Questo 25 Aprile lo dedico a Giorgio Bocca, partigiano, mio corregionale e orgoglio della nostra storia italiana
GIORGIO BOCCA nasce il 28 agosto 1920 a Cuneo, da genitori insegnanti. Cresce nella condizione sociale tipica della borghesia piemontese e da ragazzo frequenta la Facoltà di Giurisprudenza. Per le sue abilità sciistiche e i risultati sportivi, noti in tutta la provincia, si iscrive al Gruppo Universitario Fascista. Le prime collaborazioni giornalistiche sono con il foglio cuneese del Partito Nazionale Fascista.
L'amicizia con Benedetto Dalmastro, a sua volta collegato al capo partigiano Duccio Galimberti - poi fucilato dalle Brigate Nere - lo porterà a fondare dopo l'armistizio le formazioni "Giustizia e Libertà" con cui dopo l'8 settembre, Giorgio Bocca aderisce alla lotta partigiana. Nel 1945 firma le condanne a morte di cinque prigionieri dell'esercito della Repubblica Sociale.
L'uomo di lettere. Bocca inizia a scrivere da adolescente, sospende l'attività sotto le armi e la riprende alla fine della lotta partigiana, sul giornale di Giustizia e Libertà. Arrivano poi le collaborazioni con L'Europeo e Il Giorno, e nell'Italia del boom economico degli anni sessanta realizza diverse inchieste che raccontano e mettono in luce il momento storico del Paese. Con Eugenio Scalfari, nel 1976 è tra i fondatori di Repubblica.
Giorgio Bocca lavora anche per la tv, a cavallo tra gli anni '80 e '90, realizzando programmi per le emittenti della Fininvest di Silvio Berlusconi.
Ma la sua penna non è solo per i giornali. Sono molti i libri che firmerà 1, per raccontare la società italiana, i mutamenti del tessuto sociale e del territorio, il costume, gli infiniti e spinosi problemi dal nord al mezzogiorno. Particolare attenzione al tema del terrorismo, con inchieste e interviste ai protagonisti del periodo.
Lo sguardo di Bocca sulla realtà italiana è rimasto unico nel tempo, sempre originale e spesso spiazzante per le posizioni. Discusse e polemizzò con la riscrittura della Resistenza, in dura polemica con il collega Gianpaolo Pansa. Guardò con attenzione alla nascita della Lega Nord. Fu attento osservatore del fenomeno noglobal.
E lucido nell'analisi fino all'ultimo, nelle interviste rilasciate alla stampa e alla tv. In un'intervista a l'Espresso, Bocca dice: «Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi».
Da La Repubblica
Lorenzo
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