domenica 27 luglio 2008

Democrazia e società complesse

















Habermas ha sempre sostenuto la tesi della democrazia deliberativa ,cioè di quelle democrazie le cui leggi sono si fatte dal centro ma deliberate dal popolo(sotto forma di camere parlamentari).
L'alternativa è ,secondo me,una democrazia non centralizzata(molto di moda oggi in Italia con la nascita del leghismo).
Come dice N. Luhmann,il governo non deve nascere dal centro ma da vari centri,io aggiungo popolari e non, tra cui le leggi del mercato.
E' ovvio, che una democrazia "decentrata",perde quel carattere di univocità sui territori governati,lascia a volte ai singoli l'emanare leggi magari ad hoc.
Habermas nel difendere la sua tesi(da me pienamente condivisa)propone una grande sintesi sul diritto che lascia trasparire una fiducia (tipicamente illuministica) nello strumento giuridico come strumento di mediazione, fiducia della quale oggi si avvertono segnali di crisi.
Come avverte lo stesso Habermas nella prefazione, Fatti e norme vuol essere una risposta allo scetticismo dei giuristi: l’autore avverte già un certo disfattismo nei cultori del diritto relativamente alla mediazione e alla soluzione dei problemi di diritto.
Egli parla poi del “falso realismo” di chi guarda scetticamente al momento normativo, scorgendo in esso una copertura ideologica: contro questa posizione, Habermas è convinto che si debbano prendere sul serio i discorsi normativi. Dal libro traspare una lampante difesa della “democrazia deliberativa” all’interno di una società sempre più complessa, in aperto contrasto con le tesi sostenute dal teorico dei sistemi Niklas Luhmann, il quale è dell’idea che un sistema complesso non si lasci governare dal centro, cosicché salta la politica tradizionale incentrata sullo Stato sovrano. Come scrive Luhmann, “non è possibile governare una società complessa dal centro senza distruggerla”.
Il guaio – nota Habermas – è che se si presta ascolto a Luhmann si rischia di vedere come sola alternativa il mercato, ossia il sistema complesso che si autogoverna. Habermas scrive con l’esplicita intenzione di salvare quanto di positivo egli ravvisa nell’esperienza della statualità moderna (lo Stato di diritto costituzionale), con un’espansione della democrazia e non con una sua rinuncia in favore dell’espansione del mercato: e ciò alla luce della convinzione habermasiana che nel concetto moderno di diritto noi ritroviamo l’idea democratica già sviluppata dai giusnaturalisti classici; detto altrimenti, in Habermas è radicata l’idea di un nesso forte tra diritto e democrazia, anche se gli autori classici (e l’autore pensa soprattutto a Rousseau e a Kant) hanno visto solo una parte del problema. A tal proposito, Luhmann e gli altri critici di Habermas dicono che egli è ancora troppo hegeliano nelle sue convinzioni, che incarnano la “vecchia Europa” della società civile statalizzata, una vecchia Europa che oggi non esiste più.

Nell’approccio comunicativo di Habermas si avverte benissimo una sorta di fluidificazione comunicativa della “volontà generale” di cui diceva Rousseau, tant’è che il concetto di “sovranità popolare” (ogni potere politico nasce dal potere comunicativo dei cittadini) resta centrale nel discorso habermasiano.


Forse Hegel non c'entra molto,sicuramente c'entra una visione della democrazia moderna e partecipativa di cui oggi non ne conosciamo ancora la reale portata.



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