lunedì 26 aprile 2010

Non sarai mai sola




Se rimaniamo insieme potremo anche volare
potremo attraversare questo mare
se rimaniamo insieme nelle diversità insieme scopriremo la nostra unicità
se noi si resta insieme saremo la continuità
se rimaniamo insieme sarà vera libertà
per la vita che verrà
per la vita che verrà tu non sarai mai sola
se rimaniamo insieme se ci diciamo tutto
se insieme seminiamo insieme coglieremo il frutto
se noi si resta insieme sarà una meraviglia
se rimaniamo insieme saremo una famiglia per la vita che verrà
per la vita che verrà
tu non sarai mai sola
sotto questo cielo
io non sarò mai solo
sotto questo cielo
noi rimarremo insieme
se noi ci capiremo
se ci perdoneremo gli sbagli che faremo noi rimarremo insieme
se avremo volontà
se riusciremo insieme a darci libertà per la vita che verrà per la vita che verrà
per la vita che verrà tu non sarai mai sola
sotto questo cielo,
io non sarò mai solo, sotto questo cielo
per la vita che verrà
per la vita che verrà
tu non sarai mai sola, mai...

Jovanotti

Dedicato a una donna lontana ma mai come in questi momenti molto vicina. Lorenzo


lunedì 19 aprile 2010

Air de provence


"La natura per i greci non era una creatura di Dio, ma era quello sfondo immutabile caratterizzata dalla possibilità della continuazione della sua vita alla sola condizione che muoiano le sue determinazioni."

Lorenzo

Fedone dice:
Possiamo andarcene. Qui fuori c’è una barca, io ho parlato con i Trenta Tiranni e va bene anche per loro: così non si uccidono i filosofi e non si fa scandalo nella città”.
E Socrate risponde: “Insomma, quello che avevo da dire ve l’ho detto, ho concluso il mio ciclo, non fatemi offendere la Legge che vi ho sempre insegnato a rispettare, datemi la cicuta e non parliamone più”. Fine.

domenica 18 aprile 2010

Sogno d'amore




Sogno d'amore
di
Alda Merini



Se dovessi inventarmi il sogno del mio amore per te penserei a un saluto di baci focosi alla veduta di un orizzonte spaccato e a un cane che si lecca le ferite sotto il tavolo. Non vedo niente però nel nostro amore che sia l'assoluto di un abbraccio gioioso



Liberi i tre operatori italiani di Emergency





Sono libero i 3 italiani arrestati in Afghanistan.
Questo il comunicato di Emergency:

Domenica 18 Aprile Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti, fino a oggi detenuti in una struttura dei servizi di sicurezza afgani, sono stati liberati non essendo stato possibile formulare nessuna accusa nei loro confronti. Finalmente dopo una settimana di angoscia, e senza aver potuto beneficiare delle garanzie previste dalla costituzione e dalle leggi afgane vigenti, potranno contattare le loro famiglie e i loro colleghi. Ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato insieme a Emergency per il rilascio, in Italia, in Afghanistan e nel mondo. Gli avvocati di Emergency continuano a seguire la situazione dei collaboratori afgani.

venerdì 16 aprile 2010

Pensieri serali di un ferroviere fra linguaggio, politica del governo e morale




Su un punto aveva ragione Wittgenstein: il linguaggio può provocare fraitendimenti e crampi nel pensiero. Userei la parola 'distorsione'.
Abbiamo una distorsione quando crediamo che il processo del pensiero sia il risultato di una semplice congiunzione di idee (di semplici parole), e non l'esito di un procedimento più complesso nel quale i fatti mediano sempre e comunque tra un'idea e l'altra, 'stanno' in alcune parole e in altre no. 'Stanno in una frase e in un'altra no'.
C'è molta confusione oggi e nessuno distingue più fra discorsi fatti con la pancia oppure con la testa. Tutto è verità.
Non so se a voi è mai capitato di ascoltare con attenzione il modo in cui le persone si esprimono.
Ci sono individui che quando parlano trasudano fisicità.
Quando dicono "coniglio" è come se l'avessero in bocca, e quando dicono "bella ragazza" è come se l'avessero tra le braccia. Oserei dire che questo genere di individui rende palese che i fatti e le cose entrano nel linguaggio in ogni momento, non tra una parola e l'altra, ma con la parola stessa, mediante quella magia per la quale lo schioccare della lingua non è un monotono susseguirsi di consonanti e vocali, ma un 'suono' evocativo, un'immagine viva.
Per questo genere di persone, posto che siano coscienti di questa loro caratteristica, è molto probabile che, come per Quine, non si dia mai il problema di come la singola parola e l'insieme del linguaggio, 'si aggancino' al mondo.

Il mondo è già nella parola che dice "ragù". :DDDDDD
Ovviamente, quella di Quine non è una posizione convincente. Noi possiamo prendere atto che ci sono persone che la vedono così, ma non possiamo ricorrere ad argomenti siffatti per battere lo scetticismo.
Infatti, anche la bianchezza della neve o la gustosità di un coniglio in umido fanno ancora problema per lo scettico che rifiuta le più banali evidenze empiriche.
Procedendo oltre, per di più, saliamo ad un livello nel quale non c'è più nulla di costitutivamente intrinseco.
Un'istituzione sociale o politica non ha, e non può avere, in sè attributi come la bianchezza o la gustosità, quindi nemmeno la validità.
Anch'essa non è altro che un arnese, un cacciavite a stella. La sua efficacia dipende da chi la usa. Dipende da chi esercita le funzioni.

Ebbene, anche in questo caso avviene la distorsione come succede a chi parla di coniglio.
Parlare di cambiare la costituzione come se fosse una questione di gusti, parlare di semipresidenzalismo, presidenzialismo modello USA o Francia come se si parlasse di ragù è un modo distorto di usare il linguaggio, perchè le verità non sono in sè. Persino una dittatura potrebbe essere giudicata positivamente, se non fosse che i dittatori non amano sottoporsi a controlli e verifiche per vedere se funzionano o meno.
Però, noi abbiamo davanti esempi storici di dittature a termine sottoponibili a verifica.
E senza andare all'antica Roma, basta guardare agli Stati Uniti.
Il presidente è un dittatore di fatto, gode di poteri molto estesi, tanto quanto Hitler o Stalin e Mao Tsedong. Eppure gli Stati Uniti rappresentano ormai un modello di democrazia e di società aperta. Come mai?

Perchè le regole del controllo sono rigide e condivise da tutti
Un punto su cui Popper ebbe indubbiamente ragione ad insistere è quello della controllabilità delle istituzioni. Un'istituzione è migliore delle altre se è controllabile, se è previsto che chiunque possa attuare una verifica del suo operato. Solo così siamo in democrazia reale e non in un regime di democrazia formale ed apparente, cioè in un colossale inganno. Ma perché si possa esercitare il diritto occorre una preparazione. Il grande problema delle democrazie è che i cittadini ignorano del tutto l'arte e le tecniche del controllo.
Delegano, oppure non ci pensano nemmeno.
Sono convinto che per andare nella direzione auspicata da Popper, occorra una politica di sinistra, l'esatto contrario di chi si illude di aver trovato nelle minoranze illuminate, parlamentari o dei singoli ministri, un potere salvifico e terapeutico. Tanto più che la loro concezione della 'cattedra' mi sembra si basi sul diritto divino della successione dinastica all'interno della loro casta.


De Andrè cantava che da un diamante non può nascere un fiore.
Però un fiore può nascere in terra concimata dallo sterco dai maiali.

Se non ricorriamo ad una teoria per la quale anche dai negri, dagli arabi, dai pigmei, dai terroni, dai comunisti e dai leghisti può venire il fiore che serve all'umanità, ci facciamo del male da soli eliminando meccanicamente delle opportunità.
Ecco perché sono "di sinistra" .
Sostengo uguali opportunità in condizioni di partenza il più possibili uguali. Partiamo con l'handicap, si sa. Ma la corsa è lunga, e una vera opportunità non si fa scoraggiare dall'handicap.

Per ridurre questo handicapp bisogna allora parlare di etica politica, di senso morale ed etica del discorso. Il senso morale non può nascere in un mondo spopolato, su un'isola deserta. Il senso morale ha un senso perché esistono gli altri.
La morale deve avere dei fondamenti nei fatti del mondo non solo contro la fasulla legge di Hume, ma persino contro un certo modo di interpretare Kant. Quando si esclude di poter fondare una posizione morale sui "fatti", ci si dimentica che anche i comportamenti umani sono "fatti" allo stesso modo di un evento fisico. E' sulla base di questi "fatti" particolari che si fanno le scelte morali.
Kant era convinto di poter fondare la morale sul senso del "dovere", in un certo senso "a prescindere dai fatti".
Il problema è che Kant era una persona di carattere talmente nobile da non comprendere né la miseria morale di tanti altri, né l'esigenza di molti di fondare la propria morale su qualche argomento più terreno ed accessibile.
Parlava di "legno storto" dell'umanità.

Dato che anch'io non sono che "legno storto", preferisco insistere sulla reciprocità, anche se mi rendo conto che la reciprocità non gode di purezza assoluta, essendo viziata da un calcolo di convenienza.
Potrebbe essere denunciata come una forma subdola di eteronomia morale, cioè il "fare qualcosa in vista di un premio", un risultato. Inoltre, si potrebbe affermare che la "reciprocità" potrebbe diventare una dottrina che legittima una reazione violenta a tutto ciò che non si dispone ad entrare nel quadro di 'quello che non vorremmo mai fosse fatto a noi stessi'.
Considerare tradimento della reciprocità comportamenti istintivi ed innocenti è sicuramente l'errore più frequente commesso dalle persone che ad essa più o meno coscientemente si richiamano. Dimenticano che affinché vi sia realmente reciprocità, occorre avere una coscienza evoluta, una coscienza che ha compreso l'insegnamento di Kant e che non lo rifiuta, ma cerca semmai di renderlo semplicemente più umano, "alla mano".
E' quanto sto cercando di fare.

Chi si diletta con cervellotiche contrapposizioni filosofiche potrebbe sguazzare nell'antinomia tra morale kantiana e morale della reciprocità, ma a me sembra che le due posizioni possano felicemente sopravvivere in modo complementare senza scivolare nel relativismo più spinto.


Mi sembra di aver dato una piccola dimostrazione filosofica, basata su principi condivisi, per cui questo governo bisogna mandarlo a casa!!:))

Lo so, ho giocato con le parole e le idee, ma spero di aver aperto, in chi mi legge, un pò la mente. Non basta criticare le azioni del governo, sono giudizi relativi, chiunque può pensarla al contrario e quindi potenzialmente aver ragione. Bisogna basarci su principi condivisi quali il bene e il male, la libertà, l'inviolabilità e il rispetto dell'individuo, il rispetto per le regole e il suo controllo.

Lorenzo

giovedì 15 aprile 2010

Addio a Raimondo Vianello




Ho appreso ora in internet la notizia della morte di Raimondo Vianello.
Sinceramente mi dispiace.
Non sono abituato a seguire le vicende televisive e non ho mai commemorato la morte di nessun personaggio dello spettacolo in questo blog con la sola eccezione di Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd.
Ma questa volta voglio fare un'eccezione.
L'ho sempre definito un attore comico gentiluomo, uno di quei Signori d'altri tempi, gentile, elegante e raffinato, un gentleman all'inglese come ormai non se ne vedono più in Tv.
Non sto a raccontare la sua storia artistica, sono sicuro che tutti la conosciamo, ma soltanto mettere in evidenza quel vuoto che ha lasciato nel pubblico italiano, televisivo soprattutto, ma anche del cinema e del teatro, ricordando che è stato uno dei più grandi protagonisti del varietà.
Mi ha accompagnato, fin da bambino, verso quel persorso nella comprensione della comicità semplice ma molto ironica e raffinata. Mai una parola fuori posto e, soprattutto, sempre con grande rispetto verso chiunque.
Il suo umorismo stile britannico ( famose le gag dove non diceva una parola ma solo mimica e sguardi) mi ha sempre conquistato, lo guardavo volentieri, ridevo e non avevo alla fine un pò di quell'amaro in bocca che una persona si sente nel ridere dietro agli altri.
Faceva parte di quella scuola di attori " tuttofare" del calibro di Massimo Dapporto, Walter Chiari, Gino Bramieri, Ugo Tognazzi, suo partner artistico agli esordi.
Ricordo particolarmente un programma: " tante scuse" dove, insieme alla moglie Sandra Mondaini, dotata anche lei di una comicità esilarante, a volte assurda, e dove iniziarono a interpretare quelle gag fra marito e moglie che divennero poi, in futuro, il loro cavallo di battaglia.
Sono convinto che mancherà al mondo dello spettacolo, oltre quello che già ho scritto prima, una cosa ormai quasi del tutto scomparsa, il garbo.

Ritengo sia giusto che io non risponda ai vostri commenti, non c'è da aprire nessun confronto, solamente ricordarne il valore artistico. Grazie

Lorenzo

mercoledì 14 aprile 2010

I colori del mondo


Io penso che ogni tanto, noi, dobbiamo riposarci del peso di noi stessi.
Non significa lasciarsi andare, significa aprire/ci al mondo con la leggerezza di un gioco, con l'animo di un fanciullo (Eraclito vedeva il mondo come il giocare di un Dio bambino).
Significa vedere le cose per quello che sono, senza ombre e lasciando i dubbi.
Piangere su noi stessi; ridere di noi stessi; guardandoci là nel basso della nostra vita.
Se la vita ci costringe a scoprire "L'eroe che è in noi" dobbiamo anche vedere e amare il "giullare" che è in noi.


Dobbiamo rallegrarci della nostra follia per comprendere la nostra saggezza, dobbiamo essere saggi per comprendere quella parte di follia che ci fa essere....abitanti/amanti del mondo di oggi.
L'arte è quel comprendere il mondo, tramite un gioco, di cui tutti ne abbiamo bisogno (come scrivere un blog).
Ogni tipo d'arte, che sia tracotante, fanciullesca, disperata, giocosa, esteticamente bella o ripugnante, ci è necessaria per non perdere quella libertà sopra le cose che il nostro ideale esige da noi.
Tramite il giullare vediamo una parte del "nostro mondo"che ci è proibita .

Io voglio, quando mi levo il peso di me stesso, giocare con la morale , sovrastarla, ma anche rispettarla.
Chi gioca rispetta, chi non gioca non conosce le regole, non si siede mai dalla stanchezza, non vede se stesso dal basso del terreno.
Non vede i colori.

Lorenzo

lunedì 12 aprile 2010

Oceano


" Quanto mi sono sentito piccolo davanti all'oceano. Non una nullità ma un granello insignificante di sabbia al cospetto di quel mare ruggente. Mi sono inginocchiato e, per la prima volta, mi sono sentito davvero inferiore"

Pensieri miei durante un viaggio in Bretagna - Carnac, Estate 1981




Lorenzo

domenica 11 aprile 2010

La chiesa e la filosofia






Si parla e si è parlato tanto del rapporto fra Galileo Galilei e la Chiesa cattolica in questi ultimi anni. Un rapporto conflittuale dovuto alle idee innovative dello scienziato pisano e di una nuova concezione della scienza basata sull'esperimento scientifico. Questa nuova visione ovviamente era in contrasto con le idee della chiesa in quanto basate sulla fede e sui dogmi. Per di più l'uomo galileiano era in grado, con questa nuova concezione della scienza, di validare come verità solamente ciò che era dimostrabile.
Questa è storia di ieri e di oggi.
Ma pochi sanno che la chiesa non si è limitata a condannare Galileo. Ha fatto ben altro.
Premetto che non voglio condannare solo la chiesa cattolica, ma tutte quelle religioni che hanno credenze suppostamente immutabili, fintanto non arriva un filosofo a lanciare loro la sfida.
La chiesa cattolica era famosa ( o malfamata) per l'indice dei libri proibiti.
Il leviatano di Thomas Hobbes fu messo al bando non appena comparve, ma non fu certo l'ultimo di questa lunga lista.
Nel ventesimo secolo all'indice sono state messe le opere complete di Freud, di James Joyce, Thomas Mann, Margaret Mead, Bertrand Russell ( scomunicato addirittura), Feuerbach, Herbert Wells, Darwin.
Quindi io penso che la chiesa abbia da molto tempo abbandonato quel percorso filosofico inizato con S.Agostino per arrivare a Tommaso D'Acquino e poi Bacone per rinchiudersi in una posizione difensivistica, abbandonando la ragione.
Quello che sfugge ai più, invece, è che questo ultimo Papa ha ripreso il dialogo con la filosofia, iniziato, ma dietro suggerimento di Ratzinger, con Giovanni Paolo II.
Le numerose pubblicazioni filosofiche come cardinale dell'attuale Papa hanno riavvicinato questi due mondi. Quasi più nulla è stato messo al bando ma affrontato, ognuno nelle proprie posizioni, anche dure, tramite la dialettica.
E' un passo avanti importante, è un capovolgimento del comportamento della chiesa.
Uno degli ultimi risultati è che il Papa, in prima persona, si è esposto nello scandalo della pedofilia. Non era mai successo.
In questo modo sono emerse le due anime della chiesa, una del dialogo e l'altra, capeggiata dai vari Bertone e Bagnasco, più conservatrice, ma di quel conservatorismo occultante, di potere e che di chi vuole fare politica attiva.
Insomma il primo passo è stato fatto ma la battaglia al loro interno è solo agli inizi. Se la filosofia prenderà il sopravvento allora saremo davvero in una fase nuova.
Ma questo Papa sarà capito soltanto fra 100 anni.
Una cosa è sicura, quella lista è stata cancellata.

“La Chiesa non ha nemici peggiori dei preti stessi
"

Lorenzo

venerdì 9 aprile 2010

Metamorfosi




Siamo ancora in grado di trattenerci dal gesto?
Questa domanda l'ho in mente da un pò di tempo.
Assistiamo tutti i giorni a gesti che per molti sono inconsueti, inconcepibili o addirittura criminali. Ma la coscienza collettiva cosa ne pensa?
Leggiamo sui giornali, vediamo in Tv o ascoltiamo per radio ( ormai in pochi) pareri e opinioni personali, spesso giusti, altre volte di meno, ma sempre pensieri personali sono.
Nessuno è più in grado di interpretare il sentire comune.
I politici ci dicono che lo fanno, a me sembra che veramente ce lo impongano o ci fanno credere che sia il pensiero collettivo, ma di collettivo ben poco ha.
Nessuno si chiede perchè certi gesti vengono compiuti e, soprattutto, nessuno dà un parere intellettualmente valido sul perchè il gesto non andrebbe fatto.
Disponiamo ancora di una psiche in grado di trattenerci dal gesto?
I gesti a cui mi riferisco sono quelli dei ragazzi del cavalcavia, alle minorenni di buona famiglia che uccisero una suora per noia, a Erika e Omar la cui vita è segnata da quel tragico e macabro gesto, una madre che uccide il proprio figlio.
Queste tragedie non possono essere semplicemente liquidate in una trasmissione tipo Porta a Porta come un fatto di cronaca o un caso psichiatrico.
Io penso che ognuno di noi, con la nostra cultura, sia in grado di mettere in contatto e quindi di conoscere i nostri sentimenti e le nostre pulsioni, la qualità della nostra sessualità e ciò che muove la nostra aggressività.
Una madre che uccide il proprio figlio, qualsiasi sia la causa scatenante, è solo un caso psichiatrico? Oppure c'è qualcos'altro, qualcosa che è nell'aria in questa società multi-tutto, dove tutto è molteplice, riprodotto e riproposto, anche la coscienza colletiva.
Non è che per caso il mondo emotivo vive dentro di noi a nostra insaputa perchè non siamo più in grado di guardare dentro la nostra anima, come un ospite sconosciuto a cui non sappiamo nemmeno dare un nome?
Se così fosse di fatti simili aspettiamocene molti.
Io credo che non si tratti di valori, come molti dicono, come molti blaterano senza sapere cosa stanno dicendo.
Io voglio fare riferimento a quella cura della psiche che prende avvio dal primo giorno della nascita, quando il neonato si attacca al seno materno e , insieme al latte, assapora l'accoglienza.
Poi si cresce e spesso vedo padri e madri che promuovono l'educazione fisica, l'educazione intellettuale ma non quella psicologica che non è altro EDUCAZIONE DEI SENTIMENTI, delle emozioni, degli entusiasmi e delle paure. Perchè entusiasmarci, impaurirsi e vergognarsi è normale e fa parte di quel percorso psico-educativo di ognuno di noi.
Ma in questa società non è permesso imparare queste cose vivendole, allora il bambino se le organizza da sè, con strumenti che non ha!
Tra una palestra e un corso di nuoto o di danza, perchè bisogna oggi crescere con un bel corpo, quanto tempo diamo ai nostri figli per la cura dell'anima? Dove per anima intendo il loro essere nel mondo, con le loro paure, e dopo, le loro nausee.
Quindi ragazzi e ragazze che non sanno più sillabare l'alfabeto emotivo, altri che hanno lasciato disseccare le radici del cuore e quindi si muovono pervasi da un timore inaffidabile e quindi con una forte vigilanza aggressiva.
Vigilanza aggressiva............ecco cosa il comune sentire non riesce più a criticare, a isolare per capire. Non lo può fare perchè ormai è proprio il comune sentire che è in una posizione di vigilanza aggressiva. Il senso comune giudica e condanna ma lasciando al singolo l'esposizione della sentenza.
Ed ecco che il gesto non è più trattenibile, quando la paura ci invade scatta la vigilanza aggressiva e il primo gesto che compiamo è l'eliminazione di quella che vediamo come causa principale.
Questo gesto intrattenibile è spesso l'uccisione di creature innocenti.
Non è follia tutto questo......è metamorfosi.

Lorenzo

Cuore mediterraneo




La sua luce mi accecava come lame incandescenti mentre leggevo la mia futura strada attraverso il suo mare.
Una rinascita insperata dettata dalle onde delle nostre acque azzurre, ora calme come un olio ieri in perenne burrasca.
Nel profondo dei suoi occhi ho visto la mia immagine sotto una pioggia battente, ma i miei capelli biondi con riflessi rossi erano liberi e sciolti, segno divino o di un'anima prima in pena?
"Insegnami a ripartire di nuovo, insegnami a nuotare e naufragare nel nostro amore."
Forse gli altri non lo sanno, ma proprio questo è anche amore per la vita.

Dedicato a due persone speciali.

A Elisena


U2 - Stay [Faraway, So Close!]

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The Carpet Crawlers - Genesis

martedì 6 aprile 2010

Gioco d'amore



Come nel gioco delle carte mescolammo le nostre quella sera senza trovare l'asso di cuori.
Cambiammo le regole del gioco giocando d'azzardo senza barare. Carte nuove, vergini, nessun inganno, tutto scivolava al suono della nostra danza.
Ti guardavo dormire mentre pensavo al tuo mondo interiore con i suoi confini color latte e perla. Pelle vellutata dal profumo di rosa appena sbocciata.
Riflettevo suoi tuoi mille ricordi cercando di trovare un volto. Immaginavo volti mai visti, mai conosciuti. Scivolando nei volti del nostro esistente.
Dal manto della nostra giovinezza sbirciavo cercando un passato.
Ho trovato una rosa caduta di mano senza spine e senza petali. Un passato troppo lontano.
La luce delle tue stoffe mi riempiva di desideri nascosti mentre tu dormivi, ultime carte nascoste da baro. Ma un giocatore deve esempre avere la carta di riserva, così il gioco è più interessante.
Ti ho lasciata ai tuoi sogni, e io spudoratamente ti ho accarezzato la nuca affinchè il sogno sia più dolce. Un giocatore di carte tiene l'asso di cuori per vincere, non per perterTI.
Ero appassionatamente convinto che non avresti trovato nessuno meglio di me quella notte. Il gioco delle carte è fatto per vincere.
"Io sono tutto quello che cerchi e che non hai trovato" pensavo.
Ti ho lasciata dormire guardandoti e sorridendo, come fanno gli amanti dopo l'amplesso.
Ti ho amata quella notte, ti ho tanto amata che ti ho lasciata ai tuoi sogni.
Perchè solo lasciandoti così, scegliendo la strada che non desideravo in quel momento, ti ho voluto veramente bene.

Lorenzo

Dedicato a M

Gioco d'amore



Come nel gioco delle carte mescolammo le nostre quella sera senza trovare l'asso di cuori.
Cambiammo le regole del gioco giocando d'azzardo senza barare. Carte nuove, vergini, nessun inganno, tutto scivolava al suono della nostra danza.
Ti guardavo dormire mentre pensavo al tuo mondo interiore con i suoi confini color latte e perla. Pelle vellutata dal profumo di rosa appena sbocciata.
Riflettevo suoi tuoi mille ricordi cercando di trovare un volto. Immaginavo volti mai visti, mai conosciuti. Scivolando nei volti del nostro esistente.
Dal manto della nostra giovinezza sbirciavo cercando un passato.
Ho trovato una rosa caduta di mano senza spine e senza petali. Un passato troppo lontano.
La luce delle tue stoffe mi riempiva di desideri nascosti mentre tu dormivi, ultime carte nascoste da baro. Ma un giocatore deve esempre avere la carta di riserva, così il gioco è più interessante.
Ti ho lasciata ai tuoi sogni, e io spudoratamente ti ho accarezzato la nuca affinchè il sogno sia più dolce. Un giocatore di carte tiene l'asso di cuori per vincere, non per perterTI.
Ero appassionatamente convinto che non avresti trovato nessuno meglio di me quella notte. Il gioco delle carte è fatto per vincere.
"Io sono tutto quello che cerchi e che non hai trovato" pensavo.
Ti ho lasciata dormire guardandoti e sorridendo, come fanno gli amanti dopo l'amplesso.
Ti ho amata quella notte, ti ho tanto amata che ti ho lasciata ai tuoi sogni.
Perchè solo lasciandoti così, scegliendo la strada che non desideravo in quel momento, ti ho voluto veramente bene.

Lorenzo

Dedicato a M

lunedì 5 aprile 2010

Osservatore occasionale




" Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione d'esser lì, né gli uni né gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto si sentiva di troppo in rapporto agli altri.
Di troppo: era il solo rapporto ch'io potessi stabilire tra quegli alberi, quelle cancellate, quei ciottoli. Invano cercavo di contare i castagni, di situarli in rapporto alla Velleda, di confrontare la loro altezza con quella dei platani: ciascuno di essi sfuggiva dalle relazioni nelle quali io cercavo di rinchiuderli, s'isolava, traboccava. Di queste relazioni (che m'ostinavo a mantenere per ritardare il crollo del mondo umano, il mondo delle misure, delle quantità, delle direzioni) sentivo l'arbitrarietà; non avevano più mordente sulle cose.
Di troppo, il castagno, lì davanti a me, un po' a sinistra. Di troppo la Velleda… Ed io - fiacco, illanguidito, osceno, digerente, pieno di cupi pensieri - anch'io ero di troppo. Fortunatamente non lo sentivo, più che altro lo comprendevo, ma ero a disagio perché avevo paura di sentirlo (anche adesso ho paura - ho paura che questo mi prenda dietro la testa e mi sollevi come un'onda). Pensavo vagamente di sopprimermi, per annientare almeno una di queste esistenze superflue. Ma la mia stessa morte sarebbe stata di troppo. Di troppo il mio cadavere, il mio sangue su quei ciottoli, tra quelle piante, in fondo a quel giardino sorridente. E la carne corrosa sarebbe stata di troppo nella terra che l'avrebbe ricevuta, e le mie ossa, infine, ripulite, scorticate, nette e pulite come denti, sarebbero state anch'esse di troppo: io ero di troppo per l'eternità."

Sartre

"......e sempre più osservatore occasionale mi sento al di fuori di quel recinto inviolabile che tutti chiamano anima ma che io chiamo cuore. "

Lorenzo

venerdì 2 aprile 2010

Auguri



Auguri di Buona Pasqua a tutti.
E che tutti i giorni a seguire siano radiosi come questa chitarra di Steve Hackett


Lorenzo