giovedì 30 settembre 2010

Guida Galattica per Bancomat




E' stato istituito un nuovo servizio bancomat chiamato drive-bank.
Ecco le istruzioni per l'uso a seconda della persona ( es. uomo-donna):

UOMO:

Fermarsi in prossimità del POS
Tirare il freno a mano e spegnere il motore
Inserire la carta
Digitare il codice pin
Digitare importo
Ritirare carta
Ritirare contante e ricevuta (quest'ultima opzional)

DONNA:

Avvicinarsi con l'autovettura al bancomat
Fare retromarcia fino ad allineare il finestrino al POS
Riavviare il motore che nel frattempo si è spento
Spegnere il motore
Abbassare il finestrino
Cercarre la borsetta e svuotare il contenuto sulle ginoccchia del marito passeggero
Aprile lo sportello dell'auto perchè non ci arrivate con il braccio
Inserire la carta
Giratela nel verso giusto
Risvuotare la borsetta per cercare l'agendina con il PIN
Digitare il PIN
Cercare il nuovo PIN perchè quello precedente era scaduto
Premere CANCEL e digitare nuovo PIN
Azzittite il marito
Digitare l'importo desiderato
Riazzittite il marito
Ritirare contante e ricevuta
La ricevuta non viene se avete risposto No alla sua richiesta
Cotrollate il trucco nello specchietto retrovisore, serve per quello
Riporre il contante  nel portafoglio
Ripartire
Stop
Tornate indietro
Fare il saldo partendo dal consiglio " inserite carta nel verso giusto"
Ritirate carta
Partite
Dopo 5 o 6 Chilometri...... togliete il freno a mano



Lorenzo



mercoledì 29 settembre 2010

Jarrat, contea di Greensville - Virginia ( USA)




Una iniezione letale e via. Si è consumata, il giorno 24 Settembre 2010, la condanna a morte di Teresa Lewis, la disabile condannata  per concorso nell'omicidio del marito.
La notizia è stata ripresa solo con pochissimi e brevi passaggi dal qualche TG nazionale, nel complesso il silenzio è stato totale.
Un altro presidente, di uno stato in cui la condanna per lapidazione è prassi normale, ha messo in evidenza un fatto: la condanna a morte di una donna da noi è un fatto internazionale, ma se capita negli USA nessuno ne parla.
La cosa sa tanto del ladro che da del furfante a un altro ladro, ma le cose così stanno nella realtà.

Ma al di la' di questa ennesima provocazione, la tragica fine di questa disabile di 41 anni non commuove piu' di tanto l'America, ormai assuefatta alle esecuzioni capitali. Il fatto che sia stata uccisa una donna, la prima dal 2005, e che neanche il ritardo mentale le abbia salvato la vita, ha certo provocato maggiore attenzione. Ma nessuno sdegno, ne' una ripresa delle polemiche contro questa forma di punizione estrema.
Ovviamente trattandosi degli Stati Uniti d'America anche l'opinione pubblica occidentale è stata molto attenta a non far trapelare questa notizia o, perlomeno, a creare un movimento di opinione.
Si è creato invece per  Sakineh, la donna iraniana condannata a morte addirittura per adulterio, e pare che la sentenza sia stata ripresa in esame.
Ovviamente il governo italiano si sta prendendo tutti i meriti, cosa ormai normale, ma c'è una cosa che non mi piace, che mi insospettisce: perchè siamo stati zitti per Teresa?
Ricordo che è la prima donna in Virginia ad essere condannata a morte dopo circa un secolo e che l'amministrazione Obama è stata molto attenta a non intervenire, a lasciare che le cose facessero il oro corso.

Mi rivolgo ora al popolo della sinistra, al pololo che ha una opinione e scende in piazza quando occorre e non sta zitto per volere del padrone, non vi siete sentiti usati?
Ho letto una miriade, giustissimo, di appelli per Sakinen ma nemmeno una parola per Teresa, eppure i casi sono simili, due donne condannate a morte ingiustamente.
Questo succede quando ci si comporta come fanno e facevano i padroni, o l'odierno berlusca nazionale, si prende un poveraccio lo si porta ad esempio di sofferenza e gli si elargisce due monete d'oro; in questo modo si è dimostrata benevolenza e magnaminità, ci si è lavati la coscienza e si è fatto un pubblico atto di carità.
Ma il problema rimane, e altri, nel silenzio, muoiono di fame.
Siamo stati usati cari lettori di sinistra, siamo stati usati per un disegno ben preciso, destabilizzare l'Iran, il nuovo nemico USA,  e, stavolta, nemmeno ce ne siamo accorti.

Lorenzo


lunedì 27 settembre 2010

Il tempo



 L'unica realtà del tempo è la nostra immaginazione di esso



Che cos’è il tempo? 
Iniziò a domandarselo Agostino da Ippona, meglioconosciuto come S.Agostino, nel libro delle confessioni:  ” "Se nessuno me lo chiede so benissimo checosa sia; se qualcuno, però, me lo chiede e io cerco di spiegarglielo, non loso più.
Eppure la filosofia ha continuato a chiedersi che cosa sia e didescriversi seguendo un tempo, una storia, pensando all’antichità o allamodernità e oggi addirittura alla post-modernità. Tutte espressioni che partonoda esso.
La nostra cultura, che si alimenta, volente o nolente, dellafilosfia, indica nella velocità il tratto della nostra epoca. Velocità,arresto, rallentamento, sostantivi che fanno parte dela nostra vita e sonodeterminati dallo scorrere o dal suo rallentamento.
Millecinquecento anni dopo Husserl reintroduce questadomanda nella filosofia, senza dare risposte certe
" naturalemnte conosciamocosa sia il tempo, ma se iniziamo a renderci conto della coscienza del tempoecco che cadiamo nella più totale confusione”.
La scienza ha cercato di concretizzarlo nelle formulefisiche, Einstein parlò dello spazio e del tempo rifacendosi alla relatività diessi., ma senza individuarne elementi nuovi che ci abbiano fatto prenderecoscienza di che cosa sia esso.
La domanda è forse posta male? Se no allora mi devono spiegareperché dopo questo quesito semplice segue il silenzio di 1500 anni difilosofia.
Io allora mi chiedo che cosa genera in noi l’idea ditempo,anzi di una direzione del tempo; quali immagini della realtà si formanonel nostro intelletto ed è uguale per tutte le culture?
Sappiamo che nel mondo orientale il trascorrere della vitaha un senso nettamente diverso da quello occidentale;  più “ fatalista e pluralista “ il loro, piùrazionale e univoco il nostro. Allora il problema filosofico non è ontologico maantropologico, culturale, quindi relativo o relativista. Non esiste una veritàassoluta di tempo , un modo univoco di intenderlo.
Dunque il tempo è un prodotto della nostra immaginazione ditempo. L’idea che noi occidentali ne abbiamo dipende dal nostro modo di vederelo spazio. Si prenda ad esempio quello che noi chiamiamo moderno: non è altroche una proiezione del passato dove giorno per giorno lo scorrere dei giorni cifa arrivare fino al presente, arrestandosi, sbattendo la faccio contro questostesso attimo, contro l’adesso, perché il futuro nella nostra cultura nonesiste. Ma nelle altre si, è un continuum dela vita stessa dove ogni attimo èun presente e a cui bisogna rendere conto al passato per avre un futuro certo.
Ecco che allora il tempo, nelle culture orientali, prendeuna forma in tutte le direzioni, quasi una forma tridimensionale e dove l’uomodel presente è, come disse Wittengstein un granello di sabbia in un mare dove siignorano i confini.
La società occidentale, a partire dal positivismo e dalloscienzismo, ha voluto a tutti i costi “ razionalizzare e catalogare il tempo”intaccando le nostre coscienze e togliendoli quel senso di infinito emisterioso tale da continuare a farci sognare.
Le conquiste geografiche non sono state in fin dei conti unasfida allo spazio e al tempo? Una sfida al pensiero scientifico corrente, unasfida al pensiero stesso?
Perché non tanto ci si chiedeva da dove venissero leidee, ma ci si chiedeva fin dove potessero arrivare.

Lorenzo

Ora basta!



Mi rivolgo a chi abita al nord, ma anche al centro e al sud, perchè anche da quelle parti d'Italia stanno nascendo  movimenti localisti e simil-leghisti.
le ultime dichiarazioni ( e non sparate come dicono molti in senso quasi pietista e benevolo) di Bossi alla festa leghista di Lazzate, con tanto di applausi dei presenti, sono di una violenza inaudita e offensive nei confronti dei romani innanzitutto, ma anchedi tutti gli italiani.
Riporto una parte dell'articolo su La Repubblica:


Torna a calcare la mano. Lo fa con una nuova sortita contro Roma e i romani che scatena reazione critiche si dalla maggioranza che dall'opposzione. Umberto Bossi, parlando ieri, in tarda serata, nel corso di un'iniziativa a Lazzate, si scaglia contro l'ipotesi di spostare il Gran Premio di Formula Uno da Monza nella capitale: "I romani se lo possono dimenticare, Monza non si tocca e a Roma possono correre con le bighe".

Ma il Senatur va oltre. E si lascia andare ad uno sprezzante attacco ai cittadini di Roma. "Basta con Senatus Populusque Romanus, "il Senato e il popolo romano", io dico 'sono porci questi romani'", scandisce Bossi fra gli applausi del pubblico e le risate del figlio in piedi accanto a lui.


Io auspico con tutte le forze una reazione da parte di tutti noi cittadini. isoliamoli questi banditi e fascisti.
Violenti sia verbalmente che con i fatti, sprezzanti del popolo, delle istituzioni e dei loro rappresentanti.



Lorenzo

sabato 25 settembre 2010

Il messaggio del presidente della camera Gianfranco Fini



Breve post giusto per dire la mia su questa lunga, estenuante e sciocca attesa.
Non è possibile in un paese sviluppato dell'occidente che la gente e, soprattutto, i mass media prestino così tanta attenzione a un messaggio di discolpa.
Discolpa politica? Personale? Quale discolpa?
E' la terza carica dello stato e dovrebbe essere integerrimo, ma sicuramente non lo è, magari non per colpa diretta, ma l'ambiente politico di provenienza fa ben poco sperare.
Ma ancora una volta ci lasciamo travolgere dalle pagliuzze quando invece sono le travi che devono essere degne di notizie adeguate e di inchieste serie e di presa di coscienza di una popolazione.
Siamo un popolo inadeguatamente vivente nel mondo occidentale.

Lorenzo


venerdì 17 settembre 2010

La libera repubblica dei Writers



L'arte di strada, come viene anche chiamata quella dei graffiti o writers, è una delle espressioni più popolari di questi ultimi decenni, inteso anche come fenomeno di massa.
Il desiderio di comunicare, di fare arte, di inventarsi un mondo colorato e di urlare il proprio disagio fa di questi modern artists il popolo più all'avanguardia nel campo della pittura murale.
Quando nel 1983 il diciasettenne greco Demetrius, noto come Taki, decorò i muri di New York col proprio nome scritto con una bomboletta spray, nessuno immaginò quanto quelle parole avrebbero significato di li a poco.
Era nato il writing, quella ormai popolare forma di espressione artistica che fa vive per le strade delle nostre città, che graffiano i muri e colorano i treni delle metropolitane.

Le immagini qui sotto propongono alcuni esempi significativi della " Aerosol Art" chiave d'accesso all'affascinate mondo dei Writers:
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Un'arte discussa, spesso ingombrante, tollerata solo da alcuni amminostratori locali, perseguita come illegali e irrispettose da altri.
Eppure arte straordinaria che ha aperto la strada alla grande stagione del "graffitismo" di Keith Haring:
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e dei graffiti dissacranti di Jean-Michel Basquiat, per citare solo due artisti provenienti dalla strada:

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Ma perchè si graffittano muri:
Secondo me dietro il movimento dei writers c'è tutto il disagio metropolitano e la voglia di provare a reagire in modo positivo.
i ragazzi che vivono le grandi aree metropolitane periferiche spesso di devono confrontare con un paesaggio urbano incolore e inospitale.
La voglia di colore nasce spontanea, ed ecco allora le prime scritte sui muri come frasi semplici, la propria firma, un semplice disegno che rappresenti la propria vita.
Parole libere che , nel loro semplice esistere sui muri, acquistano una eccezionale forza espressiva.
Insomma, in questo modo si sono conquistati il loro diritto di parola, un po' come noi blogger su questi muri virtuali.

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Lorenzo

martedì 14 settembre 2010

Anima e corpo



Ci risiamo!
Eh si, perchè quando metto un post che a me piace, che mi garba l'argomento, in questo caso il cinema, leggo sempre qualcosa che mi "obbliga" a scriverne un altro in risposta a un qualcosa che mi ha turbato, dal punto di vista politico e filosofico ovviamente.
Si tratta del corpo, il nostro corpo, il tuo corpo caro lettore e il corpo di chi si getta in politica o desidera fare carriera.
Si cade sempre in contraddizione con le nostre azioni, con i nostri desideri, con quelle che sono state le conquiste etico-sociali dell'uomo e della donna.
Quanti danni ha fatto il cristianesimo scindendo corpo e anima! Quanti danni ha fatto Platone separandoli , svilendoli, addirittura paragonandoli ad un cadavere sottoterra e a un corpo vivo legato sopra.
Forse non è stato capito il filosofo greco o forse capito fin troppo da S.Agostino tanto da indurre poi la chiesa a preservare l'anima ma infliggendo punizioni al corpo, specialmente senza senso o nella lotta paolina contro la carne.
Cosa sta succedendo ora?
E' sotto gli occhi di tutti la dichiarazione dell' On. Stracquadanio sul fatto che ognuna ( badate bene parla solo al femminile) è libera di prostituirsi per la carriera politica o per entrarci.
Innanzitutti almeno una dozzina di filosofi si staranno rivoltando nella tomba ( senza nessun corpo vivo legato sopra) compreso il povero Platone, ma soprattutto Aristotele che sulla politica ha scritto uno dei più bei trattati della filosofia.
Corpo, questa macchina de-eroticizzata, questo strumento che dà piacere per fini diversi, questa anima che lo ha solo in prestito.

Ma l'uomo non ha un corpo;
è un corpo!!

Lo affermo con tutta la forza possibile.
L'anima non ha un involucro esterno, giusto per farsi vedere, chiamato uomo, con le sue carni e le sue viscere, macchina in continuo funzionamento sempre a disposizione dell'anima. Il mio corpo sono io e la mia anima uguale. La mia anima sono la ragione, il raziocinio, i segni che interpreto, la volontà di essere e di gettarmi nel mondo, quindi IO, me stesso, il mio corpo vivente e pensante.
Il cristianesimo agli inizi tese ad eliminare l'eros terreno identificandolo con il diavolo, in quanto i primi martiri patirono le persecuzioni della carne, concludendo che il piacere del corpo inteso come" ruoli erotici" era da abolire, per rispetto a loro.
Cosa rimaneva allora? Il sesso. Si perche io non ho mai visto nessuna società e nessuna religione rinunciare al sesso, ma una volta tolto ad esso l'erotismo quale appagamento anche dell'anima, rimane solo il sesso puro per il corpo. Corpo che si fa presto ad " ripulire" con il pentimento, magari anche lui corporale.
L'anima è fuori da tutto questo.

Allora è da qui che uno si può permettere di fare dichiarazioni come quelle dell'onorevole, il corpo che faccia quello che vuole tanto l'anima non viene intaccata.
Ma la cosa più triste è che in questo caso la ragione rimane solo un appendice del cervello, un programma resettabile giusto per il suo funzionamento, un sistema operativo che fa funzionare questa macchina immonda libera di muoversi senza regole, le nostre regole.

" Anima e corpo insieme inducono in noi stessi un'idea di fedeltà del mondo e al mondo "

Lorenzo



Lorenzo

lunedì 13 settembre 2010

Blue in the Face




Il fumo della sigaretta è sempre stato un simbolo si del vizio ma anche della seduzione e del carattere. Nel cinema la sigaretta è quasi sempre stata usata per dare più forza e decisione al personaggio, conferirgli una aureola misteriosa o semplicemente caratterizzarlo.
Ma il cinema americano non si è limitato soltanto nel dare questo ruolo alla sigaretta, ne ha fatto pure un film, anzi due, dove il tabacco, le sigarette e soprattutto i fumatori sono i protagonisti assoluti del film di Wain Wang, regista cinese forse più newyorkese dei newyorkesi stessi.
Dicevo che due sono i suoi film, rispettivamente Smoker e Blue in the Face, dove si racconta la storia di incontri in una tabaccheria di Brooklyn, tenuta da Auggie ( Harvey Keithel ).
La tabaccheria di Auggie è il centro attorno al quale ruota la vita di una intera comunità e dove si intrecciano storie, esistenze, speranze e sogni. Un gruppo eterogeneo di personaggi che commentano, osservano, raccontano, ricordano.
Blue in the face non è un racconto, ma un insieme di racconti senza una vera trama. E ' uno squarcio di quartiere, città nella città, come lo sono poi tutti i quartieri di New York, ma è anche uno spaccato di America, con i suoi idiomi, etnie, confessioni religiose e miti come i Dodgers e la cialda belga.
Il risultato è una tranquilla armonia umana, la vera bellezza di Brooklyn.
" Tutto il quartiere viene qui, un ritrovo e questa tabaccheria fa in modo che il vicinato resti unito. A venti isolati da qui i ragazzini si sparano per un paio di scarpe. Chiudere questo negozio è uccidere il quartiere".
Questa è la frase emblema del film, l'integrazione in uno spazio, la conversazione, il fumarsi una sigaretta in pace e in compagnia, una sorta di serena unità.

Anteprima

Il film non si può dire sperimentale, ma utilizza tecniche espressive e fotografiche originali.
La scelta del regista di mantenere la macchina da presa fissa da un senso di film verità, una sorta di documentario su Brooklyn e la sua gente.
Si, perchè è la gente e le parole i veri protagonisti del film. Blue in the Face è una espressione idiomatica newyorkese che si da quando uno parla veloce, senza interruzione ( fino a perdere il fiato, appunto blu in faccia).
La storia, così come l'angolo del quartiere, sembra quasi fuori dal tempo, ma con una connotazione molto umana. Soltanto le didascalie suggeriscono il trascorrere delle ore e dei giorni secondo i pensieri di Auggie, vera e propria memoria storica del quartiere.

Molto bella, ad esempio, questa scena del film fra Harvey Keithel e Jim Jarmush, un altro dei tanti protagonisti.




Dedicato a chi apprezza ancora una sigaretta in compagnia.

Lorenzo

venerdì 10 settembre 2010

Undici Settembre


Anche la retorica oramai ha gettato la spugna nel commentare o commemorare uno degli episodi che più ha segnato la nostra civiltà, ormai ricordato come 11 Settembre 2001.
Solo qualche intervento sui TG nazionali, ma sull'onda di un predicatore pazzoide e con l'esigenza della visibilità, visto che la sua chiesa ormai era frequentata solo da una decina di " fedeli".
Quello che mi sorprende è la grande confusione che regna, specialmente nel mondo dei blog, nell'inventarsi nuove verità, nello smentire, nel ricrearne di nuove, tralasciando invece quella che dovrebbe essere eticamente una via da seguire: Perchè tutto questo?
Creando confusione mediatica si rischia di mettere alla pari tutte le tesi, alcune vere molte false. Infine, come sta succedendo adesso, si crea inevitabilmente una overdose di informazioni per cui al termine di questo processo non si parla più di nulla.
Le domande che andavano invece poste avrebbero dovuto essere sulle cause, sui perchè, i motivi di questo odio verso il nostro mondo occidentale. Ma qui le risposte sarebbero state tutte a nostro svantaggio, o quasi tutte.
Si sarebbe dovuto criticare la politica estera interventista USA, l'uso della forza militare che ha preso il posto della politica, il fallimento totale delle missioni in Iraq, sia dal punto di vista militare che in quello politico. Ricordo che nessuna arma di distruzione di massa è stata trovata nel paese di Hussein.
E' una lunga storia di fallimenti, di politiche basate sulla conquista economica e delle fonti energetiche, di regimi instaurati ad hoc per le potenze occidentali e le multinazionali americane, di vendita insensata di armi a gruppi in contrasto all'allora regime sovietico, i taleban solo per fare un esempio.
Dopo questo scempio durato decine di anni ai danni dei popoli arabi, una sistematica politica isolazionista nei confronti degli arabi moderati e il dare carta bianca ad uno stato il cui suo intento è stato solo quello di espandersi nel nome del Dio di Israele a qualsiasi costo, è normale, purtroppo, che qualcuno si svegli con intenti vendicativi.
Una cruda e dura critica al nostro modello di sviluppo espansionistico, una critica al ruolo USA di polizia mondiale degli interessi occidentali, questo dovrebbe essere il canale su cui ragionare.
Ma come al solito avviene è nel silenzio dopo la confusione il nostro modo di cercare la verità.

Lorenzo

lunedì 6 settembre 2010