Non ho voglia di fare appelli, o proclami o metterla in politica, come si suol dire, perchè significherebbe, seguendo anche le regole della democrazia, che un parte vincerebbe e l'altra subirebbe.
Parlare di etica significa, per me, ragionare, guardarsi in faccia e decidere cosa sia meglio per tutti. Una regola comune e quindi un comune sentire, partendo da cose concrete e rifarsi a ideali più alti.
Questa è la regola della ragione e del confronto.
Sta tornando alla ribalta il provvedimento di legge contro l'eutanasia, un vero e proprio colpo di mano di questa " maggioranza minoritaria" e minorile nei suoi gesti. I fatti sono molto semplici da elencare. un provvedimento di legge fatto d'imperio per aggraziarsi il Vaticano dopo gli spregevoli comportamenti di questo governo. Meglio avere il vaticano dalla propria parte e non l'etica o il popolo.
Ma c'è uno strano silenzio, il silenzio di Dio. Non perchè sia impegnato a far salire sul podio più alto papa Giovanni Paolo II, proprio in questi giorni, è un silenzio che non sta a indicare la sua assenza, ma un silenzio indignato.
Il Dio a cui mi riferisco è il Dio biblico, quello pronto a punire o perdonare in base alle scritture e alla bontà divina e il suo silenzo è segno che le azioni degli uomini non sono degne di punizione o perdono, ma sono perverse. E' il male che sta trionfando, soprattutto per bocca degli alti prelati della Città del Vaticano.
Decidere un do ut des, uno scambio di favori, al fine di alleanze strategiche aventi interessi comuni sulla pelle del popolo di Dio è segno di perversione, un vero e proprio mercato fuori dal tempio.
Invocarne il ritorno è pura follia, perchè già Nietzsche disse:
"potrei credere solo in un Dio che sapesse danzare"
E quel danzare è riferito insieme a noi, un inizio possibile solo se noi abbandoniamo il pregiudizio, solo se noi abbiamo la possibilità di vedere la scienza come gaia, la gaia scienza.
Ho appositamente usato un linguaggio teologico-filosofico perchè credo che ci possano essere punti in comune con queste due culture, quella laica e quella cattolica e quanto ho scritto sopra è uno di questi.
Ciò che stupisce è l'assenza di senso, quel vuoto di ragione che sta pervadendo la politica italiana.
Partiamo da un fatto e da un diritto univarsalmente riconosciuto: ci sono persone che soffrono e che vogliono terminare CON DIGNITA' la propria esistenza; la libertà individuale di poter fare scelte che non limitano nè altre libertà nè le altrui coscienze. Sto parlando di quello che io chiamai: IL DIRITTO AD UNA BUONA MORTE.
E' un diritto, sacrosanto, inviolabile, indiscutibile, e la società ha il dovere di garantirne l'applicazione.
Perchè continuare a soffrire? In nome di cosa? Di Dio? No, non in questo caso, perchè la legge che ne proibirebbe l'applicazione è contro Dio, perchè ne ha provocato il silenzio.
I Papi parlano un linguaggio simbolico, il Vaticano, per mezzo dei suoi principi no, parla un linguaggio politico, morale, etico. la loro missione è salvare e guidare le anime, ma mi spiace, le nostre vite no, sono sacre sia per quel Dio silente che per noi e comunque Il vaticano si rifà sempre ai discorsi simbolici dei Papi.
Ma la storia umana è uscita da quella fase simbolica, che aveva solo nella religione il suo fontamento, che con l'Illuminismo ha promosso il primato della ragione, partendo da Kant per arrivare ai giorni nostri. Le fondamenta della società occidentale sono laiche, piaccia o non piaccia.
Questa fase politica italiana è troppo ammantata di sacralità, di idolatria, di servilismo verso ciò che appare più grande, e quando il conflitto si fa duro la ragione in genere collassa sommersa dalla dimensione simbolica che infiamma i cuori e annebbia le menti.
La ragione può sopprimere questa dimensione, in modo che i deboli strumenti della ragione possano di nuovo prevalere per rischiarare quel buio della mente che non ci permette di scegliere ciò che è bene per l'umanità, in poche parole una condotta eticamente corretta.
La ragione potrà fa apparire una luce che, anche se non sarà sfolgorante come quella di un Dio, potrà consentire a uomini così culturalmente distanti, perchè provenienti da culture diverse, guardarsi in volto e finalmente riconoscersi.
Lorenzo