domenica 29 gennaio 2012

Brett Weston - L'audace e sensuale design del Bianco e Nero






Nel 1925, molto prima che la fotografia fu accettata come forma 'legittima' arte, Brett Weston intraprese una notevole carriera nella fotografia d'arte che sarebbe durata quasi sette decenni.
A quattordici anni, Brett iniziò la sua astrazione leggendaria forma in Messico, sotto lo sguardo attonito di suo padre, il grande fotografo Edward Weston.
Come alcuni musicisti sono nati con un orecchio a prescindere dalla loro esperienza e formazione, Brett era stato dotato di un 'occhio' che è riconoscibile dai suoi primi lavori.


Dall'età sorprendente di 17 anni, Brett Weston fece la sua prima esposizione a livello internazionale ed ebbe la sua prima mostra personale al museo de Young di San Francisco. Il mondo ebbe così un assaggio di quello che sarebbe diventato. Il curatore del San Francisco Museum of Modern Art, Van Deren Coke disse: "Brett Weston è stato il bambino genio della fotografia americana".

L'arte fotografica di Brett Weston la possiamo considerare uno dei poli della fotografia contemporanea, con le sue tecniche di precisione, design audace e gli estremi di astrazione e immaginazione privata.
L'emozione e la tensione nella sue stampe sono la risposta di Brett a una forma pura: l'immagine è lineare pulita, contiene volume e il particolare è messo in risalto nell'insieme della foto, senza confondersi.
E 'stata questa la risposta sensuale di una forma che definisce e caratterizza i suoi paesaggi.
Un mondo lontano dagli orizzonti infiniti della California, dove le scene sono ben caratterizzate dalla luce ben modulata e dai paesaggi confinati in un preciso ambito.
Brett Weston vita di devozione e di coinvolgimento totale, con la sua macchina fotografica ha prodotto un corpus di lavori e dato un contributo alla fotografia di grande e sofisticata portata visiva.


Lorenzo

giovedì 26 gennaio 2012

Husserl e la sua Fenomenologia


Benchè fosse uno dei pochi filosofi che in vita potè vedere gli effetti della sua filosofia e lo stupore che ne seguì, egli non fu quasi mai daccordo con le strade che la Fenomenologia intraprese.
Troppe parole intorno ai fenomeni, troppi freni intellettuali dove addirittura, secondo lui, si abusò del termine per indicare cose del tutto diverse.
La fenomenologia attinse a piene mani dalla filosofia di Kant, ma non per ampliarla o, come qualche storico dice, per stravolgerne il senso, ma, secondo me, per criticarla nel vero termine coniato da Kant stesso: la ragione che giudica se stessa.
La fenomenologia è la filosofia che studia il fenomeno, ciò che appare a noi, con il fine di arrivare il più vicino possibile ad una verità.
Vediamo le tappe della conoscenza, quelle più importanti, da cui parti Husserl:

Cartesio, che con la sua Rex Cogitans e rex Extensa pone la domanda come possiamo essere certi di un qualcosa quando abbiamo molte ragioni per dubitarne? Il metodo fu la sua risposta, un tentativo razionale ( fin troppo) per dare ordine al mondo con la ragione.

Kant, che con il suo a-priori e il noumeno tagliò (se così posso dire) le gambe alla conoscenza "facile"tramite la ragione ma, e questo fu lo stupore della sua filosofia, del suo sistema filosofico imponente, la ragione ha il dovere di criticare se stessa per arrivare a comprendere i fenomeni il più vicino possibile alla cosa in sè, la realtà VERA.

Husserl a questo punto si trovò in difficoltà a spiegare, da un punto di vista filosofico, le continue pressioni e fame di conoscenza che il mondo ormai esigeva. Siamo in un periodo storico di importanti scoperte a livello scientifico e l'occhio dell'uomo ha l'esigenza di volgere il suo sguardo sempre più nel profondo....nell'invisibile ( Es. l'atomo).

Husserl allora capovolge i termini della conoscenza, senza però trascurare troppo Kant, mettendo di fronte al fenomeno LA COSCIENZA.
Ovviamente l'uso di questo termine non è quello che oggi usiamo, forse impropriamente, ma la coscienza di sè di fronte al tutto, agli infiniti esseri del nostro mondo, l'uomo cosciente di fronte al fenomeno.
L'intento di Husserl è quello di superare il dualismo realismo-idealismo al fine di raggiungere una più profonda conoscenza, senza quegli orpelli del tipo a-priori e cosa in sè che non fanno altro che falsare l'oggetto esperienziale. Per fare ciò bisogna attenersi scrupolosamente all'esperienza immediata della coscienza semplicemente descrivendo, senza cioè ri-costruire, i fenomeno così come ci sono dati ma inglobandoli nella realtà che abbiamo davanti, come un unicum, ed esplorandole come ATTI DI COSCIENZA.
A questo punto sarebbe meglio fare un esempio, capisco che se continuassi a scrivere in questo modo creerei confusione nel lettore in quanto sono solo un ferroviere che cerca di comprendere le cose.

Prendiamo un tavolo, lo abbiamo davanti, lo analizziamo ( ad esempio secondo il medoto kantiano o cartesiano) e possiamo dire quanto è lungo, di cosa è fatto ( Kant e Cartesio) se è bello( critica del giudizio di Kant) e via discorrendo. Applichiamo le categorie dell'intelletto.
Ma possiamo dire davvero di "aver compreso" cosa sia un tavolo? A che serve? Perchè è lì e non da un'altra parte? Perchè è proprio fatto in quel modo? Tu lettore che immagine di tavolo ti stai facendo? Perchè proprio quella?
Husserl ci dice che per prima cosa bisogna "PRENDERE COSCIENZA DI NOI E DEL TAVOLO DI FRONTE" creando così un rapporto diretto fra osservatore (noi) e l'oggetto dell'esperienza (tavolo). Questo prenderne coscienza deve essere proiettato e analizzato come MIA esperienza, analizzando l'atto di coscienza e proiettare il tutto nell'ambiente circostante. Il tavolo non come cosa in sè, ma come facente parte di un tutto compreso me stesso.
In questo modo posso andare al di là della semplice comprensione dell'oggetto, ma posso, inserendolo nel mondo, capirne i fini, le utilità, fino dove può arrivare.
ora noi abbiamo preso un tavolo come esempio, ma in quel periodo storico la scienza non studiava i tavoli bensì l'atomo e il magnetismo. Senza una visione fenomenologica non si sarebbe andati da nessuna parte per il semplice motivo che l'oggetto dell'esperienza.....mancava, non era visibile!

La portata della fenomenologia è enorme, si pensi alla psicanalisi, alla medicina, alla tecnologia, alle esplorazioni spaziali. Da un punto di vista dell'approccio delle scoperte scientifiche ci si è sempre avvicinati secondo la fenomenologia.
Medoti e cose che ora diamo per scontato allora affatto non lo erano.
Prima di Husserl la scienza e la conoscenza era molto limitata, mancava il medoto perchè quelli che c'erano erano molto limitanti, non permettevano cioè di andare oltre la comprensione del fenomeno, addirittura non si conoscevano le potenzialità (ad esempio il vapore o i gas).
Per concludere posso dire che prima un certo dato esperienziale è come se fosse stato scritto su una pagina di un foglio bianco, nell'altra pagina le mie deduzioni. prima di Husserl si prendeva in esame solo una o l'altra facciata di un foglio, con il metodo fenomenologico, ciò che interessa, in un certo senso, è quello che accade "dentro il foglio", cioè il dato completo del fenomeno comprensiva dell'attività della mia coscienza.uesto intendere me steso e i fenomeni circostanti con la presa di coscienza ha portato la filosofia a spaziare in tutte le direzioni. Immaginate soltanto di capovolgere i termini della discussione: i fenomeni e IO. Ma questo sarà oggetto di una seconda parte dove la presa di coscienza di sè stessi nel mondo porterà, ad esempio, alla psicanalisi, alla psicologia, alla psichiatria e....all'esistenzialismo moderno.

Nel Gennaio 1933 Hitler prese il potere, Husserl fu escluso da tutte le scuole, comprese le biblioteche.
Qualche anno prima, mentre continuava a tenere le sue lezioni, seguitissime, c'era sempre uno studentello piccolo, grassoccio, insignificante, ma attentissimo alle parole del professore.
Questo studentello insignificante e senza amici si chiamava Martin Heidegger. Divenuto filosofo dedico al suo ex professore forse il libro più difficile di tutti i tempi ESSERE E TEMPO. Una dedica ad Husserl ma allo stesso tempo una stroncatura totale.
Heidegger prese il posto di Husserl alla facoltà di Filosofia di Friburgo dopo il 1933.



Anteprima
"Guardiamo alle cose stesse! L'unico modo di investigare il senso di ciò che si manifesta è di considerarlo come correlato di coscienza, come oggetto intenzionato."

"Il tempo che per essenza inerisce al vissuto come tale, con i suoi modi di datità dell'adesso, del prima, del dopo, con la simultaneità e la successione modalmente determinati dai precedenti, non può essere misurato da nessuna posizione del sole, da nessun orologio, da nessun mezzo fisico: in generale, non può essere affatto misurato."

"L'uomo che ha gustato una volta i frutti della filosofia, che ha imparato a conoscere i suoi sistemi, e che allora, immancabilmente, li ha ammirati come i beni più alti della cultura, non può più rinunciare alla filosofia e al filosofare."





Edmund Gustav Albrecht Husserl (Prostějov, 8 aprile 1859 – Friburgo in Brisgovia, 26 aprile 1938) è stato un filosofo e matematico austriaco naturalizzato tedesco, fondatore della fenomenologia e membro della Scuola di Brentano.

La corrente filosofica della fenomenologia ha influenzato gran parte della cultura del Novecento europeo e non solo. Oltre a Max Scheler ebbe un profondo influsso sull'esistenzialismo e Martin Heidegger, ma indirettamente il suo pensiero ha influito anche sulle Scienze cognitive e sulla filosofia della mente odierne (secondo Hubert Dreyfus, Husserl è da considerarsi il "padre delle ricerche contemporanee nella psicologia cognitiva e intelligenza artificiale".( da Wikipedia)


Lorenzo

lunedì 23 gennaio 2012

Il pianto del Giglio







Dedicato ai "neoturisti" :

"La tua vita non è una mia colpa. La mia vita non è un tuo business"

Lorenzo

martedì 17 gennaio 2012

Gli ultimi fatti in Sicilia, i semplici che non possono scegliersi la loro eresia e il Nome della Rosa di Umberto Eco





Sto leggendo su facebook, e su qualche sito di "pseudo-controinformazione", che molti sono concordi a quanto sta succedendo in Sicilia riguardo lo sciopero dei trasporti in questi giorni.
Molti parteggiano per un movimento, chiamato movimento dei forconi, che, con un linguaggio molto superficiale e qualunquista, se la prende con il governo. Concordo che questo governo ci stia affossando ma mi pongo qualche domanda:
1) Dov'erano costoro quando era ora di scendere in piazza a difesa dell'occupazione?
2) Dov'erano quando molto sono scesi in piazza a sostegnodella lotta contro la mafia?
3) Dov'erano quando a Palermo scesero solo un esiguo numero di studenti a commemorare Falcone e Borsellino
4) Dov'erano per 20 anni quando al governo c'era Berlusconi?

Credo sia molto attuale questo passo tratto dal Nome della Rosa, dove si parla di semplici e di eresie:


Mio Dio, come è difficile.
Bene. Immagina che tu sia un riformatore dei costumi e raduni alcuni compagni sulla vetta di un monte, per vivere in povertà. E dopo un poco vedi che molti vengono a te, anche da terre lontane, e ti considerano unprofeta, o un nuovo apostolo, e ti seguono. Vengono davvero per te o per quello chedici?”
“Non so, lo spero. Perché altrimenti?”
“Perché hanno udito dai loro padri storie di altri riformatori, e leggende dicomunità più o meno perfette, e pensano che questa sia quella e quella questa.”
“Così ogni movimento eredita i figli degli altri.”
“Certo, perché vi accorrono in massima parte i semplici, che non hannosottigliezza dottrinale. Eppure i movimenti di riforma dei costumi nascono in luoghie modi diversi e con diverse dottrine. Per esempio si confondono sovente i catari e ivaldesi. Ma vi è tra essi una grande differenza. I valdesi predicavano una riforma deicostumi all'interno della chiesa, i catari predicavano una chiesa diversa, una diversavisione di Dio e della morale. I catari pensavano che il mondo fosse diviso tra leforze opposte del bene e del male, e avevano costituito una chiesa in cui sidistinguevano i perfetti dai semplici credenti, e avevano i loro sacramenti e i loro riti;avevano costituito una gerarchia molto rigida, quasi quanto quella della nostra santamadre chiesa e non pensavano affatto a distruggere ogni forma di potere. Il che tispiega perché aderirono ai catari anche uomini di comando, possidenti, feudatari. Népensavano di riformare il mondo, perché l'opposizione tra bene e male per essi nonpotrà mai essere composta. I valdesi invece (e con loro gli arnaldisti o i poverilombardi) volevano costruire un mondo diverso su un ideale di povertà, per questoaccoglievano i diseredati, e vivevano in comunità del lavoro delle loro mani. I cataririfiutavano i sacramenti della chiesa, i valdesi no, rifiutavano solo la confessione auricolare.”
“Ma perché allora vengono confusi e se ne parla come della stessa malapianta?”

“Te l'ho detto, quello che li fa vivere è anche quello che li fa morire. Siarricchiscono di semplici che sono stati stimolati da altri movimenti e che credono che si tratti dello stesso moto di rivolta e di speranza; e sono distrutti dagli inquisitoriche attribuiscono agli uni gli errori degli altri, e se i settatori di un movimento hannocommesso un delitto, questo delitto sarà attribuito a ciascun settatore di ciascunmovimento. Gli inquisitori hanno torto secondo ragione, perché mettono insiemedottrine contrastanti; hanno ragione secondo il torto degli altri, perché come nasce unmovimento, verbigratia, di arnaldisti in una città, vi convergono anche coloro chesarebbero stati o erano stati catari o valdesi altrove. Gli apostoli di fra Dolcino predicavano la distruzione fisica dei chierici e dei signori, e commisero molteviolenze; i valdesi sono contrari alla violenza, e così i fraticelli. Ma sono sicuro che ai tempi di fra Dolcino convenirono nel suo gruppo molti che avevano già seguito la predicazione dei fraticelli o dei valdesi. I semplici non possono scegliersi la loro eresia, Adso, si aggrappano a chi predica nella loro terra, a chi passa per il villaggio oper la piazza. E' su questo che giocano i loro nemici. Presentare agli occhi del popolouna sola eresia, che magari consigli al tempo stesso e il rifiuto del piacere sessuale ela comunione dei corpi, è buona arte predicatoria: perché mostra gli eretici un solo intrico di diaboliche contraddizioni che offendono il senso comune.”
“Quindi non vi è rapporto tra essi ed è per inganno del demonio che unsemplice che avrebbe voluto essere gioachimita o spirituale cade nelle mani di catario viceversa?”
“E invece non è così. Cerchiamo di ricominciate da capo, Adso, e ti assicuroche cerco di spiegarti una cosa sulla quale neppure io credo di possedere la verità.Penso che l'errore sia di credere che prima venga l'eresia, poi i semplici che vi sidanno (e vi si dannano). In verità prima viene la condizione dei semplici, poil'eresia.”
“E come?”
“Tu hai chiara la visione della costituzione del popolo di Dio. Un grandegregge, pecore buone, e pecore cattive, tenute a freno da cani mastini, i guerrieri,ovvero il potere temporale, l'imperatore e i signori, sotto la guida dei pastori, ichierici, gli interpreti della parola divina. L'immagine è piana.”
“Ma non è vera. I pastori combattono coi cani perché ciascuno dei due vuole idiritti degli altri.”
“E' vero, ed è appunto questo che rende imprecisa la natura del gregge. Persicome sono a dilaniarsi a vicenda, cani e pastori non curano più il gregge. Una partedi esso ne rimane fuori.”
“Come fuori?”
“Ai margini. Contadini, non sono contadini perché non hanno terra o quellache hanno non li nutre. Cittadini, non sono cittadini perché non appartengono né aun'arte né ad altra corporazione, sono popolo minuto, preda di ciascuno. Hai vistotalora nelle campagne gruppi di lebbrosi?”
“Sì, una volta ne vidi cento insieme. Deformi, con la carne in disfacimento etutta biancastra, sulle loro stampelle, le palpebre gonfie, gli occhi sanguinanti, nonparlavano né gridavano: squittivano, come topi.”

“Essi sono per il popolo cristiano gli altri, quelli che stanno ai margini delgregge. Il gregge li odia, essi odiano il gregge. Ci vorrebbero tutti morti, tutti lebbrosicome loro.”
“Sì, ricordo una storia di re Tristano che doveva condannare Isotta la bella estava facendola salire sul rogo, e vennero i lebbrosi e dissero al re che il rogo erapena da poco e che ve n'era una peggiore. E gli gridarono: dacci Isotta cheappartenga a tutti noi, il male accende i nostri desideri, dalla ai tuoi lebbrosi, guarda,i nostri stracci sono incollati alle piaghe che gemono, lei che accanto a te sicompiaceva delle ricche stoffe foderate di vaio e dei gioielli, quando vedrà la cortedei lebbrosi, quando dovrà entrare nei nostri tuguri e coricarsi con noi, allorariconoscerà davvero il suo peccato e rimpiangerà questo bel fuoco di rovi!”

“Vedo che per essere un novizio di San Benedetto hai delle curiose letture,”

Lorenzo

lunedì 16 gennaio 2012

Conoscete Faruk?




Io non lo conosco e non mi interessa di conoscerlo, ma sappiamo con certezza che questi manifesti, di cui Roma ne è piena, dovrebbero essere la pre campagna di tesseramento del PD.
Qualcuno ha pensato a una bufala, purtroppo no, è proprio la pre-campagna, con manifesti talmente brutti e un messaggio così sciocco da far pensare a uno scherzo dei gruppi di destra.
Credo che un livello così basso di stupidita mescolata a un scarso senso della comunicazione sia eguagliato soltanto dalle barzellette di Berlusconi, il che è molto grave.
Ma mi preoccupa pure quel senso di vecchio, di stantio, di già visto in tempi peggiori, che il PD ormai trasmette.
Avrei pensato che dopo quelle oscenità estive con scritto: "Mescolati, ma non agitati" certe brutte figure non sarebbero più successe....invece.

Lorenzo

sabato 7 gennaio 2012

Filosofia




"Per ogni mentalità autoritaria la filosofia è un qualcosa di pericoloso, perchè sconvolge l'ordine prestabilito, alimenta l'insubordinazione e quindi la rivolta.
Se è vero che il pensiero può offrirmi quel terreno che mi sostiene, così come può sottrarmelo, è vero anche che il pensiero costituisce quel rischio che bisogna correre, perchè solo così si può giungere a quella dimensione autentica che contrasta la mancanza di problematicità che caratterizza il non-pensare nella sua opaca e ristagnate insufficienza"

Karl Jaspers

Voglio morire

Non spaventatevi, non è una mia richiesta, ma una analisi semio-filosofica di questo termine che troppo spesso si sente dire ( o scrivere) ma che troppe poche volte se ne comprende il vero significato.
Parlare di morte è parlare della vita, questo l'ho sempre pensato, e non significa affatto essere persone lugubri o noiose, ma, da appassionato di filosofia, mi piace sviscerare ciò che una frase, un fenomeno, un pensiero ha nel contesto sociale.
Quando si afferma che si desidera morire troppo spesso chi ascolta si allontana, quasi esorcizzando l'atto e, quasi sempre, il soggetto affermante viene lasciato solo.
La società con i suoi mezzi comunicativi inizia a volte prendersi cura di questa affermazione elaborando teorie, generalmente due di opposto contenuto, iniziando la diatriba sulle validità di una o dell'altra, lasciando, anche qui, solo, il soggetto con la sua richiesta e anche l'oggetto. Vedi caso Welby e Eluana Englaro.

Una curiosità che lascio però ai sociologi spiegare: perchè proprio i due casi che ho menzionato prima, ecclatanti e che hanno avuto molta eco fra la gente, la cui richiesta di morte non è arrivata dal soggetto ma da dei " loro portavoce" sono stati presi in considerazione dai media, mentre altri casi, la cui domanda è stata posta dall'interessato, non hanno avuto lo stesso seguito?

Il problema ha una duplice veste: quello puramente semiotico e quello di carattere etico. Dal primo punto di vista c'è una difficoltà di una richiesta di morte perchè chi richiede di morire generalmente afferma la sua soggettività e al tempo stesso la nega. La afferma poichè la richiesta è fatta in prima persona e destabilizza l'ascoltatore il quale si rifugia nella sua impotenza.
Ogni parola mira ad essere ascoltata