domenica 30 dicembre 2012

Addio a Rita Levi Montalcini





E' morta a 103 anni la scienziata italiana e senatrice della Repubblica, Rita Levi Montalcini. Nel 2007, Francesco Storace, da pochi giorni candidato alla Regione Lazio, poco prima del voto sulla Finanziaria, le disse: "Le porteremo a casa le stampelle". La Montalcini, rispose con questa lettera a Repubblica:

    CARO DIRETTORE, ho letto su Repubblica di ieri che Storace vorrebbe consegnarmi, portandomele direttamente a casa, un paio di stampelle. Vorrei esporre alcune considerazioni in merito.

    Io sottoscritta, in pieno possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, continuo la mia attività scientifica e sociale del tutto indifferente agli ignobili attacchi rivoltimi da alcuni settori del Parlamento italiano.

    In qualità di senatore a vita e in base all'articolo 59 della Costituzione Italiana espleterò le mie funzioni di voto fino a che il Parlamento non deciderà di apporre relative modifiche. Pertanto esercito tale diritto secondo la mia piena coscienza e coerenza.

    Mi rivolgo a chi ha lanciato l'idea di farmi pervenire le stampelle per sostenere la mia "deambulazione" e quella dell'attuale Governo, per precisare che non vi è alcun bisogno. Desidero inoltre fare presente che non possiedo "i miliardi", dato che ho sempre destinato le mie modeste risorse a favore, non soltanto delle persone bisognose, ma anche per sostenere cause sociali di prioritaria importanza.

    A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse "facoltà", mentali e di comportamento, esprimo il più profondo sdegno non per gli attacchi personali, ma perché le loro manifestazioni riconducono a sistemi totalitari di triste memoria.

Buon 2013






TANTI AUGURI DI BUON ANNO NUOVO A TUTTI

mercoledì 26 dicembre 2012

E il parroco sentenziò: "Porca Eva"



Il titolo è "Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?"

Il testo poi prosegue così: "L'analisi del fenomeno che i soliti tromboni di giornali e tv chiamano appunto femminicidio. Una stampa fanatica e deviata attribuisce all'uomo che non accetterebbe la separazione questa spinta alla violenza. Domandiamoci: Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise.

Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo. roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?".


Dopo l'accusa ai bambini che provocherebbero i preti ecco un'altra elucubrazione, questa volta da parte di un italico prete, il parroco di Lerici.
Non penso bastino le sue scuse, non deve finire qui questa storia, soprattutto perchè ci sono persone, e tante, che lo stanno difendendo, quindi è un sentire comune di alcune persone.
Non penso bastino nemmeno le improbabili reprimende del papa o del suo vescovo, i quali finora sono stati ben zitti, credo sia ora che tutti noi prendessimo le distanze da una certa cultura.
Questo genere di pensiero, ripeto abbastanza comune, è contro le nostre figlie, le nostre mogli o compagne, contro le donne tutte. Una concezione manichea della donna, medievale, istigatorio e da caccia alle streghe.
Ricordo che l'Italia è il paese europeo dove si consumano più delitti contro la donna, il più alto numero di violenze fra mura domestiche e sempre il record negativo europeo di denunce a carico di persone che perpetuano violenza contro una donna.
Denunciare in ogni luogo in ogni incontro, in ogni discussione, in qualsiasi parte noi ci troviamo non prestiamo il fianco, anche con il silenzio, a questa cultura che porta alla morte fisica o della propria personalità.

Lorenzo

martedì 25 dicembre 2012

Quarantenni d'assalto



Riporto molto volentieri un pensiero della prof. Patrizia N. posto adesso su facebook, insegnante presso il Liceo Scientifico G.Galilei della mia città, nonchè amica.
Concordo perfettamente con lei perchè la so a favore dei giovani, sempre. Non c'è scritto o commento dove Lei metta sempre in primo piano i ragazzi. E' una ottima insegnantedi filosofia.
Interpretando questo pensiero mi trovo perfettamente in sintonia non tanto per le idee dei quarantennni di oggi del PD ( ma nache di altri partiti) ma per la loro vuota e finta saccenza, il trattare i grandi temi della politica internazionale come cose vecchie, per poi perdersi in vuoti discorsi personalistici e localistici.
Personalmente credo che questa de-generazione colpisca non solo la politica ma tutta la società, grandi imprese comprese.


"E’ approdata alla politica una generazione di quarantenni d’assalto, in cerca di visibilità e di potere, che pur di ritagliarsi uno spazio nell'agone politico (soprattutto nel PD) assume posizioni di destra liberista e poi pretende di dar lezioni al mondo, partendo dal dogmatico presupposto di aver diritto all’ipse dixit e di possedere intera la sola unica infallibile verità. Hanno alle spalle letture disordinate, spesso mal comprese e non hanno mai messo il naso fuori dai loro punti di riferimento (spesso qualche pub, qualche happy hour e così via). Non sono in grado di vedere le difficoltà della classe operaia e neppure dei ceti medi colpiti duramente dalla crisi economica, non distinguono tra capitale e lavoro, se ne infischiano dei diritti dei lavoratori… Piccolo borghesi capricciosi, allevati a mancette sostanziose con i soldi di mammà e papà, spocchiosetti e saccentelli, egotici e tranchant, arroganti e pretenziosi. 
Ragazzi del ’68, ma che cavolo di figli avete allevato?!?"

Patrizia N.

domenica 23 dicembre 2012

Quei nove gradini




Questa è la notizia su Repubblica:

"Sesto, il condominio senza pietà. Il disabile si paghi il servoscala"

 Non sto a discutere sul merito della notizia, mi sembra palese essere tutti contro questa decisione che trovo incivile, forse una delle prove dell'inciviltà dell'animo di  noi  uomini di queste moderne società.
Quello di cui vorrei dire una mia opinione è, e se ne può evincere leggendone l'articolo, quel ...VOTATO ALL'UNANIMITA'.
Dov'era nell'assemblea la brava gente? Quelli che hanno mantenuto un po' di senno e un po' di umanità? Possibile che in quel condominio " nella Sesto S.Giovanni bene" non ci sia nessuno a cui almeno non sia sorto un dubbio, un chiedersi cosa si stia facendo, oppure ascoltando le prediche domenicali del prete, che si sia chesto dove sia finita la "cristiana solidarietà". Non mi sembrano domande fuori luogo e nemmeno siano stati dubbi fuori tema.I problemi sono almeno  due: o tutti i presenti erano la perfetta rappresentanza della nuova società bene di oggi, oppure i contrari alla delibera, vigliaccamente, se ne sono stati zitti.
Due facce della stessa medaglia,due atteggiamenti tipici di noi italiani che preferiamo parlare al vento e starcene ben zitti quando invece sarebbe ora di dire quello che si pensa.
Ovvio, non si può far nulla contro una maggioranza ottusa e ignorante (periodo berlusconiano insegna) ma si può votare contro, si può far mettere a verbale l'assurdità di tale posizione, si può dire " bene, la bolletta allora la pago io" e via di seguito.
Tanto si può fare quando si è dalla parte dei giusti, ed è quello che più ci dimentichiamo

Lorenzo





domenica 16 dicembre 2012

L'IMU e Berlusconi

 

Giusto per fare un po' di chiarezza, visto le ultime dichiarazioni di un redivivo Berlusconi e in pratica la totale assenza di dichiarazioni contrarie. Ovviamente non prendo nemmeno in considerazione Barbara D'Urso, poverina mi fa pena.
Ripristinando quel poco di verità storica mi sembra giusto ristabilire che:
L'IMU la reintrodussero Berlusconi e Tremonti con d. lgs. n. 23 del 14 marzo 2011.


Lorenzo

sabato 15 dicembre 2012

Due cose sull'amore



"L'amore è come la devozione; viene tardi. Non si è né innamorati né devoti a vent'anni, a meno che non si abbia una disposizione speciale, una specie di santità innata"
Anatole France

Credo abbia ragione da vendere. L'amore che arriva, eccome se arriva, in età matura è un qualcosa di talmente travolgente che ti toglie il respiro, ti dilata il tempo, ti assenta dal presente.
Non esiste una definizione di amore, esistono invece una miriade di stati d'animo, uno diverso dall'altro, forse anche differente da persona a persona.  Una cosa è certa però, i percorsi, i sentieri dell'amore ci riconducono, tenendoci per mano, sempre a noi stessi a quello che eravamo e ora siamo, una analisi interiore fatta però con le forti emozioni del sentimento amoroso.
La mancanza dell'"altro" la si vive come una mancanza di una parte di noi, credo sia uno stato d'animo comune, il dire Mi manca da morire. Ma cosa ci manca? l'altra persona o quello che noi siamo per lui o lei? Quindi un rispecchiarsi l'anima dentro l'altro e nello stesso tempo sentire, tramite i lrespiro dell'altro, le altrui pulsazioni.
Da qualsiasi parti lo si guardi, l'amore è una condizione sublime, inspiegabile, che ti prende senza che nemmeno tu lo stia  cercando, arriva insieme all'amata.
Quando si è ormai raggiunta l'età oltre i 40 anni, i percorsi interiori sono stati abbastanza esplorati, non si finisce mai di conoscere se stessi, è vero, ma nell'età matura molto si conosce. L'amore quindi, quando arriva sa benissimo in quale parte della nostra anima prendere posto, nonostante lo sconvolgimento iniziale e quello stato di torpore che ci rende "ebeti" al mondo. Ecco perchè lo sentiamo più consapevole, più nostro, più appartenente alla nostra sfera quindi una accettazione dell'atro che non è solo un ospite, ma diventa l'altra metà di noi, una concezione platonica ma sempre efficace e vera.
Chi non ha mai amato in età matura, per vari motivi, anche solo perchè crede che lpamore sia solo una "questione giovanile" credo si perda una delle cose più belle che la vita ci possa offrire. Io penso che molto della nostra vita sia costruita da noi stessi e, se è vero che le coincidenze non avvengono mai per caso, credo anche che bisogna ascoltare i segni che questo mondo ci invia, saperli leggere e interpretare, ma soprattutto, mai far finta di nulla. Credo che i segni di cui abbiamo la fortuna di leggere siano le parole del testo del mondo, in cui ci siamo noi nella nostra interezza e che spesso facciamo fatica a vedere.

Lorenzo



domenica 9 dicembre 2012

venerdì 7 dicembre 2012

Il ritorno della piazza, ovvero l'agorà come spazio comune





C'è un forte segnale da parte dei giovani, quindi da chi ha più motivi per lottare per un futuro migliore, di richiesta di spazio fisico a scapito dello spazio virtuale. In poche parole un ritorno al ritrovarsi convenzionale a scapito di internet.
Non vorrei essere franinteso, non sto dicendo che internet è in crisi, ma sta, secondo me, tornando ad essere quello spazio di comunicazione e basta, un immenso spazio dove le idee circolano e nulla di più.
Cosa è diventato perchè internet?  E più specificamente Facebook? Un luogo e non un acanale, un luogo dove ritrovarsi, chiaccherare, conoscersi e per molti anche viverci. Per alcuni addirittura l'unico luogo di socializzazione.
Io personalmente non ho nulla in contrario, ognuno è libero di fare quello che vuole nei limiti della legge, ma se analizzo il problema in termini politici beh qualche dubbio lo avrei.
Quindi, ai giorni nostri, c'è invece da parte dei ragazzi, degli studenti ma anche da parte di giovani lavoratori, una ripresa dei contatti fisici, il ritrovarsi in sezioni, costruire una informazione più ragianata e pacata che dia spazio per l'ampliamento costruttivo. facebook non lo permette, Twitter ancora di meno. Scrivere un pensiero in 140 caratteri ( spazi compresi) è più che limitante.
Cio che avviene prima nelle piazze e, come già detto, anche nei luoghi di lavoro e di formazione e il fatto che una intera generazione, o più di una, rivendica l'esistere in un presente proiettato in un futuro. Un presente non come esistenza per sè, ma (R)esistenza per la collettività. Ecco quindi spiegata la voglia di vedersi e stare insieme. La piazza è sempre stata e sempre sarà il centro delle decisioni.
Quello che è in gioco, inoltre, e i ragazzi lo hanno capito molto bene, è che la comunicazione post-moderna ha tolto vitalità, ha svuotato di contenuti la protesta, non permette di passare dalla parola ( scritta ) al fatto.
E' mancato, e forse sempre mancherà, quel passaggio, quel tramutare l'idea scritta in comunicazione verbale, elaborazione mentale necessaria alla crescita di intere generazioni.
Credo che il blog sia immune da questo disastro culturale, i tempi permettono la riflessione.

Lorenzo

lunedì 3 dicembre 2012

Sul viaggio nelle società moderne




 Interessante articolo preso da Alfabeta 2 riguardante il senso del viaggio, alla luce degli ultimo avvenimenti di cronaca:

Nelle scorse settimane i giornali hanno riportato la notizia delle polemiche seguite alla morte per infarto di un viaggiatore del freccia rossa Torino-Roma, che, colpito dall’attacco poco dopo la stazione di partenza, è stato fatto scendere per essere assistito solo alla stazione di Rho, alle porte di Milano. I responsabili del servizio ferroviario si sono giustificati affermando che il tempo che sarebbe servito per far uscire il treno dalla linea dell’alta velocità e condurlo in una stazione intermedia è uguale o maggiore di quello impiegato per arrivare a Rho. Al di là della ricostruzione specifica dell’episodio, questa linea argomentativa dei responsabili rende evidente che non sia possibile parlare in questo caso di un disservizio o di una cosa «che può capitare solo in Italia», come si usa dire in circostanze del genere specie nelle formule giornalistiche. Al contrario il servizio si è mostrato perfettamente all’altezza dei parametri per i quali è stato predisposto. Infatti l’alta velocità ferroviaria, come è noto, viene raggiunta grazie a un treno molto veloce che viaggia su una linea apposita separata da tutti gli ostacoli, e da tutte le possibilità, che offre il normale territorio nel tentativo di imitare il percorso di un aeroplano, dove non c’è del resto possibilità di offrire cure mediche né di sbarcare eventuali malati. Che questi treni supersicuri, superveloci, superconfortevoli, in una parola superiori in certe circostanze, fortunatamente rare, possano diventare più inefficienti di un volgare accelerato per pendolari che svolge servizio in una zona economicamente depressa non è un paradosso, ma dipende direttamente dalla loro ragion d’essere. Questo tipo di servizio infatti non offre soltanto un tempo di viaggio compresso, ma anche, per così dire, irreversibile e automatizzato per evitare qualsiasi genere di imprevisto. Quando tuttavia l’imprevisto, incosciente del fatto di non essere più previsto, salta fuori, emergono anche i limiti di questo modo di viaggiare. Il viaggio moderno, già diventato abbastanza sicuro e dunque privo di aloni avventurosi, resta pur sempre un momento propizio agli inconvenienti, al quale il viaggiatore deve fare fronte. Questo nuovo modo di viaggiare postmoderno, che mi sembra trovi il suo archetipo logico nel teletrasportatore di persone montato sull’incrociatore stellare U.S. Enterprise della serie Star Trek, cerca di eliminare anche questo banale elemento dell’esperienza umana. Mi verrebbe quasi da chiamare simili percorsi non viaggi in omaggio alla categoria dei non luoghi, descritta da Marc Augé, perché mi sembra che questo tipo di spostamenti sia lo sviluppo in una dimensione spazio-temporale di una premessa già presente nella nozione di non luogo. Se il non luogo ha ormai compresso o cancellato il rapporto con il circostante in senso storico, il non viaggio cerca di riprodurre lo stesso rapporto sul piano geografico rimuovendo il territorio da percorre con i suoi ostacoli. Ora poi che il viaggio in crociera ha raggiunto dimensioni di massa, è possibile fare l’esperienza dei non luoghi che assimilano a sé anche i luoghi pregni di storia. Cosa altro significa d’altronde arrivare quasi in piazza San Marco, tralasciando gli aspetti rischiosi di una simile manovra, con una grossa nave se non offrire un spettacolo in tre dimensioni più vero del vero? Per tornare ai treni, però, non è forse un caso che le principali stazioni ferroviarie italiane abbiano subito ristrutturazioni, che le hanno riempite di negozi e servizi superflui, rendendole simili ad aeroporti, il non luogo per eccellenza, proprio con lo sviluppo dell’alta velocità. Insomma, se la meta è nel viaggiare, come recitano alcuni slogan pubblicitari, ci siamo allontanati da essa.


Lorenzo