sabato 29 novembre 2008

L'agire

"Agire" significa spesso, ed in modo errato, soltanto "fare".
E sotto il mito dell'efficienza meccanismi impersonali prendono il posto delle valutazioni personali.
Con l'effetto di una irresponsabilità generalizzata.

Lorenzo

La società come clinica

In questi giorni ho sentito troppo spesso parlare del disagio giovanile ( e non) sotto il profilo medico/clinico. Penso che stiamo importando la tendenza americana a clinicizzare tutto. Ogni insufficienza di tipo comunicativo,ogni disagio, viene catalogato come caso clinico, quindi curabile con farmaci, Ritalin, Prozac.... I farmaci non sono un rimedio alla comunicazione mancata, basti pensare che molte persone ricorrono a" farmaci" contrari tipo cocaina o mariuana o altro! Si parla dei giovani, ma non ho mai sentito parlare, in modo serio, di come erano prima di essere ragazzi, cioè bambini.
Noi, trasmettendogli un sorriso,spesso ricambiato, di vittoria su una competizione con altri figli abbiamo insegnato loro la "stupida competizione.
La mia domanda è: perchè riempivamo di baci i nostri figli piccoli per poi fare a gara con gli altri genitori su chi contava meglio? su chi conosceva più marche di auto o sapeva leggere le targhe?
Quanto mondo
sia stato veicolato dalla nostra presenza " attiva" che seguiva i loro itinerari di scoperta, rassicurandoli e mettendoli in guardia in modo che potessero apprendere gli itinerari fiduciosamente praticabili e quelli rischiosi nel loro modo ingenuo di essere al mondo? Quanto invece abbiamo parlato con loro e soprattutto quanto li abbiamo ascoltati?
I bambini non crescono come le piante,dove basta un seme caduto in un terreno adatto,magari preparato con cura .
I bambini crescono bene solo se si parla tanto con loro,non con parole tipo " fai questo,fai quello"ma con parole curiose per scoprire il perchè dei loro movimenti,delle loro congetture con cui i bambini creano lo schema del loro mondo, in cui noi siamo ospiti come compagni di viaggio, non come spettatori. La clinica non sara mai in grado di fare, dopo,quello che fa la buona pratica umana. Anche perchè dopo, quando saranno ragazzi......sarà tardi, non ci faranno entrare nel loro mondo nemmeno come spettatori.

Lorenzo

The ideal Mom

"Tutelare i figli oltre misura significa privarli della vita che un giorno abbiamo dato loro. Troppo spesso ,in questa pratica, si è spettatori . Fare i moderni genitori significa spesso non sopportare di spartire l'azione educativa con adulti esterni portatori di differenze che, per quanto minime, possono interferire con il progetto famigliare di realizzare IL BAMBINO IDEALE."
Lorenzo

martedì 25 novembre 2008

La mia vita



"No.
La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa - da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza - e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "La vita come mezzo della conoscenza" - con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere."

F.Nietzsche

Pare strano ma è così







"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori"
F.De Andrè

venerdì 21 novembre 2008

Nullità


Sentirsi solo è diverso da voler stare da soli.
Stare da soli, per un certo periodo,per qualche ora o per qualche giorno è una esigenza.
Sentirsi solo è sentire il vuoto dentro, una voragine senza fine.
Sentire il nulla.
Il Nulla è un "non-luogo" , io vivo in un non-luogo.
Se vivi in un non-luogo nessuno ti vede........................ quel nessuno è la persona che ami di più al mondo.

Sant'Agostino diceva che la felicità è desiderare quello che si ha, ma a quello che si ha non servi a nulla, dice che non hai mai fatto nulla per lei, beh ti ha rinchiuso in quel non-luogo, pattumiera della tua anima, pronto forse per essere dimenticato.
Se ho pianto di gioia forse quelle lacrime le avevo rubate al dolore

Lorenzo

lunedì 17 novembre 2008

Il favore della moltitudine


"Non cercare il favore della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti.
Cerca piuttosto l'approvazione dei pochi; ma non contare le voci, soppesale!"
I.Kant

domenica 16 novembre 2008

Notte da incubo


Notte da incubo.....ma devo farcela da solo.
...........................senza di lei(......)
Lorenzo

mercoledì 12 novembre 2008

Essere


"La caratteristica di una vita morta è di essere una vità di cui l'altro diventa il guardiano."


Jean-Paul Sarte, L'essere e il nulla

Coscienze


Tradire, parola grossa, forse talmente grossa che non le abbiamo dato il giusto peso.
Che cosa significa tradimento?
Di una persona si dice che ha tradito il Paese, gli amici, la persona amata.
In realtà l'unica cosa che abbia tradito è la sua coscienza.
Ma oggi la coscienza è relegata solamente all'ambito religioso anzichè etico/morale.
Per Kant la coscienza "morale" è un tema centrale: celebre è la sentenza «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me». La coscienza dunque è la "voce" che la legge morale (ossia l'imperativo categorico) assume nelle esistenze umane,tramite la ragione.
Oggi ,questa "voce" è solamente la voce di un Dio,il quale,tramite l'assoluzione,perdona ogni cosa........salvando l'anima.

Lorenzo

Se l'altro se ne va

Quando l'altro se ne va, restiamo senza identità, ci sentiamo nessuno.
Ma è colpa nostra di esserci disimpegnati da noi stessi, di esserci abbandonati, di aver fatto dipendere la nostra identità "dall'amore" per l'altro.
Ma una cosa ricordo sempre:
nel tradimento ciò di cui soffriamo non è il congedo dell'altro,ma la perdita di noi, quella parte importante di noi che avevamo affidato all'altra persona.
Sembra infatti che la vita non sia stata scritta nel segno della fedeltà.
Perchè?
Perchè la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un area protetta.
Ecco il camuffamento dei nomi, per comodità o altro, fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza, per quell'atavico terrore di incontrare se stessi.
La fedeltà, in realtà, è coscienza. Tradire è tradire se stessi.
Lorenzo

lunedì 10 novembre 2008

Sull'uso della ragione come compito etico

















Se l'illuminismo fosse solo una corrente di pensiero o il tratto tipico di un'epoca storica, la discussione potrebbe essere confinata nell'ambito delle dispute filosofiche.
Dopo avere definito lo stato di minorità da cui l'umanità deve uscire come "l'incapacità di servirsi del proprio intelletto", Kant attribuisce la responsabilità di tale minorità all'uomo stesso"quando la causa non risiede nell'intelletto stesso,ma dipende dalla mancanza di determinazione e di coraggio nel servirsene,appunto,senza la guida degli altri".
Quindi c'è una responsabilità a non essere illuministi, che non investe solo le sorti della conoscenza, ma la dignità stessa dell'uomo, che rinuncia a servirsi, proprio di ciò che lo distingue: l'uoso della ragione.
Con l'Illuminismo, il gesto filosofico diventa " gesto etico " e, per effetto di questa saldatura, l'illuminismo non è più solo la caratteristica di un'epoca storica, ma la prerogativa della condizione umana, che non può essere disattesa, se non al costo,come dice Kant " di violare e calpestare i sacri diritti dell'umanità".
E' quindi eticamente doveroso essere illuministi, non solo per salvaguardare l'autonomia del proprio giudizio,ma anche per garantire questa autonomia alle generazioni future,della ui libertà di pensiero siamo responsabili.
quanto basta per dire che l'illuminismo,quindi l'uso della ragione, non è una caratteristica di un'epoca, ma un dovereetico da trasmettere ogni volta che una religione, una visione del mondo, un'autorità, una propaganda tendono a far passare se stesse e i loro contenuti come verità assolute, a cui bisogna semplicemente aderire rinunciando ad indagare.
Questo è il messaggio dell'Illuminismo,non un semplice gesto filosofico, ma una carica di "doverosità etica",per l'emancipazione del genere umano.
La chiesa ,ovviamente è antiilluminista.
Tramite i suoi filosofi e teologi,ha lanciato,da qualche anno, una campagna contro quell'epoca.
Si può riscontrare in quelle tesi solamente una svalutazione dell'uomo.
A parer loro l'uomo è incapace di pervenire da sè a delle verità e quindi bisognoso di un indottrinamento, di una guida, o ,come diceva Kant "di tutori".
Socrate.d'altro canto,riteneva che l'uomo da solo,attraverso il dialogo, poteva cercare la verità tramite l'uso della ragione (come Kant del resto).
Questa è la differenza tra il metodo Socratico e il metodo Catechetico. Chi è persuaso di possedere la verità(i catechesi) ritiene che il compito sia quello di trasmetterla con modalità più o meno intolleranti a seconda delle epoche storiche.

Lorenzo

Sul cattolicesimo in Italia


Tra l'attuale destra italiana e la chiesa cattolica esiste una santa alleanza che è strumentale e non occasionale, dovuta al fatto che a entrambe manca il concetto di Stato e di bene comune.
E' qui non mi riferisco al fatto che l'attuale leader della destra(?) italiana stato sottoposto a svariati giudizi da parte della magistratura, ma al fatto che la destra,per sua natura conservatrice, tende a difendere i privilegi acquisiti più di quanto non tuteli i principi di solidarietà, quali il pagamento delle tasse ecc...
Inoltre è nel codice genetico della destra la difesa dell'individuo quale " libertas a lege" , libertà dalla legge, quindi difesa dei provilegi.
La chiesa cattolica, dal canto suo, condivide con la destra il primato dell'individua rispetto alla comunità, perchè la salvezza dell'anima è individuale. Ed essendo questa salvezza la cosa più importante, la chiesa ha sempre concepito la Stato non come istituzione preposta al bene comune, ma come organismo che ha per suo compito la "limitazione del male", ossia la rimozione degli ostacoli che si frappongono al conseguimento della salvezza individuale, separando eticamente l'individuo dalla società.
Scrive Aristotele nella politica:
Le stesse cose sono le migliori e per l'individuo e per la comunità
e sono queste che il legislatore deve infondere nell'animo degli uomini.
Gli uomini, infatti, hanno lo stesso fine
sia collettivamente che individualmente,
e la stessa meta appartiene di necessità
all'uomo mogliore e alla costituzione migliore."
Al contrario Sant'Agostino scrive nel De civitate Dei:
" Due sono le città: l'una è formata dagli uomini che vogliono vivere secondo la carne,
l'altra da quelli che vogliono vivere secondo lo spirito.
La vera giustizia è solo quello stato fondato e retto da Cristo.


Partendo da queste premesse Rousseau non può che concludere dicendo" Il cristianesimo, lungi dall'affezzionare il cuore dei cittadini allo Stato,li distacca come da tutte le altre cose terrene. Non conosco nulla di più contrario allo spirito sociale."
La destinazione ultraterrena dell'uomo e la conseguente limitazione della sfera di influenza dello Stato risulta evidente dal confronto tra la mentalità greca,che non separa l'individuo dalla società e la mentalità cristiana che questa separazione la effettua di fatto e di principio.
Mi pare proprio che l'attuale destra italiana e la chiesa cattolica sia più vicina ai dettami di Sant'Agostino che ad Aristotele o Rousseau.

Lorenzo

sabato 8 novembre 2008

Sentiero


Se non puoi essere una via maestra, sii un sentiero.

Se non puoi essere il sole, sii una stella.

Sii sempre il meglio di ciò che sei.


M.L. King

giovedì 6 novembre 2008

Sulla vita e sulla morte


L'eutanasia non è suicidio, perchè nel suicidio la pulsione di morte ha il sopravvento sulla pulsione di vita,mentre nel caso dell'eutanasia non siamo in presenza di una devastante pulsione di morte, ma di una voglia di vivereche però al soggetto pare insostenibile per le condizioni in cui versa la sua vita resa possibile solo dalle macchine che sostengono il suo organismo.
La tecnica infatti ha creato un tempo intermedio tra la vita e la morte, dove una vita organica si protrae o in assenza di una vita cognitiva o in conflitto con la capacità di sopportazione del paziente, che in questo caso chiede di essere aiutato a morire.
Di eutanasia si può parlare solo in questo secondo caso in cui si asseconda la libera volontà espressa da un malato di porre fine alla sua esistenza quando si verificano alcune condizioni che la rendono insopportabile.
Perchè quindi tanta incertezza??
Perchè è incerto il nostro concetto di vita, che oscilla tra l'anonimato dell'organismo e quella personalizzata del'individuo che non lascia riconsere alcuma immagine di sè.
Sulla prima posizione è attestata la chiesa cattolica e la convinzione che molti credenti che ,partendo dal concetto che la vita è un dono di Dio, ne chiedono il rispetto fino all'ultimo respiro.
Il problema dell'eutanasia non mette in gioco il valore della "vita" , ma il valore dell'individuo che, in certe condizioni,può non ritenersi degno di sè, e può quindi sentirsi in diritto di decidere di sè come meglio crede.
La scienza fa benissimo ad attenersi rigorosamente al suo sguardo , ma malissimo faremmo noi ad abbassare il nostro sguardo sulla vita e sulla morte a livello dello sguardo scientifico.
Perderemmo nell'ordine:
la nozione di persona a favore di organismo
la nozione di individuo a favore di genere umano
la nozione di vita ridotta a semplice prolungamento del nostro "quantitativo biologico", dimenticando che la vita è essenzialmente biografia, reperimento di un senso, spazio di libertà e di.......decisione.

Lorenzo

L'eutanasia e il diritto a una buona morte


Il diritto di morire non ha a che fare con il suicidio.
L'essere in presenza di una malattia incurabile come causa di morte ci consente di distinguere tra il non contrastare la morte e il suicidarsi, tra il lasciarsi morire e il provocare la morte.

Lorenzo

lunedì 3 novembre 2008

Il principio universale



Scrive Kant:

" Nessuno mi può costringere ad essere felice a modo suo,ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona,purchè non rechi pregiudizio alla libertà altrui.
La sua libertà deve coesistere con quella di ogni altro secondo principi di una legge universale"


Per Kant, libertà e felicità, rappresentano due lati della stessa medaglia.

Se si pretende di sciogliere questo modello fondante della società civile si finisce sicuramente in una sorta di "governo paternalistico" proprio perchè ritiene i cittadini "Immaturi" come se fossero minorenni.

Ma il principio collante di tutto questo è quella "Legge universale" della frase finale.

Io non posso decidere di comportarmi come voglio, devo sempre tenere presente che devo agire come se questo mio comportamento fosse una legge universale, quindi VALIDO PER TUTTI.

NESSUNO MI PUO COSTRINGERE AD ESSERE FELICE A MODO SUO.........ognuno deve poter sciegliere ,liberamente, di essere felice come vuole, senza urtare la libertà degli altri, ma a modo suo, senza costrizioni, senza modelli precostituiti,solo con gli obblighi morali.

Per obblighi morali ,Kant, intende non l'adeguarsi alle leggi di Dio( o della natura)ma è l'uomo stesso che pone i suoi valori morali.

Valori morali sotto l'imperativo categorico ,cioè leggi che seguano principi universali.




domenica 2 novembre 2008

My life in Roma ( and my hearth)


Ogni volta che lascio questa città lascio anche un pezzo del mio cuore.
Ma sono contento che questa mia parte dell'anima sia al sicuro e custodita con amore.