giovedì 17 marzo 2011

Adotta un personaggio del Risorgimento italiano - Cristina Trivulzio di Belgiojoso




Troppo spesso, anzi quasi sempre, quando si parla del risorgimento italiano le figure maschili dominano la scena. I tempi ovviamente erano molto diversi e non si può fare un paragone con la concezione che si ha della donna ai giorni nostri.
Quindi io adotto un personaggio femminile, protagonista di quei decenni e, come sempre, mai ricordata in quanto appunto donna.
Purtroppo questo nome è ricomparso in questi giorni per motivi ovviamente di corruzione, proprio nella Milano dove la contessa operò e nacque e dove lei lascio il suo palazzo per i poveri, costruendo addirittura uno scaldatoio. Si perchè la Lombardia allora era sotto il dominio austriaco e le condizioni della popolazione erano peggiori che in altre parti d'Italia.
Questi austriaci, così venerati dai leghisti di oggi.
E' molto strano come il partito della lega nord snobbi e umili la bandiera italiana, ma quando c'è da far man bassa sulle proprietà di chi il sangue l'ha versato per essa non si crei molto scrupoli. Questo è anche uno dei motivi per cui ho scelto questo personaggio.
Questo post è interamente tratto dal sito Storia di Milano, dove potrete leggerne l'intera biografia e storia.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso

Anteprima

Nata a Milano nel palazzo di piazza sant'Alessandro il 28 giugno 1808 e battezzata nella chiesa omonima con ben dodici nomi, Cristina Trivulzio era destinata ad avere, se non dodici, certamente almeno cinque vite diverse, tutte avvincenti come un romanzo.

E' difficile, tra tanta abbondanza di fatti, atteggiamenti ed idee, trovare gli aggettivi capaci di dirci in sintesi chi fu questo personaggio, troppo noto in vita ed oggi relegato in un angolino della memoria collettiva. (La via Cristina Belgioioso a Milano si trova a Roserio, dopo lo svincolo autostradale, e porta a Pero.)

Di lei si è detto tutto il bene e tutto il male possibile, quand'era in vita e anche dopo la sua morte per molti anni. In seguito, dopo un silenzio durato molti decenni, è iniziato a riaffiorare un personaggio sempre più positivo, sempre più forte, ed oggi esistono numerose sue biografie che la dipingono come un'eroina lombarda, inflessibile e tenace: la "madre di tutti i femminismi".
Soggiorna a Genova, Roma (aprile-maggio 1829), Napoli e Firenze (1830). In maggio è a Ginevra. In queste città, però, frequenta anche personaggi sospetti alla ultrasospettosa polizia austriaca di Milano. Le spie austriache si interessano a lei, già "colpevole" per la bigotta burocrazia asburgica di avere abbandonato il marito. Alla fine, durante un soggiorno a Lugano (giugno-luglio 1830), manifesta aperta simpatia nei confronti del partito repubblicano vincitore delle elezioni in quella città (settembre 1830) ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Le viene ingiunto di rientrare a Milano. Forse non ci sarebbero state sanzioni contro di lei, ma Cristina teme di venire rinchiusa in convento e scappa in Francia. Quel giorno, il 19 novembre 1830, una giovane principessa amante dei balli e delle brillanti conversazioni viene così trasformata in una eroina rivoluzionaria. Confiscati i beni, Cristina si ritrova a ricamare la bandiera per l'infelice spedizione nella Savoia organizzata dai patrioti esuli, infervorati dagli avvenimenti del marzo 1831. In Provenza conosce Augustin Thierry.

Fallita la spedizione, Cristina, che ha speso i pochi soldi che aveva portato con sè (ed ha anche firmato due pesanti cambiali) arriva in aprile a Parigi con una lettera di Thierry per François Mignet.

Il soggiorno a Parigi, dal 1831 al 1840, è un romanzo. Corteggiata da tutti, adorata dal vecchio generale Lafayette, Cristina vive una stagione eccezionale, ancora ben presente nella storia della letteratura francese. Abita da principio in rue Vignon 7 accanto alla Madeleine, scrive articoli sul “Constitutionel” e dà lezioni di disegno e pittura.
Appena riesce a recuperare parte delle sue rendite, apre un salotto famoso in rue d’Anjou, una traversa del Foubourg St. Honoré. De Musset, Balzac, Listz, Heine, Bellini sono innamorati di lei, ciascuno a suo modo. Tutti vengono respinti con garbo e civetteria. Le simpatie si rivolgono piuttosto a personaggi più austeri, agli intellettuali e ai politici che dominano la scena del nuovo regno orleanista di Luigi Filippo, l'ultimo discendente di Valentina Visconti a sedere sul trono di Francia. Tra questi vi sono: lo storico Augustin Thierry, il politico e futuro presidente delle Repubblica francese Adolphe Thiers e infine François Mignet.

François Mignet era un giovane bellissimo, grande oratore e insigne storico. Era stato uno dei principali artefici della rivoluzione orleanista, ma aveva rinunciato subito a trarre vantaggi politici dalla sua popolarità accontentandosi del posto di direttore degli Archivi degli Affari Esteri dove poteva continuare i suoi diletti studi.

Quest'uomo molto schivo e riservato, tanto schivo verso il gentil sesso da sollevare voci su una sua presunta impotenza sessuale, diventerà prima l'amico più fedele e poi il marito segreto di Cristina. Da questo rapporto molto riservato tra i due, dopo una gravidanza semiclandestina a Versailles, il 23 dicembre 1838 nascerà una bambina: Maria.

La paternità di Mignet non sarà mai rivelata apertamente, nemmeno nel loro carteggio, resta un'ipotesi, fondata su numerosi e solidi indizi, che oggi è accettata da tutti. Ufficialmente, per ragioni dinastiche più che economiche, Maria sarà sempre figlia di Emilio di Belgioioso, che proprio in quel periodo era ospite di Cristina a Parigi.
La riformatrice sociale

La nascita di Maria segna l'inizio della seconda vita di Cristina. Il clima persecutorio della polizia austriaca si è molto attenuato dopo l'incoronazione del nuovo imperatore ed è quindi possibile il ritorno a Milano, che avviene nel luglio 1840. Cristina, però, a causa della bambina, teme ancora più di prima le maldicenze. Lo stesso Manzoni la farà mettere alla porta quando Cristina vorrà dare l'ultimo saluto alla madre morente del grande romanziere. Si stabilisce quindi a Locate, a sud di Milano, feudo dei Trivulzio da quando il grande Gian Giacomo lo aveva "comperato" dall'abbazia di Chiaravalle.
La povertà, l'ignoranza, le malattie dei contadini di Locate mettono davanti agli occhi di Cristina una realtà molto diversa da quella dei salotti parigini. Pensava di chiudersi nella sua grande casa a studiare e a crescere la sua bambina, invece si lascia prendere interamente dai problemi dell'ambiente che la circonda e così, con l'aiuto di alcune teorie utopistiche ascoltate in Francia - saintsimoniane e fourieriste - si improvvisa riformatrice sociale.

La principessa dal fascino misterioso, civetta e "commediante" per le molte rivali francesi, diventa di colpo una lombarda dai modi pratici e decisi. Prima di tutto vanno sistemati i bambini, ed ecco un asilo che verrà giudicato in termini entusiastici da Ferrante Aporti, poi vengono le scuole, maschili e femminili, con grande scandalo dei nobili lombardi e del buon Manzoni che non capisce perché si debbano istruire i contadini. Il paese si trasforma, dapprima è diffidente, poi accoglie le innovazioni con gioia, anche perché la Signora segue attentamente ogni iniziativa e ne garantisce il buon esito.

Nel frattempo, in sintonia con i nuovi panni indossati a Locate, Cristina studia e pubblica le sue prime opere: il Saggio sulla formazione del dogma cattolico e la traduzione in francese della Opere di Gian Battista Vico, con un'ampia introduzione. Scritti entrambi in francese e pubblicati in Francia, questi libri rendono ancora più ostile nei suoi confronti l'ambiente milanese e non solo milanese. E' il colmo! Non solo questa donna dà lezioni di economia agraria e di buona amministrazione ai proprietari terrieri lombardi, ma invade addirittura il campo della filosofia e - apriti cielo! - della teologia. Nel 1843 Lehman le fa il celebre ritratto.
La rivoluzionaria

I tempi intanto stanno cambiando in fretta. L'intera Europa inizia dal 1845 a dare segni di turbolenza, e Cristina non si fa trovare impreparata. Nel febbraio del '45 rileva una rivista patriottica, la "Gazzetta italiana", in gravi difficoltà economiche e la trasforma l'anno dopo in una rivista, l'"Ausonio", sul modello della celebre "Revue des Deux Mondes". Nel 1846 scrive sotto falso nome la Storia della Lombardia con le critiche al Confalonieri che faranno molto arrabbiare i patrioti milanesi.

I patrioti italiani, negli anni che preparano il '48, sono intenti a litigare tra loro furiosamente e non fanno quindi fatica ad accanirsi anche contro una rivista diretta da una donna. Cristina tira diritto orientandosi sempre più verso una soluzione unitaria e monarchica sotto l'egida dei Savoia. Nel '47 viaggia in tutta l'Italia allacciando rapporti con i maggiori esponenti del Risorgimento: Cavour, Cesare Balbo, Nicolò Tommaseo, Giuseppe Montanelli e molti altri. Fa visita anche a Carlo Alberto.
I disordini a Milano del 2 gennaio 1848 in occasione dello sciopero del tabacco la trovano a Roma. Si parla di un mandato di arresto contro di lei. Da questo momento da giornalista diventa rivoluzionaria. Gli avvenimenti del '48 e del '49 la trovano sempre in prima linea. Dopo le Cinque Giornate arriva a Milano guidando la "Divisione Belgioioso", un gruppo di circa 200 volontari da lei reclutati e trasportati in piroscafo a Genova e da lì a Milano. Nel pieno della battaglia politica muore l’amato segretario Stelzi, che verrà il seguito sepolto a Locate nello stesso cimitero dove riposerà la salma di Cristina. Le vicende del cadavere “imbalsamato” dello Stelzi, raccontate romanzescamente dal Barbiera, alimenteranno dopo la sua morte la leggenda della sua necrofilia.

La delusione per il "tradimento" di Carlo Alberto a Milano la fa avvicinare ai repubblicani ed eccola a Parigi con Carlo Cattaneo a difendere la condotta dei milanesi durante le Cinque Giornate, diffamata dagli emissari austriaci e piemontesi. Delusa dall'atteggiamento del governo francese, si unisce ai patrioti della Repubblica Romana, adoperandosi giorno e notte negli ospedali durante l'assedio della città. Ed ecco un colpo di genio: di fronte all'emergenza ed al caos degli ospedali romani, Cristina inventa le "infermiere". Fino a quel momento negli ospedali ad aiutare i medici c'erano solo i "facchini" per il trasporto dei malati, gli attuali portantini. Da buona milanese, memore delle "dame della crociera" della Ca' Granda, Cristina pensa ad un corpo di volontarie laiche dedite ad aiutare i malati, ad assisterli e a confortarli. Assolda così uno stuolo di dame, di borghesi e ... di prostitute. La presenza di queste ultime, negata da Cristina in una lettera al papa, ma da lei ammessa nel carteggio privato con l'amica Caroline Jaubert, creerà un grave scandalo quando questo carteggio verrà pubblicato a Parigi dall'amica con il permesso, più o meno tacito, dell'autrice.

L'avventura romana finisce, come è noto, molto male. Dopo essersi battuta in tutti i modi per salvaguardare i feriti e i prigionieri, Cristina deve riparare in fretta a Civitavecchia e fuggire a Malta. Da Malta, poi da Atene, e infine da Costantinopoli vengono scritte le lettere sopra ricordate che saranno in seguito pubblicate nel volume Ricordi nell'esilio, un’opera recentemente ristampata in Italia, anche se già irreperibile.

Questo post è dedicato a quella che per me è la prima donna in tutto il mondo


Lorenzo

15 commenti:

  1. Povera Cristina, sapesse......
    Io scelgo Mazzini, uno che non ha mai mollato, gran cospiratore ,intrighi e contro-intrighi - da bambina sognavo di fare la spia- eppoi era anche un bell'ometto.
    Cristiana

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  2. Verissimo Cristiana, se Lei sapesse che fine ha fatto il suo palazzo....
    Mazzini repubblicano mi piace, come il Cavour, le menti che fecero l'Italia.
    Ho letto, interessandomi appunto su questi eventi che i mazziniani, dopo l'Unità d'Italia, si misero all'opposizione in parlamento, in fede al loro ideale repubblicano e perchè non vennero approvate alcune delle loro richieste riformiste.
    Beh se parliamo di quomini belli credo che Garibarldi li superasse tutti quanti...:DDD
    Ciao e grazie del commento
    Lorenzo

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  3. bellissimo post ........ sai Lorenzo mio padre è un fervente conoscitore del risorgimento e in querstoi giorni è nel suo e personaggi comequesti lo esaltano, giustamente, spiriti che avevano un credo invidiabile specie in questi tempi d'indiferenza . Un bacio

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  4. Lorenzo, con questo Tuo incitare alle adozioni mi ritroverò la casa piena di "figli" :DDDDD

    Scherzi a parte, mi piace anche questa iniziativa. Ok per la Tua bella Beljoioso, io sono affascinata da Eleonora Pimentel Fonseca, donna colta e di grande carattere, che operò per la breve storia della Repubblica Napoletana, contro i borboni. L'idea di una Italia unita iniziò già nel '700, solo dopo un secolo e mezzo l'idea fu portata a termine.
    Le donne che hanno nutrito e portato avanti questo pensiero ne hanno pagato lo scotto più alto.
    Eleonora dopo tante vicessitudini morì impiccata.

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  5. Ciao Lucia, grazie del complimento:))
    Il Risorgimento affascina, nel bene e nel male, ed è un pezzo importante della nostra storia. Diciamoci la verità, è una delle parti della storia che si studia con più entusiasmo, come la storia della Roma antica...forse per lo stesso motivo, già allora faceva piacere vedere la nostra nazione.
    Spero sia piaciuta a tuo padre questa biografia.
    Lorenzo

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  6. hahhahahah Francesca, aprirai una silo pieno di personaggi risorgimentali e articoli della costituzione:DDDDDDD
    Grazie per questo tuo ricordo, un personaggio straordinario la Eleonora, come molte altre donne.
    Questo post infatti è nato proprio dall'idea di mettere in evidenza le donne di quel periodo, le quali diedero un contriburo pari a quello degli eroi uomini.
    Grazie e a presto
    Lorenzo

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  7. Un personaggio molto interessante e spero che la storia le renda l'onore e il merito che le spetti, come per le altre donne di questo entusiasmante periodo della nostra storia.
    Quello che voglio mettere in evidenza è il Tuo spirito con cui metti questi post, sempre originali e davvero a con un occhio di riguardo per le donne. Mi piace la tua coerenza in riferimento alle idee dell'8 Marzo.
    Bellissima la frase finale:)
    Ciao tenerone:DDDD
    Doriana

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  8. Grazie per avermi fatto scoprire questo personaggio che conoscevo appena di nome, affascinante.

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  9. Grazie Doriana,sei sempre generosa con i complimenti, ma il post non lo scritto io, è copiato da un sito sulla storia di Milano, spero si capisca perchè l'ho scritto.
    Riguardo al resto io sono fatto così, per me l'ugualianza è un dato di fatto nel mio privato ovviamente, nella società ovviamente non è così.
    Grazie del tenerone:DD Immagino ti riferisca alla frase finale.
    Lorenzo

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  10. Grazie a te del comento Francesco, è un piacere quando si mettono post istruttivi specialmente su questo argomento.
    Ciao e a presto
    Lorenzo

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  11. Bella iniziativa Lorenzo.
    Affascinante biografia. Complimenti.
    Io non so chi scegliere Lorenzo, pur essendo nata sotto il tricolore, le mie certezze cominciano a vacillare su cosa fu davvero l'Unità d'Italia. E da chi fu veramente voluta e per quali reali scopi...anche alla luce di come è stato ridotto il meridione.
    Quindi non saprei proprio. Devo ancora leggere, documentarmi bene, ho bisogno di sapere dove sta la verità. forse ci hanno mentito per 150 anni. Cmq W L'ITALIA!
    P.S. Solo stasera riesco a commentare, prima non mi faceva proprio entrare nel blog. boh... Ciaooooooooooo!!!!!

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  12. Ciao Miryam:))))))))))))))
    Aribenvenuta. Non capisco cosa possa essere successo, so solo che usare Explorer porta spesso ad avere problemi proprio con blogger a causa di certi counter applicati. Consiglio sempre di usare o Google Chrome oppure Firefox.
    Affascinante personaggio davvero.
    L'unità d'Italia ( ho letto il tuo post)fi una miscela di varie situazioni, tutte vere, nessuna però preponderante l'altra.
    I personaggi del risorgimento furono reali,come reali furono la miriade di motivazioni per l'unità di'Italia: dalla massoneria con i francesi in prima linea, ai Savoia che volevano espandere la loro influenza su tutto il territorio perchè gli austriaci erano un vicino scomodo. In mezzo gli ideali sani dei giovani di allora, libertà, Italia repubblicana, e togliere di mezzo i Borboni e tutti quei duchi sanguinari che dominavano l'Italia, Vaticano compreso.
    Lorenzo

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  13. Grazie Lorenzo chrome davvero sembra più funzionale.
    Ritornando al discorso sull'Unità d'Italia, che non metto in discussione, sia chiaro, trovo che la verità va detta fino in fondo. E che il sud è stato derubato delle sue ricchezze (le industrie meccaniche di Pietrarsa furono depredate di tutti i macchinari e, con i ricavati di quello smantellamento fu data vita alle industrie BREDA al nord, questo è solo un esempio)... deve essere chiaro a tutti, sopratutto alla gente del nord che attua una vera e proprio crociata contro il sud. Questo non significa rivalsa e neanche partigianeria, ma solo una necessità di ristabilire la verità.I cosiddetti "briganti" non erano altro che gente che voleva difendere il proprio territorio dall'invasione dei nuovi padroni, i quali mirarono a distruggere tutto e a "rubare" e sottomettere una intera popolazione. Ed anche dopo l'Unità i governi non hanno fatto mai gli interessi di tutta l'Italia ma solo ed esclusivamente di quella del nord... e al sud non si combatteva la criminalità( sorta per ovvi motivi) anzi la si incentivava per motivi elettorali(un pò come avviene oggi).Salvemini denunciò il malcostume politico e le gravi responsabilità di Giolitti (crack della Banca Romana) con il libro: "Il ministro della malavita" (1910) in cui lo accusava apertamente di affarismo con la criminalità organizzata.
    Non è un caso se vi fu anche , 20 anni fa, un'interpellanza parlamentare sul tema, rimasta inevasa e Angelo Manna fu lasciato da solo.
    La puoi trovare a questo indirizzo
    http://www.eleaml.org/sud/storia/merid1mannaparl.html.
    Credo che solo da una verità storica e accettata da tutti possiamo riacquistare quella dignità nell'unità che poi ci fa sentire davvero una NAZIONE! Ciao e grazie dell'attenzione!
    La pu

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  14. Certo Lorenzo.
    anzi, mi farebbe piacere.
    Colgo l'occasione per fare un'altra riflessione. Lo sbaglio fu proprio quello, forse, di non dar seguito alla proposta mazziniana che era di tutt'altro genere dalle intenzioni di Cavour e dei reali, era quella appunto repubblicana che, se fosse passata, forse le cose sarebbero andate diversamente. La monarchia sabauda, insieme ad uomini di pochissimo amore patriottico, ha procurato ingenti danni al nostro Paese, soprattutto al meridione e poi a tutta l'Italia fino a culminare lo sfascio con l'affidamento del Paese ai fasci del duce.
    Ripeto che non metto in discussione l'unità d' Italia, il cui auspicio era già nell'aria dalla prima metà del 700 e, parrà strano, ma nacque a a Bitonto (Puglia) con la cacciata degli austriaci, metto in discussione invece come è stata fatta l'unità e, soprattutto quello che è stato fatto dopo.
    Tante nefandezze che neppure si conoscono come quella di inviare Lombroso in Calabria a studiare il fenomeno del brigantaggio e tentare di far passare il "brigante" come un delinquente di natura genetica, tanto fece il lombroso, studiando i crani dei calabresi/briganti morti per difendere i loro diritti, teorizzò l'atavismo, teoria chiaramente a sfondo razzista per denigrare la popolazione calabrese e quindi del sud. Tanti sono ancora i misteri rimasti sullo sfondo. Ciao e grazie a te per avermi "sopportato". :))))

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  15. Ohhh dici una cosa giustissima sul Lombroso!
    Credo sia stato il periodo più nero per la nostra scienza. Addirittura pensare che ci siano colegamenti fra azioni malavitose e morfologia del cranio!!
    PS:
    Tieno anche conto che il brigantaggio era un fenomeno presente anche in Piemonte. Nell'alessandrino operava la Banda Maino, e altri gruppi minori, la quale operava rubando ai ricchi francesi ( alleati del Re) per dare ai poveri di queste campagne.
    Come vedi...tutto mondo è paese quando si tratta di oppressi.
    PS:
    ti mando la foto del " Brigante Maino "
    Lorenzo

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