolabili.
Ottimo lavoro pseudodifensori dell'uguaglianza sociale e della libertà, andreste espulsi a calci in culo, ma prima restituite i biglietti falsi...


Lorenzo

martedì 5 novembre 2013

Banksy



Banksy ( e non Bansky come molti scrivono) è un writer inglese satirico di street art ed epigrammi. Una combinazione "sovversiva" di  humour nero,  graffiti e denunce sociali fatta con la  tecnica dello stencil murale, una tecnica da imbianchini. Tutte le sue opere artistiche sono presenti in strade , muri, ponti e delle città di tutto il mondo .
Il lavoro di Banksy è  nato nella scena underground di Bristol che ha coinvolto collaborazioni tra artisti e musicisti . Secondo l'autore e graphic designer Tristan Manco e il libro di Home Sweet Home , Banksy " è nato nel 1974 e cresciuto a Bristol, Inghilterra, figlio di un tecnico fotocopiatrici , si è formato come  macellaio , ma fu coinvolto in graffiti durante il grande boom di aerosol di Bristol alla fine del 1980 ".
Queste notizie sono ricavate dal libro perchè di lui praticamente non si sa nulla, non ha mai rilasciato una intervista ma, soprattutto, non si sa nemmeno che viso abbia. Oserei dire che è coerente con la vita e il modo d'essere underground in modo pressochè totale.
Ma del resto quanti veri  writer conosciamo nella vita reale?








Molti osservatori hanno notato che il suo stile è simile a Blek le Rat , che ha iniziato a lavorare con gli stampini nel 1981 a Parigi , Jef aerosol , che ha spruzzato il suo primo stencil strada nel 1982 a Tours ( Francia ) , e membri della band anarco -punk Crass , che ha mantenuto una campagna stencil graffiti sul sistema della metropolitana di Londra alla fine del 1970 e primi anni 1980. ùTuttavia , Banksy dice di essere stato ispirato da 3D , un artista di graffiti che in seguito divenne uno dei membri fondatori dei Massive Attack.







La street art, questo mondo di artisti di strada, è in poche parole diventato un humus molto florido di idee e di bellezza, unita alla denuncia sociale e al malessere delle città forse di più delle più grandi gallerie al mondo.

Lorenzo

domenica 3 novembre 2013

venerdì 1 novembre 2013

Il Meridione in un pullman





Un bel post pubblicato da Giuseppe Civati, candiodato alla segreteria del PD, scritto da un blogger pugliese. Ma potrebbe essere stato scritto da una qualsiasi altra regione.
Lorenzo



Aereo, treno, macchina. Niente da fare, tutto esaurito. Solo un pullman di linea potrà riportarmi dalla mia Puglia a Trento, città dove studio. Viaggio interminabile, ma sono attrezzatissimo: giornali, settimana enigmistica, portatile, libro. Il percorso così sarà forse meno lungo o almeno voglio convincermene. Il momento più temuto dai viaggiatori italiani, la ricerca del posto prenotato, è terminato. Che la traversata d’Italia abbia inizio. Sto per infilare le cuffie quando vengo interrotto improvvisamente dalla mia curiosità. Un uomo sulla quarantina parla al telefono con sua moglie. Il dialetto barese, per me spesso ostico, questa volta purtroppo non impedisce la comprensione. “Disoccupato dopo 18 anni di lavoro nella stessa azienda” mi sembra di capire. Continua a rincuorare la sua Madia, ogni tanto il suo tono di voce si addolcisce, cerca di calmare la sua bambina con dei malinconici “Papà torna presto”. È un uomo partito per cercare fortuna al Nord, per ricostruire una vita a pezzi dopo la perdita del lavoro. Non dorme. Guarda fuori dal finestrino e sembra contare i centimetri di autostrada che lo stanno allontanando dalla sua famiglia. Anno 2013. A 40 anni si emigra ancora per lavorare, per portare il pane a casa. Ritorno alla musica. Ma la modalità brani casuali mi regala gli Smiths, meglio spegnere per non sprofondare nell’amarezza. Sonia, la mia vicina di viaggio, nel frattempo è impaziente, le leggo negli occhi la voglia di parlare con qualcuno. Con la scusa del “mamma mia che caldo” comincia a parlarmi di lei. Ha 33 anni, viene dalla provincia di Bari, insegna a Bologna. Precaria. Ha lasciato a casa il marito, con uno stipendio non riescono a mantenere la piccolissima Giorgia e l’ unica opportunità l’ha trovata a Bologna. Torna giù il venerdì e riparte la domenica, per 2 volte al mese. Spende ogni mese 200 euro solo per viaggiare.


In poche ore il mio umore è cambiato. Sono entrato in questo autobus pieno di nostalgia per la terra che stavo salutando e ora mi ritrovo nervoso e pieno di rancore. Sconforta questa diffusa mancanza di opportunità che costringe giovani menti a scappare e disoccupati a cercare fortuna al Nord. Finita la stagione estiva e con questa il lavoro creato dal turismo,il meridione sprofonda nel profondo buio di una disoccupazione che dilaga sfiorando il 18%.

Autogrill_Dorno Ma il dibattito politico e i problemi reali sono ormai due corsie ben distinte. Politici agguerriti difendono la prima casa dalle tasse senza pensare a come liberare il lavoro dalle stesse. Molti in questo pullman una casa non ce l’hanno o hanno un “mutuo di Damocle” che pende sulle loro teste. Il problema qui non è la casa ma l’occupazione, anzi la disoccupazione e la precarietà. Bisogna abbassare le tasse sul lavoro che opprimono imprese e lavoratori, per aumentare le opportunità e rendere possibili aumenti in busta paga per chi lavora già. La cosa è ormai evidente, tanto che oggi persino CGIL e Confindustria la pensano allo stesso modo. Questo pullman è un campione perfetto della situazione del meridione. Il mezzogiorno sarebbe la prima parte d’italia a godere della riduzione di queste enormi zavorre sull’occupazione. Ma niente. Questo autobus sfreccia nell’indifferenza. Una politica che sceglie di non farsi scegliere scegliendosi da sè ovviamente non può conoscere il Paese e cosa peggiore se ne disinteressa.

Autogrill. Si scende. Affogheró i miei cattivi pensieri in una rustichella. In fondo questo posto mi sembra di conoscerlo da una vita, l’Italia è ferma in Autogrill da 20 anni.
Bio


Mi chiamo Antonio Sicilia, nato in Puglia, studio Giurisprudenza Transnazionale a Trento. 24 anni. Blogger su "Un PDiverso" (antoniosicilia.wordpress.com)

domenica 27 ottobre 2013

Addio Lou




Una giornata perfetta.Chi non ne ha vissuta almeno una nella propria vita ? 

Lou Reed

sabato 19 ottobre 2013

Errore vitale



“Dovunque andrai, ti si richiederà di fare qualcosa di sbagliato. È la condizione fondamentale della vita essere costretti a far violenza alla propria personalità. Prima o poi, tutte le creature viventi devono farlo. È l'ombra estrema, il difetto della creazione; è la maledizione che si nutre della vita. In tutto l'universo.”

P.K. Dick

domenica 13 ottobre 2013

Mafiosi all'antimafia ?



Un negazionista all’antimafia?

Apprendiamo con stupore ed enorme preoccupazione le notizie che riguardano la costituzione della Commissione Parlamentare Antimafia.

Tra i nuovi membri, infatti è stato nominato il senatore pontino Claudio Fazzone, ras del PDL della provincia di Latina, distintosi nella vicenda scandalosa del mancato scioglimento del’Amministrazione comunale di Fondi nel 2009.

Davanti alle conclusioni della Commissione prefettizia d’accesso, nominata dall’allora Prefetto di Latina Bruno Frattasi, che per ben due volte aveva richiesto lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose, richieste avallate dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, il Senatore Claudio Fazzone ebbe un ruolo di primo piano non solo nel negare la fondatezza delle relazioni della Commissione d’accesso ma si fece portavoce di attacchi durissimi al Prefetto Bruno Frattasi.

L’Amministrazione del Comune di Fondi non fu sciolta perchè il Consiglio dei Ministri, guidato da Silvio Berlusconi, scelse il salvataggio politico della stessa dichiarando che, nel frattempo, essendo intervenute le dimissioni in blocco della Giunta la questione era risolta.

Il “caso Fondi” rimane ancora una ferita aperta nella lotta alle mafie e nella necessità di dare risposte concrete in difesa della legalità.

Il Senatore Fazzone si è sempre distinto, inoltre, in tutti questi anni come negazionista ad oltranza dell’esistenza delle mafie nel territorio pontino. A smentire queste assurde dichiarazioni, bastano le decine di inchieste ed i sequestri di beni operati dai Magistrati della DDA di Roma e Napoli, nei confronti di diverse famiglie camorriste e ndraghetiste operanti nella provincia di Latina.

Alla luce di ciò ci chiediamo come possa il Senatore Fazzone assolvere ai delicati compiti che gli sono stati affidati quale membro della Commissione bilaterale Antimafia.

Anche nell’epoca delle larghissime intese, in nome delle quali il Pd ha mandato giù di tutto pur di salvaguardare la governabilità con il PDL, non si può restare in silenzio davanti alla nomina di una persona che ha dimostrato la sua totale incompatibilità morale e politica rispetto all’incarico che si accinge a ricoprire con il benestare delle forze che compongono questa innaturale maggioranza di governo.

Bruno Fiore, Consigliere comunale PD di Fondi

Raffaele Viglianti, Coordinamento provinciale PD


Interessante anche questo articolo dell'Espresso

sabato 5 ottobre 2013

Il mondo visto da un turista





Siamo entrati in un quartiere di merda, cioè più di merda degli altri. I tipi della Ngo volevano mettere su il loro rifugio lì, appunto. Con noi c’era un medico, un francese che viveva lì da un sacco di anni di anni e conosceva tutti. A un certo punto una madre stracciona ci ha portato il suo bambino straccione, avrà avuto otto anni. La madre non parlava francese, neppure inglese, insomma solo khmer, ma il francese con noi la capiva. La madre diceva che il figlio aveva male al cuore, indicava il petto, insomma un po’ la capivo anch’io.

Il medico ha tirato fuori un paio di strumenti, è stato lì una mezz’ora, poi ha salutato la madre, le ha detto che il ragazzino non aveva niente, sarebbe andato tutto a posto da solo. Poi quando la madre se n’è andata ci ha spiegato che il bambino di otto anni ne avrà avuti davanti al massimo due, di vita, insomma era spacciato. E io lì come un imbecille a strillargli ma come, che cazzo dici, portiamocelo via, e lui paziente a spiegarmi che coi soldi che ci sarebbero voluti a portar via quel bambino e farlo operare in un ospedale decente ne salvavamo altri cento di bambini in Cambogia, insomma che la smettessi di dire cazzate da turista di merda.

Ecco, questo è il nostro mondo, il mondo in cui viviamo, e buon tutto a tutti.


Alessandro Gilioli -  Piovono rane - L'Espresso

mercoledì 2 ottobre 2013

Buona notte cielo stellato








Molti, quando citano Kant e più precisamente " La Critica della Ragion Pratica" si limitano a riportare il famoso periodo " il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me". Bellissimo verso, a mio giudizio di una forza intellettuale immensa e poco analizzata specialmente in Italia. Per tradizione più hegeliani noi. Ma a parte l'hegelismo, vorrei porre all'attenzione il vero finale della Critica su citata, il continuo di questo capitolo, l'epilogo. Dopo il bellissimo verso c'è una sorta di spiegazione, incantevole davvero. Ma appena dopo inizia dicendo:

"Ma l’ammirazione e il rispetto possono bensì eccitare alla ricerca, ma non compensano la sua mancanza( la morale). Ora, che c’è da fare per intraprendere questa ricerca in un modo utile e conveniente alla sublimità dell’oggetto? Gli esempi a questo proposito possono servire all’esortazione, ma anche all’imitazione. La considerazione del mondo cominciò dallo spettacolo più bello che i sensi umani possano mai presentare, e che il nostro intelletto possa mai sostenere di perseguire nella sua grande estensione, e finì — con l’astrologia. La morale cominciò con la proprietà più nobile della natura umana, il cui sviluppo e la cui cultura mirano ad una utilità infinita, e finì — col fanatismo o con la superstizione. Così avviene di tutti i tentativi ancora rozzi, in cui la parte principale dell’impresa dipende dall’uso della ragione, che non si trova spontaneamente come l’uso dei piedi mediante l’esercizio frequente, specialmente se riguarda proprietà che non si possono manifestare così immediata­mente nell’esperienza comune. Ma, dopo che, quantunque tardi, venne in uso la massima di riflettere bene, prima, a tutti i passi che la ragione intende fare, e di non lasciarla procedere altrimenti che per il sentiero di un metodo prima ben esaminato, allora il giudizio sull’universo ricevette tutt’altro indirizzo, e, insieme con questo, un esito, senza paragone, più felice. La caduta di una pietra, il movimento di una pianta, risolti nei loro elementi e nelle forze che vi si manifestano, e trattati matematicamente, produssero, infine, quella cognizione del sistema del mondo chiara e immutabile per tutto l’avvenire, la quale, col progresso dell’osservazione, può sperare sempre soltanto di estendersi, ma non può mai temere di dover ritornare indietro."

Mi piacerebbe che qualche volta un parlamentare, un senatore, un politico in generale, invece dei soliti interventi per dimostrare chi è più furbo o più scaltro, leggesse il passo del filosofo tedesco. Sarebbe un elogio all'intelligenza, alla speranza, alla pazienza del cittadino medio e un forte monito contro le furbizie e gli scadimenti della ragione umana. Si eviterebbero scene come quelle di ieri e di oggi in Senato.
E con la pelle d'oca per questo brano stupendo, ringrazio chi mi iniziò alla lettura di quello che io credo sia uno dei filosofi più importanti del genere umano, I. Kant, sperando d'aver fatto cosa gradita anche a voi.



Buona notte

Lorenzo

martedì 1 ottobre 2013

Giusto per precisare



Ricordo a tutti che l'aumento dell'IVA è stato deciso dal DL 06/07 2011, n. 98, varato dal Governo Berlusconi e dal suo fido cagnolino Tremonti.
La stessa cosa vale anche per l'IMU.

Lorenzo

giovedì 26 settembre 2013

lunedì 23 settembre 2013

Ma tu puoi dire la parola "frocio"?






Ho molto rispetto per tutti i miei amici di diverso orientamento sessuale, quindi a mo’ di premessa vi esorto a non dire “ho ‘n zacco di amichi gay”; è l’anticamera dell’animo razzista.

Esultiamo! Abbiamo in discussione una legge – severa – contro l’omofobia. Una legge all’italiana.

In sintesi, e senza cavillose spiegazioni, funzionerà così:

“A tutti i cittadini normali, sarà fatto divieto di dare del frocio a chicchessia.”

Clap! Clap! Clap! “ I cittadini diversamente normali, ricoprenti ruoli politici, di livello o istituzionali, potranno invece continuare a dar del culattone, frocio, recchia, caghino a loro discrezione, in quanto negando loro questo diritto, si potrebbe ledere il sacrosanto diritto all’opinione e alla libertà di parola.

Spelliamoci le mani in un applauso: Clap! Clap! Clap!

Chiedo scusa, e lo faccio veramente, per aver scritto così con amara ironia, ma è tale lo sconforto, l’umiliazione e la vergogna di far parte di questo paesetto derelitto, che non avrei potuto scriverlo diversamente.

Mai! Mai una volta, che si faccia a meno di marcare il solco che divide il popolo dal potere. Mai una volta che si operi per cancellare la disparità che ci ingabbia, prigionieri di questo tempo maledetto.

Provate  pensare a un raduno leghista, a quel sacco di merda di borghezio, o bossi, o calderoli le cui uniche locuzioni comprensibili, durante uno dei loro “comizi” sono negher e culattone. Provate a pensare a quella cosa pietosa di giovanardi, a tutti coloro che negli anni si sono distinti per aver dato a Rosy Bindi dell’ “uomo”. Provate a pensare che ne sarebbe stato di questo fior fiore di statisti, se anche l’Italia si fosse svegliata di buon mattino con una parvenza di civiltà. Sarebbe stato un disastro, il neo-politichese sarebbe stato tutto da riscrivere.

Siamo ormai senza vergogna.

Questa è la legge che ci meritiamo tutti, per aver fatto sì che tutte le questioni venissero raggruppate in una soltanto: la questione morale.

Ridicoli ormai, fino alla fine.



Rita Pani



Ho condiviso questo bell'articolo della scrittrice Rita Pani perchè, oltre che essere una denuncia sull'etica della politica, tocca alcune corde del nostro sentire, della nostra libertà e del fatto che il rispetto non deve passare per forza in certi divieti assurdi.

Lorenzo

martedì 17 settembre 2013

martedì 10 settembre 2013

La questione siriana


Cosa  penso del conflitto in Siria. Qualche giorno fa avevo messo un post con una bella canzone dei Motorhead che in parte spiegava il senso di quello che sta accadendo sulla scena geopolitica attuale, ma a quanto pare non è bastato. Mi dispiace che sui nostri giornali non scrivano niente di chiaro su questo conflitto. Siccome sono impegnato nella scrittura del mio nuovo libro e non ho tanto tempo da dedicare ai post, farò del mio meglio per essere sia sintetico che esplicito.
La prima cosa che dovete capire quando si parla della questione siriana è che il problema di questo conflitto non è quello rappresentato dai Media. Non c’entra niente l’immagine del cattivo dittatore Assad e del martoriato popolo che si è ribellato al suo potere. Vengono fornite notizie per metà fasulle per altra metà fortemente parziali. La questione Siriana è un complicato ed estremamente pericoloso risultato di decenni di speculazione e prepotenza nell’area del Medio Oriente. Questa situazione drammatica è dovuta all’ignoranza delle masse sottomesse alle idee di una dottrina religiosa dall’impronta trogloditica e dalla brutale dittatura dei corrotti politici e dittatori, fantocci dei poteri finanziari stranieri.
Quando si parla di Medio Oriente in genere, dei terroristi, dei buoni o cattivi musulmani, delle rivoluzioni varie, dovete prima ricordare una cosa: il mondo islamico è diviso in due fazioni importanti, Sciiti e Sunniti. Poi ognuna ha una varietà di sottogruppi, variazioni tribali che in ogni paese hanno le proprie caratteristiche, ma in generale la divisione del mondo islamico al giorno d’oggi è rappresentato dall’esistenza di queste due fazioni. Tra loro si odiano a morte e quando ne hanno la possibilità, si massacrano a vicenda, con estrema brutalità. Non bisogna fare lo sbaglio di sostenere una delle due parti come progressista attribuendole valori simili a quelli che hanno le società occidentali sviluppate. Entrambe le parti sono composte da selvaggi assassini stupefatti dalla violenza e storditi dalla religione. I musulmani veramente progressisti stanno lontano da queste lotte e preferiscono non far parte di nessuna delle due fazioni, ma purtroppo sono una minoranza. Vi prego di ricordare che nessuna società divisa da un’ideologia, dalla religione o dalla differenza sociale è veramente libera e autosufficiente. Se nella società è presente la divisione, vuol dire che c’è sempre qualcuno che la sfrutta e la alimenta per i propri interessi.
Al giorno d’oggi nel conflitto d’interessi sul suolo siriano sono coinvolti i seguenti paesi: USA, Gran Bretagna, Francia, Russia, Israele, Iran, Turchia, Libano, Iraq, i paesi del Golfo Persico e la Siria stessa. La premessa importante, prima di avventurarsi nella questione, è che nessuno di questi paesi opera nella scena geopolitica seguendo il buon senso, a grandi linee sono tutti pronti a fare il peggio pur di proteggere i propri interessi.
Ora esaminiamo la situazione attuale in Siria. I ribelli che combattono contro Assad sono Sunniti e sono componenti di Al Quaeda e dei suoi gruppi appendici. Sono i seguaci di coloro che avevano combattuto a fianco di Osama Bin Laden, reso famoso dopo l’attentato alle Torri Gemelli. (Qui vediamo l'incredibile piroetta del destino che fecero gli Americani con Al Quaeda. Dopo averli creati e alimentati ai tempi dell’invasione sovietica di Afghanistan, quelle bestie si sono allontanate dai propri creatori, hanno fatto una valanga di atti di terrorismo in giro per il mondo, colpendo in modo terribile il cuore dell’America e ora sono di nuovo tornati insieme, ad andare a braccetto verso l’ennesima guerra sporca. Questo è cibo per le riflessioni di chi pensa che con l’uccisione di Bin Laden gli USA hanno condannato e sconfitto Al Quaeda). Loro non c’entrano con l’insurrezione del popolo, che in Siria non è mai avvenuta, hanno invaso ingiustamente il territorio siriano. Loro fanno parte di un movimento terroristico di impronta integralista islamica estremamente pericoloso, sostenuto dai paesi Occidentali, da alcuni dei loro sostenitori in Medio Oriente e dai paesi del Golfo Persico interessati a destabilizzare il potere di Assad, ognuno per i propri interessi. È importante sottolineare che Assad è mal visto dalle due fazioni in lotta perché con la sua politica aveva cercato di avvicinare la Siria al modello occidentale, tenendola lontano dall’impronta di uno stato islamico. Comunque, i Sunniti lo odiano di più degli Sciiti perché in passato il padre di Assad li aveva perseguitati e massacrati nella città di Hama. Da questa situazione ogni persona sana di mente e con una minima conoscenza delle leggi internazionali può definire da solo quello che accade in Siria.
Ora parliamo degli interessi e del coinvolgimento dei paesi stranieri in Siria. Ormai, spero che tra voi non ci siano illusi che credono che l’Occidente o altri paesi come Russia o Cina intervengono e danno supporto militare perché vogliono difendere gli innocenti, esportare la democrazia o prevenire il terrorismo per questioni di sicurezza. Ogni guerra che si fa porta con sé interessi precisi, piani finanziari concreti, strategie globali calcolate. Non è una passeggiata gloriosa sotto le bandiere a suon di tamburi. È un modo moderno per appropriarsi delle risorse e mantenere gli opponenti nello stato di degrado, impedendo il loro sviluppo per evitare la crescita delle società benestanti sul piano globale. Così si fa perché non possiamo vivere tutti negli eccessi, perché lo stile di vita eccessivo per la sua natura è segno di uno squilibrio globale, quindi per dare la possibilità ad alcuni paesi di condurre una vita bellissima ed esagerata, altri ne devono subire le conseguenze. So che suona male, ma così va avanti il mondo. Purtroppo.
Quindi, dopo aver capito questo esaminiamo tutto quello che fecero gli occidentali in Medio Oriente da quando Lorence d’Arabia contribuì alla sconfitta dell’impero ottomano. Più di un secolo di guerre brutali, perfidi accordi sottobanco, sostegno ai tiranni sanguinari, tutto soltanto per poter consumare le risorse e mantenere il controllo a livello geopolitico. Oggi arriva il momento di raccogliere quello schifo che avevano seminato i nostri avi. Caos e minaccia di uno scontro globale con l’impiego delle armi di distruzione di massa, anche quelle nucleari.

N.Lilin

lunedì 9 settembre 2013

Ricetta dei Rabaton alessandrini




I Rabaton alessandrini sono un primo piatto leggero, gustoso e abbastanza fuori dal comune rispetto il nostro modo di intendere il primo piatto di pasta o minestra.
Perchè rabaton? Perchè in piemontese rotolare si dice " rabattare" e infatti nella loro preparazione i rabaton vanno fatti rotolare sul piano di cucina, un po' come i gnocchi, di cui sono un po' parenti.
Sinceramente non ho notizie che questi si preparino al di fuori della zona della mia città o al massimo nei dintorni, se così fosse mi piacerebbe saperlo e comunque avranno un nome differente. In Provenza ( Francia) si preparano in modo diverso come MOLTO differente è il loro nome, ben poco invitante: "merde de can"

 Ingredienti per la ricetta:

400 g. di biete ( qualcuno le chiama coste ma serve soltanto la parte verde)
300 gr di ricotta pecora e capra ( qui in Piemonte è il seirass)
200gr di parmigiano grattugiato
3 uova
brodo di carne (per la cottura successiva)
pane grattugiato, burro, salvia, sale e farina bianca.

Due note sugli ingredienti:
Si usa la bieta non gli spinaci perchè risulterebbero con un sapore più forte. E' importante l'equilibrio dei sapori tenendo conto, lo avrete notato, che già si unsa in abbondanza il parmigiano.
La ricotta: potere usare in alternativa quella di solo pecora o solo capra, mai usare quella di latte vaccino, troppo acquosa e con poco sapore. Comunque sempre ricotta acquistata fresca.
Il pangrattato dovete dosarlo voi  proprio per dare la giusta consistenza. Potete anche metterlo per ultimo dopo aver messo il composto in un contenitore per girarlo poi a mano.

Preparazione:

Lessare le biete in poca acqua salata. Quando cotte scolatele e strizzatele molto forte e lasciarle asciugare un'oretta.
Mettete le biete, 100di parmigiano, la ricotta, le uova e il pangrattato e il sale in un frullatore e frullate fino ottenere un impasto omogeneo, che si possa poi impastare con le mani. Al limite aggiungete nel frullatore un paio di cuccgiai di farina se troppo acquoso.
La consistenza giusta è quella che vi permette di arrotolarne la dose di un cucchiaio e formare dei cilindretti come un dito ( vedi figura) e poi arrotolateli nella farina. Metteteli poi tutto in un piatto.
Fate ora bollire il brodo di carne che avrete preparato in precedenza e gettate i rabaton dentro. Appena verranno a galla scolateli con la schiumarola e porgeteli in un piatto.
Trasferiteli ora in una pirofila imburrata, metteteci le restanti noci di burro, la salvia e il restante parmigiano. 
Infornate a 180 gradi per pochi minuti, il tempo che il burro si sciolga.
Buon appetito.

Io insieme consiglierei un vino bianco secco. No rossi, al massimo un grignolino del casalese.
L'ideale, per mio conto, è un buon Gavi.

Lorenzo






L'affaire Berlusconi




Sto sentendo sui dibattiti televisivi, a dire il vero più simili a risse, molte incongruenze, inesattezze più o meno volute riguardo tutto quanto è successo finora riguardante il senatore Silvio Berlusconi, nonchè pregiudicato e condannato a più di 4 anni in via definitiva. I suoi provessi non sono finiti qui, infatti finora, fra sentenza in giudicato a le altre sentenze ancora di grado inferiore, ha collezionato finora più di 11 anni di carcere.
In poche parole un pericoloso pregiudicato se si tiene  acnhe conto della recente sentenza di Dell'Utri, a lui vicino e suo consigliere, dove nelle motivazioni della sentenza si dice che egli tenesse i collegamenti fra Mafia e Berlusconi.
Queste referenze sono importanti perchè non si perda mai l'oggetto del contendere e sul chi è il nostro ex capo di Governo per quasi 20 anni.
Bene, ora la carovana avocatesca, insieme a quella  televisiva e insieme al nostro ministro degli interni, hanno montato una campagna fuorviante ( è dire poco) riguardo il ricorso alla consulta europea.
Facciamo chiarezza fin dal principio, ci si rivolge al tribunale di Strasburgo solo dopo che una sentenza ha prodotto i suoi effetti, quindi Berlusconi avrebbe potuto farlo, solo dopo quando espulso dal senato in base la legge Severino, prima non ha senso. Eppure è stato fatto..
La legge Severino ricordo che è stata votata sia dal PD che dal PdL e mai nessuno ha fatto ricorso per incostituzionalità, mentre anche oggi,  IL MINISTRO DEGLI INTERNI, ha ribadito la sua incostituzionalità, già solo da questo sarebbe roba da pazzi.
Ma non finisce qui, sui Tg ogni giorno partendo dal ricorso alla corte europea si continua ripetere che LA SENTENZA DI CASSAZIONE E' ASSURDA. Ecco allora in vero motivo del ricorso in Europa, allungare il brodo per tenere alta la tensione in Italia e nello stesso tempo continuare a dire che la sentenza ormai definitiva è assurda. La sentenza non la legge Severino, oggetto di ricorso.
Questa continua tensione sposterà a mio giudizio molti voti verso il PdL, e se la corte di Strasburgo dovesse dare ragione a lui, prenderebbe in Italia Valore di ASSOLUZIONE DEL SUO DI PROCESSO, non della legge Severino oggetto deo contendere.
Credo che siamo alla farsa, all'uso delle leggi e delle istituzioni, ormai nemmeno più solo quelle italiane, per fini prettamente personali e da parte di una persona ormai condannata e che dovrebbe starsene in carcere.
Un'ultima constatazione: il titolo del fascicolo del  ricorso di Berlusconi a Strasburgo è il seguente:
Berlusconi contro Italia.

Lorenzo

sabato 7 settembre 2013

Il ruolo della politica



La politica, come la società, è cambiata.
In questo articolo tratto dalla testata online EUROPA, dove qui sotto potete linkare per leggerlo, condivido alcune riflessioni specialmente riguardanti "quel fenomeno" di Renzi, carismatico si ma, secondo me, molto fanciullesco. Quello che non condivido è la solita idea che la sinistra "debba per forza governare un cambiamento". Ma dove sta scritto? Ma è forse un rigurgito rivoluzionario in salsa poltrona e ciabatta? Inoltre mi ha colpito, e non poco, un passaggio dove Carlo Galli teorizza una sorta di ri-civilizzazione della società. Questa frase contiene tutto il "desiderio" di una sinistra che si crede essere l'eletta per governare solo lei il miglioramento sociale, essere insomma la politica che si è fatta partito, la protagonista.
Oggi i protagonisti delle società vogliono essere i soggetti che operano sul campo: le imprese, i lavoratori, i commercianti, gli educatori e chi più ne ha ne metta. Questi soggetti vogliono in primis governare il cambiamento, essere loro con le loro idee portare linfa nuova alla società.
Ci si chiederà e la politica? Essa ha e deve sempre avere  un ruolo nobile, quello di crerae le regole, le leggi, sovrintendere agli squilibri, intervenire per mantenere alto il livello culturale e sociale. Questo è il ruolo della politica.
Vogliamo iniziare?

Lorenzo

La Cura omeopatica Renzi  per battere Berlusconi

venerdì 6 settembre 2013

Quirinalia



Interesante venire a sapere che il Presidente di questa Repubblica ha ricevuto Confalonieri( chi cazzo è istituzionalmente?) quale rappresentante del collegato alla mafia e pluricondannato per garantirci la tenuta di questo governo.
Quando salirà al Quirinale Lino Banfi per presentare il piano economico quinquennale?

Lorenzo

Questa è l'Italia che NON voglio


giovedì 5 settembre 2013

Epifani e la bufala del circolo per pochi



Molto bello questo articolo di Luca Telese, attualmente uno dei giornalisti a me preferiti per serietà.
L'antefatto: Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo dove dice che il neo segretario del PD G.Epifani sarebbe iscritto a un circolo molto esclusivo per pochi.
A parte il "Fatto" che non vedo nessuno scandalo, ma si è trattato di una vera e propria notizia falsa, volta solo a screditare una persona che io reputo onesta alla stessa stregua del suo predecessore.

Lorenzo



Devo dire che oggi, su un giornale di cui solitamente è imprescindibile la lettura, Il Fatto, e per la penna di un giornalista solitamente rigoroso e attendibile, Carlo Tecce, ho letto un pezzo su Guglielmo Epifani che grida vendetta al cielo e che mi ha fatto riflettere non solo nel merito dell’accusa al leader del Pd, ma anche – per estensione – sulla parabola discendente di un intero genere cronistico-letterario, sull’ubriacatura dell’anticasta a tutti i costi, sul più lodevole entusiasmo investigativo che purtroppo talvolta diventa vera e propria bufala.
Leggete con me questo titolo: «Epifani e quel compleanno al circolo dei vip». Leggete con me questo sommario: «Il segretario Pd corregge il presidente a Presa diretta: “Non sono iscritto”. Ma il Fatto ha scoperto che lo frequenta da tempo. E lui, alla fine, conferma». Lo sventurato rispose. Porca miseria, pensi leggendo, lo hanno preso con le mani nella marmellata.
Leggevo questo titolo anche in prima pagina ieri notte con il giornale fresco di stampa preso all’edicola notturna: «Epifani imbarazza il Pd: frequenta un circolo esclusivo». Siccome mi fido di questo giornale, e di questo giornalista, guardo il sommario e per un attimo faccio un salto: «Il segretario democratico ha subito inviato una secca smentita al programma di Iacona sulla sua iscrizione (30mila euro) al club romano “Antico Tiro al volo”. Ma al Fatto risulta (e lui alla fine conferma) che proprio lì festeggiò i suoi 60 anni e va spesso con la moglie».
Scuola di giornalismo: leggo, leggo, e cosa capisco? Che Epifani è stato pizzicato, ha provato a smentire, ma che una inchiesta da premio Pulitzer lo ha messo al tappeto. È lingua italiana, rileggete con me: «Epifani imbarazza il Pd», «invia una smentita», ma «Al Fatto risulta». Minchia. Al Fatto, a Tecce e ai titoli della prima pagina “risulta”: ti fidi, ma quando poi leggi il pezzo, capisci che però non risulta una beneamata cippa. Semmai il contrario. Scrive infatti lo stesso Tecce dentro il suo articolo: 1) «Epifani non ha pagato la quota». 2) «Non può definirsi compagno di tiro al volo di Gianni Letta o Antonio Catricalà». Però.
E come nasce allora l’inchiesta che inchioda Epifani, se l’articolo di Tecce dice il contrario? La notizia della presunta iscrizione del segretario saltava fuori (occhiello di prima: «Lo rivela Presa diretta») da una intervista al presidente del circolo, Michele Anastasio Pugliese mandata in onda nello straordinario programma di Riccardo Iacona. Puntata, peraltro molto bella, sui ricchi e sui poveri, in cui però – evidentemente per lustrare il suo blasone – l’avvocato Michele Anastasio Pugliese vantava di avere tra i suoi associati «tutti i presidenti della Corte Costituzionale, Catricalà ed Epifani». Il presidente, scrive Tecce, ammette parlando con il Fatto di essersi sbagliato: «L’ha raccontato il medesimo Pugliese che si è scusato per l’errore» (lo ha raccontato a Tecce, che però lo riferisce in questa strana forma indiretta, attenuando la forza della smentita). Bene, quindi Il Fatto avrebbe dovuto dire e titolare: «Epifani non è iscritto al club da 30mila euro, il presidente del circolo lo ha tirato dentro, ma lui non c’entrava nulla». La cosa incredibile e che, malgrado non risulti da nessuna parte, nella titolazione, Epifani ha educatamente risposto a Tecce che nel circolo è andato un paio di volte e che ha festeggiato un compleanno. Punto. La risposta di Epifani è condensata in sole tre righe (certo, anche quella era una smentita), ma Tecce la infila quasi a metà pezzo, non la evidenzia nei titoli, e la fa scomparire. 
Malgrado tutte queste ellissi, faticando un po’, la verità si può capire lo stesso: la moglie di Epifani conosce il presidente che è stato lieto di invitarli e /o ospitare entrambi due volte l’anno. E invece cosa scrive Tecce con prosa necessariamente involuta? «Il rosso che per anni ha battagliato insieme ai metalmeccanici, celebrare il suo compleanno in una piazza che non era San Giovanni: gli hanno concesso la visita, lui ha pagato le consumazioni». Quindi ricapitoliamo ancora: 1) Epifani non è iscritto al circolo esclusivo da 30mila euro. 2) Non ha pagato la salata tassa di iscrizione. 4) Si è persino pagato il conto da sé. Che cosa ha fatto dunque? Invitato da uno dei soci è tornato nel circolo «un paio di volte a stagione per pranzare o cenare con la moglie». Ma tutto questo non conta: «Epifani imbarazza il Pd», «Lo rivela Presa diretta: in realtà si tratta dell’affermazione infondata di cui il presidente si è addirittura già “scusato” addirittura con Tecce. Il Fatto già lo sa, come sappiamo anche noi, ma usa il marchio di credibilità di Presa diretta, per asseverare una cosa non vera. Bene, finisco di leggere, non capisco, chiamo il mio amico ed ex collega Tecce. Mi pare leggermente imbarazzato (ma questa è una impressione mia), ma sostiene questo: «Al giornale ci siamo detti che sarebbe stato meglio se Epifani fosse stato veramente iscritto al circolo. Perché ha usufruito di un privilegio che solo il suo status gli offre – argomenta Tecce – un privilegio di cui un operaio non potrebbe godere: per questo ci è sembrato grave e degno della prima pagina». È vero il contrario: qualsiasi club esclusivo vuole poter esibire dei vip, e inviterebbe volentieri, che ne so, Francesco Totti: se Totti va non gode di privilegi, ma semmai ne concede uno lui, la pubblicità). Quindi non solo la notizia da cui tutto è partito non era vera, non solo Tecce ha potuto verificarlo meglio di chiunque ma ha scritto e titolato perché apparisse il contrario, ma il fatto che non sia vera la rende più grave. Al Fatto risulta questo.

Luca Telese

domenica 25 agosto 2013

Sfregio



Una pubblicità mollata lì, un uso magari improprio di una immagine di bambina, non certo la peggiore, ma che comunque lascia una sensazione  di sgomento e di abbandono.

venerdì 23 agosto 2013

Dissertazione (tecnica) sul caso Berlusconi dopo la sentenza di Cassazione




Ho ricevuto un bellissimo commento su un mio post  dal Prof. Dott. Federico Gustavo Pizzetti, amico e contatto su Facebook,  brillante giovane professore  di Diritto Pubblico presso l'Università degli studi di Milano, riguardo il tema della incandidabilità di Berlusconi e dell'applicazione della legge Severino, ricordo votata anche dal PdL.
Pongo l'accento su una parte del commento, che è una vera e propria dissertazione, dove spiega che parlare di questo argomento con argomentazini tecniche e non politiche è una forma di rispetto della legge, un piegarsi a essa e non un tentativo di personalizzarla da parte del potere politico.
Anche da questo blog ringrazio il professore di cuore

Lorenzo

Caro Gianlorenzo, provo  darti una risposta "tecnica" anche se (come spesso capita nel diritto, che non è affatto così cristallino anche a non voler essere azzeccagarbugli) le cose sono piuttosto sfumate.
Il d.lgs. Severino, varato dal Governo Monti, adottato su delega del Parlamento votata anche dal PDL (la c.d. legge Severino), prevede che in certi casi stabiliti un cittadino non possa essere candidato (per quel che qui interessa: al Parlamento) e demanda alla magistratura il controllo, in sede di formazione delle liste, sui requisiti, o meno, di candidabilità. 
Se la condizione di incandidabilità sopravviene dopo le elezioni (politiche), quando cioè il candidato è stato oramai eletto e l'elezione convalidata, essa si converte in decadenza, in ossequio ad un principio generale che stabilisce che la SOPRAVVENUTA perdita dei requisiti per ottenere l'ufficio elettivo (durante il periodo in cui l'ufficio è tenuto) determina la perdita dell'ufficio medesimo... 
Siccome la Costituzione, seguendo un principio di autonomia parlamentare di lunghissima tradizione storica (oggi, peraltro, assai discusso e non sempre in altri ordinamenti applicato), stabilisce che dei titoli di ammissione di un parlamentare giudica solo la Camera di appartenenza, una volta che il candidato è stato eletto, la convalida dell'elezione, e l'eventuale accertamento di sopravvenute condizioni ostative al proseguimento del mandato elettivo ricevuto, non sono compiuti (più) dalla magistratura ma, appunto, dalla Camera della quale l'onorevole fa parte. 
Fra le ipotesi di incandidabilità previste dal d.lgs. Severino che, se si verificano DOPO le elezioni, comportano decadenza, rientra anche la CONDANNA per reati che comportano una pena superiore ad un certo numero di anni. 
Ora, B., quando si è candidato, era già stato condannato, ma non in via definitiva e vigendo il principio, di rango costituzionale, della presunzione di non colpevolezza sino alla condanna definitiva, egli era ovviamente ancora candidabile. Ora, sceso il giudicato sul reato commesso di frode fiscale, dovrebbe applicarsi il d.lgs. Severino e dunque nei suoi confronti deve votare il Senato (che è la Camera alla quale B. appartiene ora: ed ha scelto di candidarsi lì, perchè sapeva bene che, col Porcellum e i premi regionalizzati, e il quadro politico di allora, era difficile che il PD-SEL avessero la maggioranza assoluta dell'Aula e potessero votare, senza o contro il PDL). Questo è il quadro giuridico. 
Non c'è dubbio che il d.lgs. Severino era applicabile al momento in cui la Cassazione si è pronunciata, e non c'è dubbio che parli di "condanna". In termini strettamente giuridici, quindi senza alcuna "soluzione politica" per garantire l'agibilità (politica) di B., tutto si risolve in una questione di interpretazione. Se si segue un'interpretazione "letterale" e chiara, il d.lgs. Severino si applica ogni qualvolta, esso vigente, è pronunciata una "condanna", visto che parla di "condanna". Quindi, per il futuro, la magistratura in sede di scrutinio di candidabilità, dovrà escludere B. dalle liste (per prossime elezioni politiche) e, nel presente, siccome la incandidabilità sopravvenuta dopo la convalida di un'elezione svoltasi determina decadenza, B. deve essere dichiarato decaduto dal Senato. Tuttavia, come i commenti prima del mio suggeriscono , è possibile anche un'interpretazione diversa. 
Si può cioè dire che, siccome la condanna avviene in base ad un fatto di reato, ciò che conta, quando si deve decidere dell'applicabilità del decreto Severino, non è il momento della condanna, ma quello della commissione del fatto di reato che la condanna ha successivamente accertato e imputato al reo. In questo caso, siccome i fatti di frode fiscale per i quali B. è stato condannato in via definitiva, DOPO l'entrata in vigore del decreto Severino, sono avvenuti PRIMA dell'entrata in vigore del decreto stesso, esso non dovrebbe essere applicabile al caso di B. (sarà applicabile a B., se avrà commesso dei reati dopo il gennaio di quest'anno che, arrivati a sentenza definitiva, importino condanne di intensità tale da rientrare nello spettro del decreto). 
Questa tesi, peraltro, va contro il dettato letterale della legge e contro anche l'applicazione che la magistratura ne ha fatto, visto che, nello scrutinare le liste per le politiche 2013, essa si è basata sulle condanne definitive già pronunciate PRIMA della candidatura e quindi, salvo forse qualche caso eccezionale e raro (che non credo manco ci sia!!), per fatti accaduti PRIMA che il decreto fosse varato visto che è del gennaio 2013 e le liste sono state fatte poco dopo. A sostegno di questa tesi, per quanto contraria alla lettera della legge e alla prima prassi applicativa, ci può essere il fatto che essa limita EX POST un diritto di elettorato fondamentale per Costituzione: vale a dire che io, quando ho commesso il FATTO (ieri) per il quale (oggi) sono CONDANNATO, non potevo sapere (perchè la norma è successiva) che avrei rischiato oltre al resto anche la incandidabilità. Collegata (ma diversa) questione (anche questa sul tappeto) è se l'interpretazione letterale, quella cioè che vuole che valga il momento della CONDANNA e non quello del REATO, sia o meno costituzionale. 
Un po' valgono le ragioni sopradette, cioè che essa implica limitazione EX POST di un diritto di elettorato passivo di rilevanza costituzionale e che, per questo motivo, potrebbe essere incostituzionale, e un po' tesi diverse. Da una parte si sostiene che, siccome la Costituzione prevede che la legge che stabilisce nuovi reati non può MAI avere effetto retroattivo, cioè non può mai riguardare FATTI avvenuti prima della sua entrata in vigore, questo dovrebbe valere anche per le conseguenze "accessorie" del fatto-reato rispetto alla pena principale, quali l'incandidabilità... solo che il punto è che, formalmente, la legge sulla incandidabilità non è una legge "penale" (non stabilisce un nuovo reato: il reato di frode fiscale era già previsto prima, tant'é che B. è stato condannato per fatti di anni fa). 
Allora si sostiene che, se il divieto di leggi "retroattive" è costituzionalizzato solo per la legge "penale", esso vale comunque, in generale, per tutte le leggi (anche non penali), come principio generale. Solo che, siccome tale principio non è codificato a livello costituzionale, la legge può sempre derogarvi, e vi sono innumerevoli esempi di leggi con effetto retroattivo (pensiamo al rientro dei capitali "scudati", tanto per farne uno). 
Insomma: bisogna procedere, logicamente, per fasi: a) nel suo tenore letterale la legge si applica perchè parla di "condanna" e non di "fatto"; b) è però possibile un'interpretazione - molto difficile perchè contraria al dato letterale e alla prassi applicativa - che si riferisce al "fatto" e non alla "condanna", allo scopo di evitare che - se quel che conta è il fatto e non la condanna, sempre che si sia d'accordo che conta il "fatto" e non la "condanna" - si finisca per dare un effetto retroattivo alla legge se la condanna avviene dopo l'entrata in vigore della legge per fatti precedenti ; c) se si adotta la prima interpretazione (retroattiva sul fatto) e si ritiene che questa sola sia possibile, bisogna stabilire se tale interpretazione è, o meno, costituzionale. 
Spero di essere stato chiaro. Tecnicamente è molto, molto complesso. E' molto più facile "buttarla" in politica... Ma così abbiamo elementi neutri per ragionare...

Federico Gustavo Pizzetti

giovedì 22 agosto 2013

Monopoly





Che i renziani del PD non sappiano fare politica lo vedo quotidianamente dai loro discorsi, ma che si sveglino di colpo per il Monopoli è da barzelletta.
Un gruppo di parlamentari PD scrive a Obama non per indurlo a risolvere la crisi mediorientale, oppure l'annoso problema della crisi economica o altre cosucce da poco, secondo i nostri canoni. No, scrivono a Obama perchè hanno tolto il carcere dal Monopoly, ritenendolo così diseducativo.
Che la politica italiana ultimamente sia una conseguenza del lancio a caso dei dadi era abbastanza intuibile, ma che il PD o una parte di esso ( la sostanza non cambia gente!) si  pre-occupy dei giochi di società mi fa pensare che non siamo allo sbando, siamo già oltre.

Lorenzo

L'articolo della stampa