lunedì 29 giugno 2009

Kant e il giusto agire



La morale che propone Kant è uno studio sul giusto agire degli uomini che non prescinde dalle regole dettate dalla ragione: l'etica, per essere giusta, deve seguire i percorsi della ragione.

La ragione pratica è "tutto ciò che è possibile per mezzo della libertà" umana. Per libertà umana si intende la libertà di arbitrio tipica dell'essere umano. Pratica è quella conoscenza che non ha in sé nulla di assoluto in quanto collegata alle singole circostanze della vita (la morale, l'etica, l'interpretazione delle azioni degli individui).

In particolar modo Kant introduce il concetto di imperativo categorico: un comportamento è da considerare morale in modo categorico (cioè senza possibilità di smentita) quando è universalizzabile, giusto in ogni momento e in ogni situazione umana. Questo comportamento diventa allora vincolante per la morale di tutti gli uomini, una sua mancata applicazione significherebbe agire in modo immorale.
L'idea è che l'uomo possa farsi guidare dalla ragione non solamente nel campo delle scienze ma anche nel campo della pratica morale, dell'etica. In particolare l'imperativo categorico che deve guidare l'uomo come necessità volontaria non è una costrizione ma un aderire ad una legge razionale che l'uomo stesso ha formulato per mezzo della propria ragione.

domenica 28 giugno 2009

Dedicato a Marilena

The house with no door (Van der Graaf Generator)



C'è una casa senza porta, io vivo lì;
la notte fa freddo
e i giorni sono duri da sopportare lì dentro.
C'è una casa senza tetto, così la pioggia s'infiltra,
cadendomi sulla testa mentre cerco di ponderare il tempo.
Non ti conosco, tu dici di conoscermi, può darsi che sia vero,
sono tante cose di cui non sono sicuro....
Mi chiami per nome, ma suona irreale
Dimentico come mi sento, il mio corpo rifiuta la cura.

C'è una casa senza campanello, ma tanto nessuno chiama:
talvolta trovo così difficile riconoscere
che qualcuno sia vivo fuori.
C'è una casa senza rumori; sì, c'è calma lì....
non hanno molto senso le parole
se non c'è nessuno con cui passare il tempo.
Ho imparato i miei versi, li conosco a memoria
sono pronto a raccontare
a chiunque finalmente entrerà
nel mio ordine di idee che è freddo la notte,
non sembra giusto
quando c'è quella piccola figura scura che corre....

C'è una casa senza porta ed io vivo lì;
un giorno, divenne un muro....
bene, a tutt'oggi non me ne sono ancora preoccupato.
C'è una casa senza luce, tutte le finestre sono sigillate:
sovraccaricate e forzate
ora niente è manifesto se non il tempo....

Io non ti conosco, dici di conoscermi,
può essere vero,
ci sono molte cose di cui non sono sicuro....
Mi chiami per nome, ma suona irreale,
Dimentico come mi sento,
il mio corpo rifiuta la cura ....
....non vuole aiutarmi nessuno?

sabato 27 giugno 2009

Berlusconi chiama il presidente della Repubblica francese : " il mio ex avvocato!"



CORFÙ - Sull’aereo che lo porta a Corfù per il vertice Nato-Russia, il premier Silvio Berlusconi rivendica più volte un ruolo di primo piano nella distensione dei rapporti tra i Paesi dell’Alleanza atlantica e la Federazione russa. Rapporti che negli ultimi anni hanno segnato il picco più basso al momento della crisi della Georgia. E di quel periodo Berlusconi ricorda: «Per fortuna io ho spedito a Mosca da Medvedev il buon Nicolas Sarkozy, che era il mio avvocato tanti anni fa. Io sono sempre stato al telefono con Putin per ricomporre le cose, altrimenti il divorzio che sarebbe venuto fuori sarebbe stato difficilmente ricomponibile».

Dal Corriere della sera

Berlusconi smentisce quanto detto :




Berlusconi nega di aver detto quelle parole (leggi)

venerdì 26 giugno 2009

Sulla moralità kantiana



"La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici, ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità."
I.Kant

martedì 23 giugno 2009

Solo se interrogato ( come è cambiata la scuola)

"Tutta la mia vita da studente è stata, se ridotta all'osso, uno star buono, schivare all'occorrenza, arrendersi subito in caso di necessità.
Parlare, naturalmente, solo se interrogato."


Pensieri di un istruttore pensando a quando era studente.

venerdì 19 giugno 2009

La ragione come compito etico




Se l'illuminismo fosse solo una corrente di pensiero o il tratto tipico di un'epoca storica, la discussione potrebbe essere confinata nell'ambito delle dispute filosofiche.
Dopo avere definito lo stato di minorità da cui l'umanità deve uscire come "l'incapacità di servirsi del proprio intelletto", Kant attribuisce la responsabilità di tale minorità all'uomo stesso"quando la causa non risiede nell'intelletto stesso,ma dipende dalla mancanza di determinazione e di coraggio nel servirsene,appunto,senza la guida degli altri".
Quindi c'è una responsabilità a non essere illuministi, che non investe solo le sorti della conoscenza, ma la dignità stessa dell'uomo, che rinuncia a servirsi, proprio di ciò che lo distingue: l'uoso della ragione.
Con l'Illuminismo, il gesto filosofico diventa " gesto etico " e, per effetto di questa saldatura, l'illuminismo non è più solo la caratteristica di un'epoca storica, ma la prerogativa della condizione umana, che non può essere disattesa, se non al costo,come dice Kant " di violare e calpestare i sacri diritti dell'umanità".
E' quindi eticamente doveroso essere illuministi, non solo per salvaguardare l'autonomia del proprio giudizio,ma anche per garantire questa autonomia alle generazioni future,della ui libertà di pensiero siamo responsabili.
quanto basta per dire che l'illuminismo,quindi l'uso della ragione, non è una caratteristica di un'epoca, ma un dovereetico da trasmettere ogni volta che una religione, una visione del mondo, un'autorità, una propaganda tendono a far passare se stesse e i loro contenuti come verità assolute, a cui bisogna semplicemente aderire rinunciando ad indagare.
Questo è il messaggio dell'Illuminismo,non un semplice gesto filosofico, ma una carica di "doverosità etica",per l'emancipazione del genere umano.
La chiesa ,ovviamente è antiilluminista.
Tramite i suoi filosofi e teologi,ha lanciato,da qualche anno, una campagna contro quell'epoca.
Si può riscontrare in quelle tesi solamente una svalutazione dell'uomo.
A parer loro l'uomo è incapace di pervenire da sè a delle verità e quindi bisognoso di un indottrinamento, di una guida, o ,come diceva Kant "di tutori".
Socrate.d'altro canto,riteneva che l'uomo da solo,attraverso il dialogo, poteva cercare la verità tramite l'uso della ragione (come Kant del resto).
Questa è la differenza tra il metodo Socratico e il metodo Catechetico. Chi è persuaso di possedere la verità(i catechesi) ritiene che il compito sia quello di trasmetterla con modalità più o meno intolleranti a seconda delle epoche storiche.

Lorenzo

mercoledì 17 giugno 2009

ECLIPSE

lunedì 15 giugno 2009

L'alito della libertà



«Non c'è da attendersi che i re filosofeggino o i filosofi diventino re, e neppure da desiderarlo, poiché il possesso della forza corrompe inevitabilmente il libero giudizio della ragione. Ma che re o popoli sovrani (cioè popoli che si reggono secondo le leggi dell'uguaglianza) non lascino perdere o ridurre al silenzio la classe dei filosofi, ma la lascino pubblicamente parlare, questo è indispensabile agli uni e agli altri per aver luce sui loro propri affari»
I.Kant

La "mia filosofia" oscilla fra Locke, Hume e Kant, cioè fra un profondo pessimismo antropologico e una forte istanza normativa.
Questa oscillazione, in effetti, non è risolvibile se non siamo in grado di indicare - o di inventare - luoghi nei quali l'uso pubblico della ragione faccia sì che l'istanza normativa diventi qualcosa di più di una retorica e si confronti con gli esseri umani. Senza questi luoghi, saremo perennemente condannati ad oscillare fra una filosofia impotente, la cui principale attività è celebrare, per dirla con Bobbio, convegni inutili, e un realismo politico senza luce e senza senso.
Io li chiamo luoghi dell'alito della libertà.
Alito perchè l'aria che si respira deve venire da dentro, non possiamo più permetterci di parlare con "l'aria degli altri". Libertà perchè facendo leva su questo e facendola rispettare, tramite imperativi categorici (Kant), personaggi come nella vita politica italiana non ve ne sarebbero più.
Utopia? Nel 700 era utopia la sola libertà di pensiero. Eppure Kant, caparbiamente con la forza della ragione........................
Ma la libertà comporta responsabilità, da parte di tutti.
Ma oggi viviamo in un grande sonno dogmatico.

Il potere della parola e della TV



"Lo strumento fondamentale per controllare la realtà è il controllo delle parole. Se tu puoi controllare il significato delle parole tu puoi controllare le persone che devono usarle."

Philip K. Dick

mercoledì 10 giugno 2009

Al sig. Presidente della Repubblica Italiana

Sig. Presidente ( lei la chiamo volentieri così ) questo è un appello che mando direttamente a Lei in qualità di garante della nostra Repubblica e delle istituzioni tutte.
Non faccio leva nel ricordarle il suo passato politico di parlamentare, sempre improntato sulla massima correttezza e rispetto per tutti i cittadini.
Faccio invece leva sul suo ruolo.
Sicuramente avrà notato come si sta svolgendo la vita politica in Italia. Partendo dalle leggi ad personam , fino ad arrivare alla legge votata oggi, dove mi sembra ben evidente che è stata fatta per non poter arrivare ad indagare sui vari episodi di delinquenza che ben conosciamo.
Le chiedo un intervento forte, non un discorso che somiglia tanto alle traduzioni di Seneca del liceo, ma un intervento politico-istituzionale, insomma da presidente a cui sta a cuore questa Italia.
Italia, e Lei lo sa bene, che è stata fatta da italiani che sono morti nella resistenza, sono morti per la libertà,questa libertà.
Fra queste c'è anche quella di poter sapere chi delinque, chi si prende gioco di noi italiani e delle sue istituzioni.
Lo so benissimo che lei non può fare politica, ed è giusto così, ma Lei è la massima autorita che sorveglia e sovrintende su ciò che la costituzione dice.
La costituzione dice che gli onesti hanno il diritto di rimanere tali ; dice che non è permesso usare l'Italia per scopi personali.
Per questa carta, per questi principi, Le ricordo, sono morti molti giovani.
Venga a fare un giro dalle mie parti, in Val Borbera, c'è una stele con molti nomi.....il più vecchio aveva 24 anni.
Con osservanza

martedì 9 giugno 2009

Far ridere la verità

Essere un uomo del nostro tempo, un contemporaneo. Penso non vi sia appellativo migliore.
Mi piace vivere in questa epoca di passaggio, di sconfitte e di vittorie, alla continua ricerca di una verità, spesso parziale, ma in quel momento valida.
Gli ideali sono sempre una guida per me, un punto di riferimento, ma non una verità assoluta.
Come svelare la verità? Portarla alla luce?

Mi sento a volte sia specchio che figura di questo uomo contemporaneo.
Inseguo ostinatamente una parvenza di ordine, giungendo spesso a " dipananare" la bella e intricata matassa, ma con grande sconcerto ogni tanto " seguendo una ragione sbagliata".

Non mi rimane , quindi, che confessare che forse " il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità", fare ridere la verità, perchè bisogna imparare a liberarci della passione insana di cercarla ad ogni costo.

Non vi può essere un ordine precostituito, una verità assoluta in questo labirintico universo che è la nostra epoca.
Epoca di profonda crisi e di contrasti ideali e politici.
Per orientarsi in questo mondo rimangono i segni.
Segni del passaggio dei nostri avi.
Hanno lasciato a noi segni così visibili che a volte li diamo per scontati, non prendendoli quindi più in considerazione.
E' la storia uno di questi segni.
Storia su cui poggia il nostro presente e il nostro futuro.
L'unica cosa che l'uomo dispone per orientarsi nel mondo.
Magari ogni tanto mettendo qualche dubbio..giusto per far sorridere la verità.
Lorenzo





lunedì 8 giugno 2009

Simbolismo e Pelizza da Volpedo

Corrente artistica nata in Francia e affermatasi in gran parte dell’Europa nell’ultimo ventennio del XIX secolo, in piena consonanza con il movimento letterario simbolista.
Il simbolismo rappresentò per molti artisti una pietra miliare nell’evoluzione stilistica verso la modernità novecentesca, in particolare verso l’arte astratta e il surrealismo. Oltre a designare un movimento o una tendenza artistica storicamente determinati, il termine “simbolismo” viene tuttavia talvolta impiegato dalla critica in senso astorico, per indicare, in opere e autori di ogni tempo, tratti stilistici e intenti espressivi in senso lato riconducibili a un’arte simbolica, fondata cioè sull’uso più o meno trasparente del simbolo. Dal punto di vista ideologico, il simbolismo ottocentesco esprimeva la reazione a un mondo sentito come troppo materialista, prodotto dalla rivoluzione indusriale e irrefrenabilmente votato al progresso tecnico e alla ricerca del profitto. Alcuni simbolisti trovarono conferme filosofiche e teoretiche a questo atteggiamento di rifiuto nel pensiero di Schopenhauer e Bergson. Convinti assertori della libertà della creazione artistica, i simbolisti privilegiavano la visione soggettiva e l’immaginario individuale, prediligevano il sogno e le allucinazioni, si interessavano al lato misterioso delle cose, cercando le corrispondenze tra invisibile e visibile. In un certo senso un precursore dell'arte simbolica lo troviamo in Pelizza da Volpedo. Nato a Volpedo un piccolo centro della campagna alessandrina, Giuseppe Pellizza scelse di vivere lontano dalle capitali artistiche europee di fine Ottocento in un isolamento che rispondeva alla sua necessità di poter riflettere e operare in assoluta indipendenza. Nello stesso tempo, però, l'artista "si nutriva" di frequenti viaggi e soprattutto di continui scambi con i più importanti centri italiani che lo videro, di volta in volta, presenza significativa nelle maggiori rassegne espositive. Un profondo impegno critico connotò sempre la sua produzione consentendogli di raggiungere risultati di statura internazionale nell'ambito della tecnica divisionista usata anche come strumento flessibile e adatto a inverare contenuti via via più impegnativi nel rapporto col vero, e nella interpretazione simbolica della natura e della vita umana. La sua realizzazione più celebre è certamente Il Quarto Stato, opera di forte impegno sociale e di grandi dimensioni, cui l’artista dedicò dieci anni di sforzi e di fatiche non solo fisiche ma anche mentali e psicologiche, fino a che, come scriveva lo stesso Pellizza a Neera nel 1903, “potè essere quale io lo volli: un quadro sociale rappresentante il fatto più saliente dell’epoca nostra, l’avanzarsi fatale dei lavoratori…”.

Le ali della libertà



... alcuni uccelli non sono fatti per la gabbia questa è la verità.
Sono nati liberi e liberi devono essere... e quando volano via ti si riempie il cuore di gioia perchè sai che nessuno avrebbe mai dovuto rinchiuderli.

sabato 6 giugno 2009

Elezioni europee 2009



Buon voto a tutti
Lorenzo

Momenti di verità



Un essere umano può uccidere un robot e vedere che dal suo cuore fuoriesce liquido inorganico.
Un robot, come risposta può sparare all'essere unamo e vedere che dal cuore fuoriesce sangue.
E' comunque un momento di verità per entrambi.
Lorenzo

venerdì 5 giugno 2009

Habermas il filosofo della morale politica



Assistente volontario di T.W. Adorno, co-fondatore della cosiddetta Scuola di Francoforte insieme a M. Horkheimer, ha insegnato filosofia sociale alla Goethe-Universität di Francoforte dal 1964 al 1971 e dal 1983 al 1994, anno in cui diviene professore emerito presso la stessa università; nel periodo intermedio ha diretto il «Max-Planck-Institut per la ricerca delle condizioni vitali del mondo tecnico-scientifico».
Filosofo sociale e politico, è principalmente noto come teorico
dell’etica del discorso (Diskursethik, in tedesco), insieme al filosofo tedesco Karl-Otto Apel
(Düsseldorf, 1922), con cui ha intrecciato un dialogo spesso critico, per quanto largamente
consonante negli esiti normativi. Nella storiografia filosofica, Habermas viene considerato
l’esponente più rilevante della seconda generazione della Scuola di Francoforte (mentre la prima
coincide con i due fondatori sopracitati); la terza è invece rappresentata da Axel Honneth (Essen,
1949), attuale successore alla cattedra di Habermas e teorico del «riconoscimento». Le due opere
principali di Habermas nei due rispettivi campi d’indagine sono: Teoria dell’agire comunicativo
(1981, 2 voll.), per il versante di filosofia sociale; e Fatti e norme (più propriamente, in una più
fedele traduzione dall’originale tedesco: Fatticità e normatività) (1992), per il versante filosoficopolitico.

Quando la satira è intelligente

mercoledì 3 giugno 2009

Un assaggio della musica che preferisco

Ma c'è bisogno davvero di tutta questa plastica??

Ecco come ci comportiamo col nostro pianeta:continuiamo ad utilizzare
la plastica per ogni cosa possibile ed immaginabile,solo perche',sul
momento,costa molto di meno rispetto ai prodotti naturali(e di
conseguenza non inquinanti,come il vetro,o biodegradabili,come quelli
che si possono ottenere dal mais o da altre piante).
Inoltre, cosa non meno importante, c'è bisogno davvero di avvolgere qualsiasi cosa con polistirolo e plastica.
Nei supermercati tutto è avvolto, lucido,etichettato.
Bottiglie di plastica, piatti usa-e-getta, bicchieri
monouso, posate, spazzolini da denti, ma anche caschi, cavi,
giocattoli da spiaggia, profilattici e siringhe: il Mediterraneo
rischia di morire strangolato. Nella morsa dei rifiuti di plastica è
il mare più a rischio dell'intero pianeta. Sulle onde del mare nostrum
ci sono duemila frammenti di materiali plastici per chilometro
quadrato, dice una ricerca di Greenpeace .
Propongo di fare una legge che vieti di avvolgere con prodotti non naturali gli alimentari.
Funziona così bene prendersi la verdura e la frutta da sè e pesarsela.

martedì 2 giugno 2009

P.I.L. ovvero un falso indice di ricchezza

(la foto è dell'autore del blog,ognuno ha il mio permesso di copiarla o scaricarla, credo nella libertà di internet)

Il superamento delle questioni della povertà e il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli esseri umani é sicuramente un problema di natura economica che ne coinvolge i suoi fondamenti teorici: in che maniera si determina o si dovrebbe determinare la crescita economica? Secondo le teorie capitaliste l'aumento costante dei profitti delle aziende determina la crescita economica ma immancabilmente questa regola porta alla concentrazione del valore della ricchezza nelle mani di pochi. Le multinazionali e le fusioni tra di esse sono l'espressione massima di questo meccanismo, un esempio per tutti sono le aziende produttrici di automobili. In questo settore le fusioni hanno portato ad un forte aumento dei profitti e della produzione a fronte di una forte riduzione dell'occupazione. Questi processi di progressiva concentrazione, benché siano salutari per l'affermarsi del processo di massimizzazione dei profitti, non hanno nessun reale vantaggio per i lavoratori ed i consumatori. A fronte di un aumento dei valori di mercato per le aziende che producono questi processi di ristrutturazione, i lavoratori si trovano ad affrontare licenziamenti e ricollocazioni sul mercato del lavoro con salari ridotti a condizioni lavorative peggiori. I consumatori non hanno nessuna reale riduzione dei prezzi: le fusioni, spesso, creano delle situazioni di monopolio imponendo il prezzo di mercato delle merci.
Uno studio dell'economista indiano Ravi Batra docente alla Southern Metodist University di Dallas; USA, in una ricerca comparata, ha dimostrato che quando la ricchezza raggiunge valori di estrema concentrazione i cicli di crescita economica precipitano dando inizio a situazioni di recessione o depressione. Maggiore è la concentrazione del valore della ricchezza, maggiore è la gravità della crisi. è stato così nelle depressioni di fine 800, in quella del 1929, nelle recessioni degli anni 70 e in quelle degli anni 90. Questa ricerca diventa ancor più importante se si calcola che la ricchezza, anche con un elevato processo di crescita, ha un suo limite naturale e se da una parte si concentra troppo, dall'altra parte si può creare l'insufficienza e cioè la povertà. Questo è in realtà il quadro odierno della situazione prodotta dalla globalizzazione.
Il benessere di una società dipende dalla distribuzione della ricchezza.
(Lo studio sopra citato si trova nel libro: La grande depressione del 1990; Ravi Batra; Sperling & Kupfer, 1989)

Ma non dovrebbero essere elezioni europee?

Questa campagna elettorale e le recenti, ma non ultime purtroppo, vicende del nostro Roi Soleil hanno messo in evidenza tutta la pochezza della destra italiana. I problemi dell'Italia sono molti e andrebbero affrontati con molta più decisione.
Ma quello che voglio mettere in evidenza è che Domenica prossima si andrà a votare per le elezioni europee.
Cosa dice la destra e Berlusconi sull'Europa?? Che politica vogliono fare? L'unico pensiero emerso dalle varie tribune è quello delle camicie verdi. In pratica dicono " me ne frego dell'Europa!" Sono sicuro che il PdL non ha idee a riguardo, si accoderanno alle iniziative altrui tranne in quelle dove gli interessi privati del nostro premier verranno messi in discussione, tirando in ballo gli interessi" nazionali" (La nazione sono io!).
Questa campagna elettorale è stata davvero all'insegna del pettegolezzo e dell'insulto provocato da chi si è sentito scoperto con il dito nella marmellata.
Eppure in Europa si prendono molte decisioni, si fà politica, si discute, ma da noi nulla.
Forse la politica dell'ultimo anno fatta da questo governo ci ha davvero tagliati fuori dalle iniziative internazionali.
Del resto basta leggere i giornali stranieri.................
PS:
Approposito alle 13,00 di oggi non si conoscono ancora tutti i nomi degli italiani morti nell'incidente aereo in Brasile
Lorenzo

lunedì 1 giugno 2009

Già allora nei tempi passati.....


A me ricorda uno dei nostri tempi...............ma come si può notare anche nel '400 eravamo dei maestri in questo tipo di politica.
Che abbia imparato da lui??