venerdì 30 gennaio 2009

Oggi e la filosofia

Oggi è stata una giornata molto pesante, sul lavoro intendo.
Mattino e pomeriggio lezione in aula poi assemblea dei quadri, di cui faccio parte.
I problemi sul piatto erano molti e, come in tutte le assemblee sindacali, anche le posizioni.
Ho fatto 3 interventi , il primo esponendo la mia visione delle cose, gli altri due per difendere le mie posizioni (intendevo che si finisse con un documento scritto dove risultassero le posizioni nostre) , ma non è di questo che volevo parlare.
C'e stato un episodio che mi ha fatto riflettere molto, e cioè il giudizio di un alto dirigente sul nostro operato partendo dal comportamento di un singolo.
Ovviamente è sbagliato pensare così, ma perchè è sbagliato, su quali principi,in base a cosa?
A questo punto, sto riflettendo che, come al solito, la risposta può venire dalla filosofia,ma che significa pensare in termini filosofici?
La filosofia si preoccupa del logon didonai, cioè del rendere ragione nel senso della restituzione.
La filosofia cerca quello che manca in quello che
è.
Nell’antica Grecia non è libero chi non possiede legami, ma chi possiede legami di appartenenza a una famiglia, chi è riconosciuto e appartiene alla città.
L'esercizio della filosofia dà la possibilità di essere liberi, intessendo legami di verità, riappropriandosi di sé e del proprio tempo.
L’ esercizio dell’ascolto educa ai sentimenti, perché significa dare tempo all’altro e guadagnarlo per se stessi nella relazione di verità, laddove il contrario è il tradimento di chi è nemico.
Il vero filosofico è fatto dalle relazioni che sosteniamo, è ciò che ci sostiene e non ciò che sosteniamo che sarebbe passibile di falsità.
Si è veri allora con gli amici, con la famiglia, con se stessi, con tutti coloro di cui si ha fiducia e con cui ci si può abbandonare,si è veri all'interno di una comunità,fra altri esseri.
Ritornando ad oggi rispondo a quel dirigente con la ragione, che è propria dell'essere umano,
cerco quello che manca in quello che è
Esitono verità di fatto e verità di ragione.
Verità di ragione sono quelle che possono essere anche chiamate "verità espresse da proposizioni identiche", quando cioè il predicato é già implicito nel soggetto.
Le verità di fatto, invece, sono quelle del tipo :"Cesare attraversò il Rubicone". A differenza della verità di ragione, qui il predicato non dice ciò che è già nel soggetto e se sappiamo che Cesare ha varcato il Rubicone lo dobbiamo solo agli storici che ce l'hanno testimoniato empiricamente.
Il paragone è semplice
Le verità di fatto , come é logico pensare, possono essere o non essere : Cesare ha attraversato il Rubicone, ma avrebbe benissimo potuto non attraversarlo senza per questo mutare la sua essenza; questo discorso però non vale per le verità di ragione: la somma degli angoli interni di un triangolo é uguale a 180 gradi e non potrebbe essere altrimenti, perchè sennò non staremmo parlando di un triangolo. In fin dei conti, spiega Leibniz, la differenza tra i due tipi di realtà é solo apparente e se indaghiamo con accuratezza scopriamo che le verità di fatto non esistono.
Quindi,non possiamo giudicare una categoria in base al comportamento di un singolo, perchè il giudizio non è contenuto nel predicato, gli istruttori non sono insensati, è una falsa verità.
Invece si può dire di un singolo istruttore, verità di fatto quindi empirica,ma non contenuta nel predicato.
Lo stesso ragionamento si può applicare per qualsiasi categoria.
Ecco l'utilità pratica della filosofia,avere elementi per ragionare, confrontarsi,per avere quel senso di appartenenza che non si basa su falsi idoli,ma, come dicevano gli antichi greci,appartenendo ad una comunità si è liberi.

“La vita («Limpida meraviglia di un delirante fermento») come mezzo di conoscenza e con questo principio nel cuore penso si possa vivere deliziosamente e finanche tendere fin dove si vuole: l’uomo arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo”



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