domenica 25 agosto 2013

Sfregio



Una pubblicità mollata lì, un uso magari improprio di una immagine di bambina, non certo la peggiore, ma che comunque lascia una sensazione  di sgomento e di abbandono.

venerdì 23 agosto 2013

Dissertazione (tecnica) sul caso Berlusconi dopo la sentenza di Cassazione




Ho ricevuto un bellissimo commento su un mio post  dal Prof. Dott. Federico Gustavo Pizzetti, amico e contatto su Facebook,  brillante giovane professore  di Diritto Pubblico presso l'Università degli studi di Milano, riguardo il tema della incandidabilità di Berlusconi e dell'applicazione della legge Severino, ricordo votata anche dal PdL.
Pongo l'accento su una parte del commento, che è una vera e propria dissertazione, dove spiega che parlare di questo argomento con argomentazini tecniche e non politiche è una forma di rispetto della legge, un piegarsi a essa e non un tentativo di personalizzarla da parte del potere politico.
Anche da questo blog ringrazio il professore di cuore

Lorenzo

Caro Gianlorenzo, provo  darti una risposta "tecnica" anche se (come spesso capita nel diritto, che non è affatto così cristallino anche a non voler essere azzeccagarbugli) le cose sono piuttosto sfumate.
Il d.lgs. Severino, varato dal Governo Monti, adottato su delega del Parlamento votata anche dal PDL (la c.d. legge Severino), prevede che in certi casi stabiliti un cittadino non possa essere candidato (per quel che qui interessa: al Parlamento) e demanda alla magistratura il controllo, in sede di formazione delle liste, sui requisiti, o meno, di candidabilità. 
Se la condizione di incandidabilità sopravviene dopo le elezioni (politiche), quando cioè il candidato è stato oramai eletto e l'elezione convalidata, essa si converte in decadenza, in ossequio ad un principio generale che stabilisce che la SOPRAVVENUTA perdita dei requisiti per ottenere l'ufficio elettivo (durante il periodo in cui l'ufficio è tenuto) determina la perdita dell'ufficio medesimo... 
Siccome la Costituzione, seguendo un principio di autonomia parlamentare di lunghissima tradizione storica (oggi, peraltro, assai discusso e non sempre in altri ordinamenti applicato), stabilisce che dei titoli di ammissione di un parlamentare giudica solo la Camera di appartenenza, una volta che il candidato è stato eletto, la convalida dell'elezione, e l'eventuale accertamento di sopravvenute condizioni ostative al proseguimento del mandato elettivo ricevuto, non sono compiuti (più) dalla magistratura ma, appunto, dalla Camera della quale l'onorevole fa parte. 
Fra le ipotesi di incandidabilità previste dal d.lgs. Severino che, se si verificano DOPO le elezioni, comportano decadenza, rientra anche la CONDANNA per reati che comportano una pena superiore ad un certo numero di anni. 
Ora, B., quando si è candidato, era già stato condannato, ma non in via definitiva e vigendo il principio, di rango costituzionale, della presunzione di non colpevolezza sino alla condanna definitiva, egli era ovviamente ancora candidabile. Ora, sceso il giudicato sul reato commesso di frode fiscale, dovrebbe applicarsi il d.lgs. Severino e dunque nei suoi confronti deve votare il Senato (che è la Camera alla quale B. appartiene ora: ed ha scelto di candidarsi lì, perchè sapeva bene che, col Porcellum e i premi regionalizzati, e il quadro politico di allora, era difficile che il PD-SEL avessero la maggioranza assoluta dell'Aula e potessero votare, senza o contro il PDL). Questo è il quadro giuridico. 
Non c'è dubbio che il d.lgs. Severino era applicabile al momento in cui la Cassazione si è pronunciata, e non c'è dubbio che parli di "condanna". In termini strettamente giuridici, quindi senza alcuna "soluzione politica" per garantire l'agibilità (politica) di B., tutto si risolve in una questione di interpretazione. Se si segue un'interpretazione "letterale" e chiara, il d.lgs. Severino si applica ogni qualvolta, esso vigente, è pronunciata una "condanna", visto che parla di "condanna". Quindi, per il futuro, la magistratura in sede di scrutinio di candidabilità, dovrà escludere B. dalle liste (per prossime elezioni politiche) e, nel presente, siccome la incandidabilità sopravvenuta dopo la convalida di un'elezione svoltasi determina decadenza, B. deve essere dichiarato decaduto dal Senato. Tuttavia, come i commenti prima del mio suggeriscono , è possibile anche un'interpretazione diversa. 
Si può cioè dire che, siccome la condanna avviene in base ad un fatto di reato, ciò che conta, quando si deve decidere dell'applicabilità del decreto Severino, non è il momento della condanna, ma quello della commissione del fatto di reato che la condanna ha successivamente accertato e imputato al reo. In questo caso, siccome i fatti di frode fiscale per i quali B. è stato condannato in via definitiva, DOPO l'entrata in vigore del decreto Severino, sono avvenuti PRIMA dell'entrata in vigore del decreto stesso, esso non dovrebbe essere applicabile al caso di B. (sarà applicabile a B., se avrà commesso dei reati dopo il gennaio di quest'anno che, arrivati a sentenza definitiva, importino condanne di intensità tale da rientrare nello spettro del decreto). 
Questa tesi, peraltro, va contro il dettato letterale della legge e contro anche l'applicazione che la magistratura ne ha fatto, visto che, nello scrutinare le liste per le politiche 2013, essa si è basata sulle condanne definitive già pronunciate PRIMA della candidatura e quindi, salvo forse qualche caso eccezionale e raro (che non credo manco ci sia!!), per fatti accaduti PRIMA che il decreto fosse varato visto che è del gennaio 2013 e le liste sono state fatte poco dopo. A sostegno di questa tesi, per quanto contraria alla lettera della legge e alla prima prassi applicativa, ci può essere il fatto che essa limita EX POST un diritto di elettorato fondamentale per Costituzione: vale a dire che io, quando ho commesso il FATTO (ieri) per il quale (oggi) sono CONDANNATO, non potevo sapere (perchè la norma è successiva) che avrei rischiato oltre al resto anche la incandidabilità. Collegata (ma diversa) questione (anche questa sul tappeto) è se l'interpretazione letterale, quella cioè che vuole che valga il momento della CONDANNA e non quello del REATO, sia o meno costituzionale. 
Un po' valgono le ragioni sopradette, cioè che essa implica limitazione EX POST di un diritto di elettorato passivo di rilevanza costituzionale e che, per questo motivo, potrebbe essere incostituzionale, e un po' tesi diverse. Da una parte si sostiene che, siccome la Costituzione prevede che la legge che stabilisce nuovi reati non può MAI avere effetto retroattivo, cioè non può mai riguardare FATTI avvenuti prima della sua entrata in vigore, questo dovrebbe valere anche per le conseguenze "accessorie" del fatto-reato rispetto alla pena principale, quali l'incandidabilità... solo che il punto è che, formalmente, la legge sulla incandidabilità non è una legge "penale" (non stabilisce un nuovo reato: il reato di frode fiscale era già previsto prima, tant'é che B. è stato condannato per fatti di anni fa). 
Allora si sostiene che, se il divieto di leggi "retroattive" è costituzionalizzato solo per la legge "penale", esso vale comunque, in generale, per tutte le leggi (anche non penali), come principio generale. Solo che, siccome tale principio non è codificato a livello costituzionale, la legge può sempre derogarvi, e vi sono innumerevoli esempi di leggi con effetto retroattivo (pensiamo al rientro dei capitali "scudati", tanto per farne uno). 
Insomma: bisogna procedere, logicamente, per fasi: a) nel suo tenore letterale la legge si applica perchè parla di "condanna" e non di "fatto"; b) è però possibile un'interpretazione - molto difficile perchè contraria al dato letterale e alla prassi applicativa - che si riferisce al "fatto" e non alla "condanna", allo scopo di evitare che - se quel che conta è il fatto e non la condanna, sempre che si sia d'accordo che conta il "fatto" e non la "condanna" - si finisca per dare un effetto retroattivo alla legge se la condanna avviene dopo l'entrata in vigore della legge per fatti precedenti ; c) se si adotta la prima interpretazione (retroattiva sul fatto) e si ritiene che questa sola sia possibile, bisogna stabilire se tale interpretazione è, o meno, costituzionale. 
Spero di essere stato chiaro. Tecnicamente è molto, molto complesso. E' molto più facile "buttarla" in politica... Ma così abbiamo elementi neutri per ragionare...

Federico Gustavo Pizzetti

giovedì 22 agosto 2013

Monopoly





Che i renziani del PD non sappiano fare politica lo vedo quotidianamente dai loro discorsi, ma che si sveglino di colpo per il Monopoli è da barzelletta.
Un gruppo di parlamentari PD scrive a Obama non per indurlo a risolvere la crisi mediorientale, oppure l'annoso problema della crisi economica o altre cosucce da poco, secondo i nostri canoni. No, scrivono a Obama perchè hanno tolto il carcere dal Monopoly, ritenendolo così diseducativo.
Che la politica italiana ultimamente sia una conseguenza del lancio a caso dei dadi era abbastanza intuibile, ma che il PD o una parte di esso ( la sostanza non cambia gente!) si  pre-occupy dei giochi di società mi fa pensare che non siamo allo sbando, siamo già oltre.

Lorenzo

L'articolo della stampa

lunedì 12 agosto 2013

"Qui nessuno mi capisce"



Ho sentito delle giustificazioni, da parte di gente comune che discuteva fra loro, riguardo il suicidio del 14enne che erano peggiori delle parole di chi lo ha indotto a quel macabro e inutile gesto.
Una persona sosteneva che è impossibile che un ragazzo di 14anni si accorga di essere omosessuale, la sua sessualità non è ancora completa, quindi non potendo esserne sicuro, la motivazione del suicidio sarebbe un'altra.
Incredibile!
Verrebbe da dire, un punto di vista che a me non sarebbe mai venuto in mente.
Questa persona, ma in tutta buona fede, non ideologizzata, anche abbastanza apparentemente colta e abituata alla conversazione, sosteneva che un omosessuale se si scopre tale potrebbe suicidarsi, ma suicidarsi perchè omosessuale non perchè non accettato.
Non le è nemmeno balzato minimamente in mente che il suicidio è stato, in questo caso, ma penso anche in altri, indotto perchè GLI ALTRI non accettano la sua sessualità, non egli stesso.
A parte che il ragazzino ha lasciato quel ormai tristemente famoso biglietto inequivocabile "qui nessuno mi capisce", ma è questa cultura che è da abolire, questa concezione della persona che se non appartenente a un preciso sesso non meriterebbe nemmeno di vivere oppure per questo motivo motivata a farla finita.
Come al solito nessun si mette mai in discussione.
E mentre sto scrivendo questo post, a qualche centinaio di chilometri da qui un avvocato ormai affermato lascia un bigliettino sulla sua scrivania del suo studio con su scritto "Personatemi"
In fin dei conti aveva soltando ammazzato la sua compagna e rinchiusa nel bagagliaio della sua auto, come la sua valigia 24ore.
Lorenzo

domenica 11 agosto 2013

No omofobia






Questo è il simbolo che portavano gli omosessuali internati nei campi di sterminio dal regime nazista in quanto tali.
Oggi lo stesso simbolo lo stiamo gettando sulle persone che non si riconoscono nei due sessi e come tali li condanniamo ad essere "per davvero" diversi.
Molti di loro non ce la fanno a sopportare tale discriminazione e si nascondono o sotto falsi atteggiamenti o addirittura in casa.
Alcuni di loro non ce la fanno invece a sopportare lo stillicidio che noi, con i nostri sguardi o risolini o dita contro o, nel peggiore dei modi con sberleffi e violenze facciamo loro e si uccidono.
Bene, in attesa della legge sull'omofobia, giusta ma non bastante a mio giudizio, scrivo questo post come  campagna di sensibilizzazione affinchè si possa iniziare noi ad essere antiomofobi, senza bisogno che una legge ce lo dica.
 

Lorenzo

In caso di incendio...



Vorrà dire che in caso di incendio manderemo questi cosi qui invece dei Canadair

Lorenzo

sabato 10 agosto 2013

L'Essere e il politico





Ogni cosa ha una sua essenza e un suo essere nel mondo. Come dice Heidegger, l'essere non può manifestarsi nel suo essere in sè, ma quello che vediamo è l'ente, da leggersi come participio presente, cioè l'essere nel mondo, non ancora svelato ma vivente, meglio dire essente, quindi ciò che a noi appare.
Questo concetto heideggeriano è la base, o una delle basi, dell'esistenzialismo, e si è rivelato a mio giudizio di una verità incontrovertibile.
Basta osservare un politico per qualche ora, anche solo in un dibattito televisivo, per scopire che " Essere e Tempo" è di una attualità sconvolgente.

Lorenzo

domenica 4 agosto 2013

Manifestazione



Dalle 18 di stasera PdL in strada

Lorenzo

La natura farà il suo dovere



Le conclusioni degli scienziati Usa dopo uno studio su varie specie di esseri viventi sulla terra:
"Per un breve periodo di tempo e solo contro uno specifico insieme di avversari, alcuni organismi egoisti possono guadagnarsi un po' di anticipo ma l'egoismo in sé non è evolutivamente sostenibile"

Ne deduco quindi che geneticamente la stirpe Berlusconi si estinguerà.

Lorenzo

venerdì 2 agosto 2013

Strage di Bologna, a ogni vittima una strada






Concordo totalmente con questa proposta. Il fatto di dedicare una via ad ogni vittima della strage di Bologna del 2 Agosto 1980, cui oggi ricorre l'anniversario, è uno dei tanti motivi per non dimenticare.
Lorenzo




 La proposta lanciata insieme a Riccardo Lenzi dalle pagine di Repubblica diventerà realtà. Oggi, per un giorno, nel 33esimo anniversario della bomba che dilaniò Bologna. Quei volti invisibili sbucheranno da ogni angolo di via Indipendenza, sorretti dai tanti volontari che si sono prestati all’iniziativa. «E la gente — spiega lui — passando di lì, oppure sfilando in corteo, inevitabilmente si chiederà “Ma chi erano? Chi era Angela Fresu? Chi era Antonella Ceci? Chi era Leo Luca Marino? Cosa ci facevano in stazione? Dove andavano? Da dove venivano?”». Così l’associazione “Piantiamo la memoria” avrà raggiunto il suo scopo. Toccare sotto la pelle chi della strage non ricorda niente, e magari non vuole neanche saperlo. «Invece la memoria brucia — si accalora Mattia — . È come un magma incandescente. È qualcosa che ci coinvolge tutti, che ignorare è da incoscienti. In quella stazione potevo esserci io, poteva esserci lei, poteva esserci mia sorella, mia madre».

Lui alla memoria ci tiene tanto che ieri ha viaggiato tutto il giorno con i suoi cartelli dentro gli uffici di Coop Adriatica, dove lavora. Se li è portati sempre dietro. Perché non si rovinassero, per non dimenticarli. Accarezza i nomi con cautela, li tira fuori dalla scatola a uno a uno, come se sfiorasse delle persone in carne e ossa. La memoria la definisce la sua «smagliante ossessione». Circumnaviga il dolore, attizza le emozioni, va dritto al punto. «Erano ragazzi allegri, avevano dei progetti. C’era chi partiva, chi arrivava, chi doveva sposarsi. Poi via, sparite, in un attimo. Vite spezzate, sembra banale dirlo, ma è proprio così. I ragazzi che oggi hanno 19, 20 anni magari non sanno neanche che c’è stata, quella strage. Ma quando gli racconti le storie vogliono sapere, si appassionano, cercano i nomi su internet. Basta solo trovare delle forme di comunicazione non retoriche, non noiose». E Lenzi gli fa eco: «Mi sono sempre domandato come andare al di là degli aspetti un po’ rituali. Con questa proposta abbiamo voluto coinvolgere anche chi di solito non partecipa alle celebrazioni».


Fonte La Repubblica