sabato 30 marzo 2013

Enzo Jannacci e la sua fabbrica



Diciamo la verità, molti di noi si erano dimenticati di Enzo Jannacci, e come sempre succede è da morti che certi artisti fanno parlare di sè.
Eppure ci ha accompagnato, specialmente noi più che cinquantenni, per tutta la vita, le sue canzoni sono sempre rimaste un refrain nella nostra mente, sia nel bene che nel male, e ogni volta che si parlava di lui tutti comunque lo conoscevano.
Il motivo è uno solo, Enzo jannacci è l'antidivo per eccellenza, anzi è stato, perchè è scomparso ieri, in silenzio e non perchè si era ritirato dalle scene, ma perchè non ha mai fatto parlare di lui, se non in TV per le sue esibizioni canore.

Lo dico senza retorica, assolutamente in modo sincero, ora si, sento la mancanza. L'idea che sia scomparso mi ha lasciato un vuoto dentro, forse solo perchè tutti sapevamo che c'era, che prima o poi avrebbe fatto sentire la sua voce non bella ma adatta al personaggio, alle canzoni, al suo cabaret.
Jannacci proveniva da quella scuola cabarettistica umoristico-sociale che è stata ed è ancora la scuola milanese, fatta da personagi come Giorgio Gaber, Svampa, Patruno, con puntate però in quella scuola canora genovese allora frequentata da Tenco , Lauzi, e altri.
Personaggio poliedrico e, lasciatemi il termine, policulturale. Medico chirurgo fece parte dell'equipe di Barnard nel primo trapianto di cuore al mondo, per poi specializzarsi in medicina negli USA. Cantante, autore di musiche e canzoni, attore sia di cinema, di teatro e di cabaret e soprattutto, grande creatico artistico, mai banale sempre originale e sottilmente e intelligentemente impegnato politicamente.

Vorrei qui ricordarlo con un brano a mio giudizio toccante, Vincenzina e la  fabbrica. Sembra quasi, ascoltandolo, di sentire il dolore e la solitudine  di questa ragazza che va al lavoro.

Lorenzo




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