lunedì 28 marzo 2011

Arnau Alemany - Il surrealismo ecologico







In questa pausa vacanziera, da un punto di vista filosofico, continuo con il postare su artisti del surrealismo moderno, quasi come se a parlare, in questa fase, dovrebbero essere le immagini.
In una società fatta più di immagine esteriore che di essenza vorrei controbilanciare con artisti che ancora hanno voglia di dimostrare come sia il mondo interiore ed esteriore e con un messaggio per tutti noi.
Oggi è la volta di Arnau Alemany, un artista spagnolo, nato a Barcellona nel 1948, che ha fatto della sua arte un messaaggio ed un appello all'umanità intera: il mondo come sarà quando noi non ci saremo più.
Quale miglior senso di attualità prende proprio in questi giorni dopo la catastrofe nucleare in Giappone e con la continua distruzione della terra da parte di noi tutti.

Anteprima

Anteprima
Il mondo senza di noi è un lavoro di analisi in cui l'autore ci invita a riflettere su cosa accadrebbe al nostro pianeta se l'uomo improvvisamente scomparire e noi abbiamo smesso di prendersi cura del nostro dispositivo: dalle strade delle città per centrali nucleari. Un'analisi approfondita dell'autore su come far evolvere le nostre centrali elettriche, le nostre città, le nostre fattorie, ecc, possiamo immaginare la sorte che è possibile eseguire il nostro pianeta per continuare con l'attuale modello di sviluppo insostenibile.
La pittura di Arnau Alemany è essenzialmente dettata dalla città nelle icone della nostra civiltà: il trasporto, l'energia. Attraverso queste immagini inventate, la natura prende il suo ruolo con forza erculea per diventare vuoto e presente. Così, il pittore crea un'atmosfera che non lascia indifferenti, che è magica, nel senso che è capace di attivare la coscienza dello spettatore. Senza dubbio, non è l'arte esoterica a innescare livelli superiori di coscienza, ma il loro contributo sono invitati a riflettere sul nostro rapporto con il pianeta.
Anteprima

Anteprima

Nel mondo ricreato da Alemany questo è quasi vuoto, come se avesse capito il messaggio che per essere i beneficiari del progresso "come spesso accade con un sacco di cose buone, ci concediamo il lusso di costi crescenti, compreso il pericolo per noi stessi. "

Lorenzo

mercoledì 23 marzo 2011

Peter Murphy - Cuts you Up









Peter Murphy (Northampton, 11 luglio 1957) è un cantante britannico. È noto soprattutto per la sua militanza nel gruppo goth rock dei Bauhaus. Dopo lo scioglimento dei Bauhaus nel 1983, ha brevemente collaborato con Mick Karn, ex bassista dei Japan, per un solo progetto discografico, The Waking Hour (1984), accreditato come Dali's Car.

La carriera di Murphy da solista prende avvio nel 1985 con una serie di singoli e poi, più concretamente, con l'album Should The World Fail To Fall Apart del 1986. Successivamente, ha dato alle stampe gli album Love Hysteria (1988), Deep (1989), Holy Smoke (1992), Cascade (1995), Dust (2002) e Unshattered (2004).

Nel 2000 è stata pubblicata l'antologia Wild Bird 1985-1995, seguita l'anno dopo dal live "Alive Justforlove".

Nel 1998 e nel 2006 è tornato a vestire i panni del carismatico cantante dei Bauhaus nel corso di due fortunate tournée mondiali.

Nel 2010 appare in un cameo nel film Eclipse, terzo capitolo della saga Twilight, che lo vede vestire i panni di un antico vampiro.
( Fonte Wikipedia)


martedì 22 marzo 2011

PUBBLICA DENUNCIA




Desidero mettere in evidenza, e vi invito ad andare a dare una occhiata, senza vomitare però, a questo link di facebook:

Questa pagina Facebook è intitolata : GHEDDAFI PER FAVORE BOMBARDA NAPOLI.
Che la stupidità umana non abbia limiti ormai è assodato, ma qui siamo in piena aggressione verbale contro una città intera e, dai commenti presenti, anche contro una certa parte d'Italia.
Sto chiedendo informazioni per sapere se ci sono gli estremi per una segnalazione alla Polizia Postale.
Nel frattempo vi invito caldamente a postare qualcosa nei vostri blog contro questa pura schifezza.
Per chi non avesse facebook metto solo una minima parte dei commenti presenti, non i peggiori, perchè mi vergogno e per rispetto a tutti gli italiani.
Puzzate ciosì tanto che neanche il Vesuvio, disciogliendovi, potrà salvarvi.
Questa è una delle vostre pagine preferite, vero, NapoleCani ?
Sapete qual'è la zona di napoli che mi piace di più ? Quella di Pompei coperta di cenere.
 
PS:
Notare le evidenti sgrammaticature in puro stile " Trota lombarda"
Lorenzo

domenica 20 marzo 2011

Benvenuta Primavera



(Primavera di Goya)

(Iris in primavera di Van Gogh)

(Primavera di Monet)

(Primavera di Alfred Sisley)

(Primavera di Botticelli)


(Primavera Arcimboldo)





(Primavera di Vivaldi)

giovedì 17 marzo 2011

Adotta un personaggio del Risorgimento italiano - Cristina Trivulzio di Belgiojoso




Troppo spesso, anzi quasi sempre, quando si parla del risorgimento italiano le figure maschili dominano la scena. I tempi ovviamente erano molto diversi e non si può fare un paragone con la concezione che si ha della donna ai giorni nostri.
Quindi io adotto un personaggio femminile, protagonista di quei decenni e, come sempre, mai ricordata in quanto appunto donna.
Purtroppo questo nome è ricomparso in questi giorni per motivi ovviamente di corruzione, proprio nella Milano dove la contessa operò e nacque e dove lei lascio il suo palazzo per i poveri, costruendo addirittura uno scaldatoio. Si perchè la Lombardia allora era sotto il dominio austriaco e le condizioni della popolazione erano peggiori che in altre parti d'Italia.
Questi austriaci, così venerati dai leghisti di oggi.
E' molto strano come il partito della lega nord snobbi e umili la bandiera italiana, ma quando c'è da far man bassa sulle proprietà di chi il sangue l'ha versato per essa non si crei molto scrupoli. Questo è anche uno dei motivi per cui ho scelto questo personaggio.
Questo post è interamente tratto dal sito Storia di Milano, dove potrete leggerne l'intera biografia e storia.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso

Anteprima

Nata a Milano nel palazzo di piazza sant'Alessandro il 28 giugno 1808 e battezzata nella chiesa omonima con ben dodici nomi, Cristina Trivulzio era destinata ad avere, se non dodici, certamente almeno cinque vite diverse, tutte avvincenti come un romanzo.

E' difficile, tra tanta abbondanza di fatti, atteggiamenti ed idee, trovare gli aggettivi capaci di dirci in sintesi chi fu questo personaggio, troppo noto in vita ed oggi relegato in un angolino della memoria collettiva. (La via Cristina Belgioioso a Milano si trova a Roserio, dopo lo svincolo autostradale, e porta a Pero.)

Di lei si è detto tutto il bene e tutto il male possibile, quand'era in vita e anche dopo la sua morte per molti anni. In seguito, dopo un silenzio durato molti decenni, è iniziato a riaffiorare un personaggio sempre più positivo, sempre più forte, ed oggi esistono numerose sue biografie che la dipingono come un'eroina lombarda, inflessibile e tenace: la "madre di tutti i femminismi".
Soggiorna a Genova, Roma (aprile-maggio 1829), Napoli e Firenze (1830). In maggio è a Ginevra. In queste città, però, frequenta anche personaggi sospetti alla ultrasospettosa polizia austriaca di Milano. Le spie austriache si interessano a lei, già "colpevole" per la bigotta burocrazia asburgica di avere abbandonato il marito. Alla fine, durante un soggiorno a Lugano (giugno-luglio 1830), manifesta aperta simpatia nei confronti del partito repubblicano vincitore delle elezioni in quella città (settembre 1830) ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Le viene ingiunto di rientrare a Milano. Forse non ci sarebbero state sanzioni contro di lei, ma Cristina teme di venire rinchiusa in convento e scappa in Francia. Quel giorno, il 19 novembre 1830, una giovane principessa amante dei balli e delle brillanti conversazioni viene così trasformata in una eroina rivoluzionaria. Confiscati i beni, Cristina si ritrova a ricamare la bandiera per l'infelice spedizione nella Savoia organizzata dai patrioti esuli, infervorati dagli avvenimenti del marzo 1831. In Provenza conosce Augustin Thierry.

Fallita la spedizione, Cristina, che ha speso i pochi soldi che aveva portato con sè (ed ha anche firmato due pesanti cambiali) arriva in aprile a Parigi con una lettera di Thierry per François Mignet.

Il soggiorno a Parigi, dal 1831 al 1840, è un romanzo. Corteggiata da tutti, adorata dal vecchio generale Lafayette, Cristina vive una stagione eccezionale, ancora ben presente nella storia della letteratura francese. Abita da principio in rue Vignon 7 accanto alla Madeleine, scrive articoli sul “Constitutionel” e dà lezioni di disegno e pittura.
Appena riesce a recuperare parte delle sue rendite, apre un salotto famoso in rue d’Anjou, una traversa del Foubourg St. Honoré. De Musset, Balzac, Listz, Heine, Bellini sono innamorati di lei, ciascuno a suo modo. Tutti vengono respinti con garbo e civetteria. Le simpatie si rivolgono piuttosto a personaggi più austeri, agli intellettuali e ai politici che dominano la scena del nuovo regno orleanista di Luigi Filippo, l'ultimo discendente di Valentina Visconti a sedere sul trono di Francia. Tra questi vi sono: lo storico Augustin Thierry, il politico e futuro presidente delle Repubblica francese Adolphe Thiers e infine François Mignet.

François Mignet era un giovane bellissimo, grande oratore e insigne storico. Era stato uno dei principali artefici della rivoluzione orleanista, ma aveva rinunciato subito a trarre vantaggi politici dalla sua popolarità accontentandosi del posto di direttore degli Archivi degli Affari Esteri dove poteva continuare i suoi diletti studi.

Quest'uomo molto schivo e riservato, tanto schivo verso il gentil sesso da sollevare voci su una sua presunta impotenza sessuale, diventerà prima l'amico più fedele e poi il marito segreto di Cristina. Da questo rapporto molto riservato tra i due, dopo una gravidanza semiclandestina a Versailles, il 23 dicembre 1838 nascerà una bambina: Maria.

La paternità di Mignet non sarà mai rivelata apertamente, nemmeno nel loro carteggio, resta un'ipotesi, fondata su numerosi e solidi indizi, che oggi è accettata da tutti. Ufficialmente, per ragioni dinastiche più che economiche, Maria sarà sempre figlia di Emilio di Belgioioso, che proprio in quel periodo era ospite di Cristina a Parigi.
La riformatrice sociale

La nascita di Maria segna l'inizio della seconda vita di Cristina. Il clima persecutorio della polizia austriaca si è molto attenuato dopo l'incoronazione del nuovo imperatore ed è quindi possibile il ritorno a Milano, che avviene nel luglio 1840. Cristina, però, a causa della bambina, teme ancora più di prima le maldicenze. Lo stesso Manzoni la farà mettere alla porta quando Cristina vorrà dare l'ultimo saluto alla madre morente del grande romanziere. Si stabilisce quindi a Locate, a sud di Milano, feudo dei Trivulzio da quando il grande Gian Giacomo lo aveva "comperato" dall'abbazia di Chiaravalle.
La povertà, l'ignoranza, le malattie dei contadini di Locate mettono davanti agli occhi di Cristina una realtà molto diversa da quella dei salotti parigini. Pensava di chiudersi nella sua grande casa a studiare e a crescere la sua bambina, invece si lascia prendere interamente dai problemi dell'ambiente che la circonda e così, con l'aiuto di alcune teorie utopistiche ascoltate in Francia - saintsimoniane e fourieriste - si improvvisa riformatrice sociale.

La principessa dal fascino misterioso, civetta e "commediante" per le molte rivali francesi, diventa di colpo una lombarda dai modi pratici e decisi. Prima di tutto vanno sistemati i bambini, ed ecco un asilo che verrà giudicato in termini entusiastici da Ferrante Aporti, poi vengono le scuole, maschili e femminili, con grande scandalo dei nobili lombardi e del buon Manzoni che non capisce perché si debbano istruire i contadini. Il paese si trasforma, dapprima è diffidente, poi accoglie le innovazioni con gioia, anche perché la Signora segue attentamente ogni iniziativa e ne garantisce il buon esito.

Nel frattempo, in sintonia con i nuovi panni indossati a Locate, Cristina studia e pubblica le sue prime opere: il Saggio sulla formazione del dogma cattolico e la traduzione in francese della Opere di Gian Battista Vico, con un'ampia introduzione. Scritti entrambi in francese e pubblicati in Francia, questi libri rendono ancora più ostile nei suoi confronti l'ambiente milanese e non solo milanese. E' il colmo! Non solo questa donna dà lezioni di economia agraria e di buona amministrazione ai proprietari terrieri lombardi, ma invade addirittura il campo della filosofia e - apriti cielo! - della teologia. Nel 1843 Lehman le fa il celebre ritratto.
La rivoluzionaria

I tempi intanto stanno cambiando in fretta. L'intera Europa inizia dal 1845 a dare segni di turbolenza, e Cristina non si fa trovare impreparata. Nel febbraio del '45 rileva una rivista patriottica, la "Gazzetta italiana", in gravi difficoltà economiche e la trasforma l'anno dopo in una rivista, l'"Ausonio", sul modello della celebre "Revue des Deux Mondes". Nel 1846 scrive sotto falso nome la Storia della Lombardia con le critiche al Confalonieri che faranno molto arrabbiare i patrioti milanesi.

I patrioti italiani, negli anni che preparano il '48, sono intenti a litigare tra loro furiosamente e non fanno quindi fatica ad accanirsi anche contro una rivista diretta da una donna. Cristina tira diritto orientandosi sempre più verso una soluzione unitaria e monarchica sotto l'egida dei Savoia. Nel '47 viaggia in tutta l'Italia allacciando rapporti con i maggiori esponenti del Risorgimento: Cavour, Cesare Balbo, Nicolò Tommaseo, Giuseppe Montanelli e molti altri. Fa visita anche a Carlo Alberto.
I disordini a Milano del 2 gennaio 1848 in occasione dello sciopero del tabacco la trovano a Roma. Si parla di un mandato di arresto contro di lei. Da questo momento da giornalista diventa rivoluzionaria. Gli avvenimenti del '48 e del '49 la trovano sempre in prima linea. Dopo le Cinque Giornate arriva a Milano guidando la "Divisione Belgioioso", un gruppo di circa 200 volontari da lei reclutati e trasportati in piroscafo a Genova e da lì a Milano. Nel pieno della battaglia politica muore l’amato segretario Stelzi, che verrà il seguito sepolto a Locate nello stesso cimitero dove riposerà la salma di Cristina. Le vicende del cadavere “imbalsamato” dello Stelzi, raccontate romanzescamente dal Barbiera, alimenteranno dopo la sua morte la leggenda della sua necrofilia.

La delusione per il "tradimento" di Carlo Alberto a Milano la fa avvicinare ai repubblicani ed eccola a Parigi con Carlo Cattaneo a difendere la condotta dei milanesi durante le Cinque Giornate, diffamata dagli emissari austriaci e piemontesi. Delusa dall'atteggiamento del governo francese, si unisce ai patrioti della Repubblica Romana, adoperandosi giorno e notte negli ospedali durante l'assedio della città. Ed ecco un colpo di genio: di fronte all'emergenza ed al caos degli ospedali romani, Cristina inventa le "infermiere". Fino a quel momento negli ospedali ad aiutare i medici c'erano solo i "facchini" per il trasporto dei malati, gli attuali portantini. Da buona milanese, memore delle "dame della crociera" della Ca' Granda, Cristina pensa ad un corpo di volontarie laiche dedite ad aiutare i malati, ad assisterli e a confortarli. Assolda così uno stuolo di dame, di borghesi e ... di prostitute. La presenza di queste ultime, negata da Cristina in una lettera al papa, ma da lei ammessa nel carteggio privato con l'amica Caroline Jaubert, creerà un grave scandalo quando questo carteggio verrà pubblicato a Parigi dall'amica con il permesso, più o meno tacito, dell'autrice.

L'avventura romana finisce, come è noto, molto male. Dopo essersi battuta in tutti i modi per salvaguardare i feriti e i prigionieri, Cristina deve riparare in fretta a Civitavecchia e fuggire a Malta. Da Malta, poi da Atene, e infine da Costantinopoli vengono scritte le lettere sopra ricordate che saranno in seguito pubblicate nel volume Ricordi nell'esilio, un’opera recentemente ristampata in Italia, anche se già irreperibile.

Questo post è dedicato a quella che per me è la prima donna in tutto il mondo


Lorenzo

mercoledì 16 marzo 2011

150 anni dell'Unità d'Italia



Art. 12

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.


Un estratto del discorso del Presidente della Repubblica fatto a Reggio Emilia il 07 Gennaio 2011:

"...L'esperienza del fascismo e della lotta antifascista, della Resistenza in tutte le sue manifestazioni, della grande riflessione e della straordinaria ricerca dell'intesa in sede di Assemblea Costituente, portò al superamento di antiche antinomie e di guasti profondi, condusse al recupero di ideali, valori, simboli comuni che erano stati piegati a logiche aberranti dal nazionalismo e dal fascismo. L'idea di Nazione, l'amor di patria, acquistarono o riacquistarono il loro fondamento di verità e il loro senso condiviso, così come i principi di sovranità dello Stato laico e di libertà religiosa. Apparvero definitivamente rimossi i motivi di separazione o estraneità rispetto al comune risconoscersi in un ordinamento nazionale democratico : sia quelli di stampo confessionale sia quelli di stampo rivoluzionario internazionalistico. Nello stesso tempo, il più granitico argine a ogni reviviscenza nazionalistica, per la pace e la giustizia tra le Nazioni, fu posto nell'articolo 11 della Costituzione e, nella pratica, con la nascita e lo sviluppo dell'Europa comunitaria. E non fu per caso che venne collocato all'articolo 12 il riferimento al tricolore italiano come bandiera della Repubblica. Riferimento sobrio, essenziale, ma imprescindibile. I Costituenti vollero farne - con quella collocazione nella Carta - una scelta non solo simbolica ma di principio...."

Giorgio Napolitano


Lorenzo

lunedì 14 marzo 2011

Adotta un articolo della Costituzione Italiana


Con la manifestazione del C-DAY è nata la proposta affinchè ognuno di noi adotti un articolo della nostra Costituzione Italiana.
Lo stanno facendo molti soggetti singoli e soprattutto scuole.
Io ho deciso di adottare l'Art. 2:

Articolo 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Viene qui affermato il principio personalista, che colloca la persona umana, nella sua dimensione individuale così come in quella sociale, al vertice dei valori riconosciuti dall’ordinamento giuridico.
L’individuo è considerato parte integrante della comunità, inserito perciò in una rete di rapporti sociali, nel cui ambito si creano le condizioni per lo sviluppo della sua personalità.
Le “formazioni sociali” (quali sono, ad esempio, la scuola, i partiti, i sindacati, le collettività locali, le confessioni religiose, la famiglia) risultano, dunque, fondamentali per la crescita dell’individuo e questo spiega perché, sulla base del principio pluralista, ad esse vengono riconosciuti e garantiti gli stessi diritti dell’individuo. In pratica, risulterebbe contraria alla Costituzione qualsiasi legge destinata a sottoporre a controlli di polizia le attività di una qualsiasi associazione.
La norma, comunque, ponendo sullo stesso piano i
singoli e le formazioni sociali, presuppone anche l’idea che nessuna libertà collettiva possa prescindere dalla libertà dei singoli.
Nella parte finale dell’articolo viene affermato il principio solidarista, in virtù del quale ogni cittadino ha il dovere di operare a vantaggio della comunità (ad esempio, rispettando l’obbligo di contribuire alle spese pubbliche, sancito dal successivo art. 53), partecipando attivamente alla vita politica, economica e sociale del Paese.
Fonte del commento all'art.2

Lorenzo

venerdì 11 marzo 2011

Libertà e paura






Dialogo tratto dal film Easy Rider:


George Hanson (Jack Nicholson): Lo sai, una volta questo era proprio un gran bel paese, e non riesco a capire che cosa gli e' successo.
Billy (Dannis Hopper): Beh e' che tutti hanno paura ecco cosa e' successo. Noi non possiamo neanche andare in uno di quegli alberghetti da due soldi, voglio dire proprio in quelli da due soldi capisci? Credono che si vada a scannarli o qualcosa, hanno paura.
George Hanson: Si, ma non hanno paura di voi, hanno paura di cio' che rappresentate
Billy: Ma quando? Per loro noi siamo solo della gente cha ha bisogno di tagliarsi i capelli!
George Hanson: No, quello che voi rappresentate per loro e' la liberta'
Billy: E che di male nella liberta'? La liberta' e' tutto!
George Hanson: Ah si e' vero la liberta' e' tutto ma parlare di liberta' ed essere liberi son due cose diverse. Voglio dire che e' difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada di non dire mai a nessuno che non e' libero perche' allora quello si dara' un gran da fare a uccidere e massacrare per dimostrare che lo e'.
Ah certo ti parlano, ti parlano e ti riparlano di questa famosa liberta' individuale ma quando vedono un individuo veramente libero allora hanno paura.
Billy: La paura pero' non li fa scappare
George Hanson: No, ma li rende pericolosi



Credo che questo dialogo si possa collocare come seguito della giornata dell' 8 Marzo dedicata alla donna.
La paura non è nella libertà in sè finchè la si intende come puro esercizio intellettuale, ma è il vedere una persona libera che spaventa.
Aggiungo che non spaventa il singolo, credo che nessuno possa riconoscere a prima vista una persona che si senta davvero libera, ma è la società intera ad averne paura, e il singolo atto contro la libertà compiuto da un singolo individuo è il braccio armato della società tutta.
Una società ancora in mano alla chiesa, a quei dettami irrazionali e dogmatici che freno qualsiasi tipo di emancipazione.
La chiesa approfitta dell'incertezza e della paura del mondo non per dare delle risposte, ma per allargare la sua influenza nei confronti di quelli, e sono la maggior parte, faticano per pigrizia ad avvicinarsi alle fatiche del pensiero, quindi ben disposti ad abbracciare una fede che dia loro identità e certezze.
L'Occidente moderno senza tolleranza, senza ragione, senza ospitalità, senza dialogo non è molto diverso al più bieco stato pontificio del passato.



Lorenzo

martedì 8 marzo 2011

Venezia e il suo carnevale

8 Marzo

( Foto di Lorenzo )

Dedicata a tutte le donne affinchè si abbia la libertà di portare una maschera solo per divertimento e non per costrizione, ricordandoci che nessuno può essere libero se è costretto a imitare gli altri.

Lorenzo

domenica 6 marzo 2011

Lo dico da subito, quest'anno niente smancerie, pubblicazioni di cascate di mimose per arrufianarsi i vari commenti e sembrare così a favore delle donne ( parlo per me ovviamente e con tono provocatorio)
Quindi non dedico nessun giorno alle donne e il motivo è semplice: questa società odia e usa le donne.
Io, facente parte del genere maschile, vivo in una situazione privilegiata. Nessuna mi guarda il sedere, non mi chiedono prestazioni sessuali per fare carriera ( magari su un treno ), non devo fare "l'ocone" per mettermi in mostra, perchè nessuna donna me lo chiede e per uno come me è il massimo, in fin dei conti mi è andata bene.
Allora questo 8 Marzo lo dedico agli uomini, con questo breve, magari sciocco racconto, ma oggi mi viene così.

Callisto Rossi è il genere di persona a cio non daresti due lire, forse nemmeno una, perchè penseresti che non saprebbe cosa farsene.
La sua vita è abbastanza anonima, a parte l'incombenza della spesa e il dare da mangiare a Fuffo, un gattino trovatello che puntualente, all'ora di pranzo e di cena, fa capolino dal cancello metallico del cortile della casa di Callisto.
Impiegato di concetto presso il piccolo comune di un paesino ai piedi del Monte Rosa è un po' il tuttofare in quel piccolo municipio. Tutti i giorni si trova a dover dipanare pratiche su pratiche, dalle richieste edilizie fino al pagamento degli straordinare dei lavoranti di quel piccolo comune, in pratica due lavoratori, di cui uno portatoredi handicap.
La mattina dell'Otto marzo dell'anno del Signore 1955 Callisto si svegliò come sempre.
Caffè d'orzo, pane integrale, una fetta di lardo abbrustolita e il solito bicchierino di vino bianco, giusto per digerire si diceva sempre.
Il micino, con la sua testolina rotonda e le sue fusa udibili a distanza di metri, gli fece capire che era l'ora della colazione anche per lui: " toh, una fettina di lardo anche per te Fuffo".
Uscì di casa, come tutte le sante mattine , una candela in chiesa, un salto dalla panettiera e via di seguiro.
Ma è proprio dalla panetiera che subì il primo shock, non capendo realemnte cosa stesse succedendo.
Seguite questo dialogo, o cari lettori e lettrici dell'8 Marzo, e immaginate la situazione del povero Callisto Rossi.
"Ciao Callisto" dice la panettiera " oggi sei più sexy del solito" e con uno sguardo ben direzionato in mezzo alle sue gambe la donna terminò i saluti. Ma continuò così " senti Call te lo dico per l'ultima volta, esci con me una sera, non lo saprà mica nessuno sai?, Solo io e te, cenetta intima e poi si vedrà"
Callisto si sentì stranamente intimidito e anche un po' infastidito da cotanta iniziativa. Insomma si sentiva in imbarazzo.
Uscì di corsa, rosso in faccia e con vergogna, mentre sentiva la risata grassa e qualche commento volgare riguardante il suo fisico che la panettiera elargiva alle altre clienti. Seguì pure un fischio di ammiccamento.
In ufficio si imbattè con il sindaco, una signora sulla sessantina, vestita in grigio e con cravatta verde. Dopotutto abbastanza anonima.
Calli!! Vieni da me che ti devo parlare, e lo salutò con una pacca nel sedere e uno sguardo penetrante che Callisto si sentì bucare il cervello e lo fece confondere nei suoi passi.
" Calli, sei il mio preferito e lo sai. Senza di te questo palazzo non saprebbe di nulla. Ma dimmi un po', vedo qui una domanda di trasferimento. Vuoi avvicinarti a casa vero? Motivi famigliari leggo.
Posso fare qualcosa per te, ma...."
" Ma cosa signora?"
" Mi spiego Calli, nessuna dà nulla per nulla, è normale creedo, quindi tu...potresti per me, insomma essere carino"
" Scusi sindaco, carino in che senso"
" Carino, significa carino. Se ti tirassi giù i pantaloni potrei spiegartelo"
Uscì immediatamente da quell'ufficio sbattendo la porta. Un senso di nausea lo colpì, ma resse il colpo. In fin dei conti aveva solo giustamente detto no a quella tizia. Non sarebbe mai sceso a compromessi e favoritismi sessuali.

mercoledì 2 marzo 2011

Sergey Tyukanov

Prosegue il mio viaggio attraverso il fantastico mondo degli artisti del Neosurrealismo.
Questa è la volta di Sergey Tyukanov, di cui vi invito vivamente a visitare il suo sito interattivo fatto con le più avanzate tecniche della tecnologia Flash, composto da più sale virtuali dove si muovono anche persone in modo random.
Entrare nel mondo mistico e surreale di questo artista porta subito a pensare alla sua affascinante tecnica dell'animalismo, stravolgendo sia le leggende favolistiche della sua terra, sia i contesti in cui si trovano gli oggetti dipinti.

Nato il 17 maggio 1955, in Poronaisk, Russia, nel 1981 ha conseguito il Master in arti grafiche. Attualmente lavora e vive a Kaliningrad e Chicago come un artista libero. Il suo lavoro è apprezzato molto negli Stati Uniti e in Europa, dove ha eseguito sue incisioni, dipinti, acquerelli e disegni.
I suoi lavori sono principalmente scene fantastiche o rappresentanti una collettività multiforme fatta di persone e oggetti dove ognuno assume funzioni non proprie, quasi stravolte o estraniate dal contesto dove si troverebbero in natura.
Animali, personaggi di fiabe, sage nordiche, oggetti della sua Siberia, suppellettili della vita di tutti i giorni, sono sapientemente mescolati creando così quei mondi surreali che spesso assumono anche forme rinascimentali e retrò.










Lorenzo