Sto leggendo su facebook, e su qualche sito di "pseudo-controinformazione", che molti sono concordi a quanto sta succedendo in Sicilia riguardo lo sciopero dei trasporti in questi giorni.
Molti parteggiano per un movimento, chiamato movimento dei forconi, che, con un linguaggio molto superficiale e qualunquista, se la prende con il governo. Concordo che questo governo ci stia affossando ma mi pongo qualche domanda:
1) Dov'erano costoro quando era ora di scendere in piazza a difesa dell'occupazione?
2) Dov'erano quando molto sono scesi in piazza a sostegnodella lotta contro la mafia?
3) Dov'erano quando a Palermo scesero solo un esiguo numero di studenti a commemorare Falcone e Borsellino
4) Dov'erano per 20 anni quando al governo c'era Berlusconi?
Credo sia molto attuale questo passo tratto dal Nome della Rosa, dove si parla di semplici e di eresie:
Mio Dio, come è difficile.
Bene. Immagina che tu sia un riformatore dei costumi e raduni alcuni compagni sulla vetta di un monte, per vivere in povertà. E dopo un poco vedi che molti vengono a te, anche da terre lontane, e ti considerano unprofeta, o un nuovo apostolo, e ti seguono. Vengono davvero per te o per quello chedici?”
“Non so, lo spero. Perché altrimenti?”
“Perché hanno udito dai loro padri storie di altri riformatori, e leggende dicomunità più o meno perfette, e pensano che questa sia quella e quella questa.”
“Così ogni movimento eredita i figli degli altri.”
“Certo, perché vi accorrono in massima parte i semplici, che non hannosottigliezza dottrinale. Eppure i movimenti di riforma dei costumi nascono in luoghie modi diversi e con diverse dottrine. Per esempio si confondono sovente i catari e ivaldesi. Ma vi è tra essi una grande differenza. I valdesi predicavano una riforma deicostumi all'interno della chiesa, i catari predicavano una chiesa diversa, una diversavisione di Dio e della morale. I catari pensavano che il mondo fosse diviso tra leforze opposte del bene e del male, e avevano costituito una chiesa in cui sidistinguevano i perfetti dai semplici credenti, e avevano i loro sacramenti e i loro riti;avevano costituito una gerarchia molto rigida, quasi quanto quella della nostra santamadre chiesa e non pensavano affatto a distruggere ogni forma di potere. Il che tispiega perché aderirono ai catari anche uomini di comando, possidenti, feudatari. Népensavano di riformare il mondo, perché l'opposizione tra bene e male per essi nonpotrà mai essere composta. I valdesi invece (e con loro gli arnaldisti o i poverilombardi) volevano costruire un mondo diverso su un ideale di povertà, per questoaccoglievano i diseredati, e vivevano in comunità del lavoro delle loro mani. I cataririfiutavano i sacramenti della chiesa, i valdesi no, rifiutavano solo la confessione auricolare.”
“Ma perché allora vengono confusi e se ne parla come della stessa malapianta?”
“Te l'ho detto, quello che li fa vivere è anche quello che li fa morire. Siarricchiscono di semplici che sono stati stimolati da altri movimenti e che credono che si tratti dello stesso moto di rivolta e di speranza; e sono distrutti dagli inquisitoriche attribuiscono agli uni gli errori degli altri, e se i settatori di un movimento hannocommesso un delitto, questo delitto sarà attribuito a ciascun settatore di ciascunmovimento. Gli inquisitori hanno torto secondo ragione, perché mettono insiemedottrine contrastanti; hanno ragione secondo il torto degli altri, perché come nasce unmovimento, verbigratia, di arnaldisti in una città, vi convergono anche coloro chesarebbero stati o erano stati catari o valdesi altrove. Gli apostoli di fra Dolcino predicavano la distruzione fisica dei chierici e dei signori, e commisero molteviolenze; i valdesi sono contrari alla violenza, e così i fraticelli. Ma sono sicuro che ai tempi di fra Dolcino convenirono nel suo gruppo molti che avevano già seguito la predicazione dei fraticelli o dei valdesi. I semplici non possono scegliersi la loro eresia, Adso, si aggrappano a chi predica nella loro terra, a chi passa per il villaggio oper la piazza. E' su questo che giocano i loro nemici. Presentare agli occhi del popolouna sola eresia, che magari consigli al tempo stesso e il rifiuto del piacere sessuale ela comunione dei corpi, è buona arte predicatoria: perché mostra gli eretici un solo intrico di diaboliche contraddizioni che offendono il senso comune.”
“Quindi non vi è rapporto tra essi ed è per inganno del demonio che unsemplice che avrebbe voluto essere gioachimita o spirituale cade nelle mani di catario viceversa?”
“E invece non è così. Cerchiamo di ricominciate da capo, Adso, e ti assicuroche cerco di spiegarti una cosa sulla quale neppure io credo di possedere la verità.Penso che l'errore sia di credere che prima venga l'eresia, poi i semplici che vi sidanno (e vi si dannano). In verità prima viene la condizione dei semplici, poil'eresia.”
“E come?”
“Tu hai chiara la visione della costituzione del popolo di Dio. Un grandegregge, pecore buone, e pecore cattive, tenute a freno da cani mastini, i guerrieri,ovvero il potere temporale, l'imperatore e i signori, sotto la guida dei pastori, ichierici, gli interpreti della parola divina. L'immagine è piana.”
“Ma non è vera. I pastori combattono coi cani perché ciascuno dei due vuole idiritti degli altri.”
“E' vero, ed è appunto questo che rende imprecisa la natura del gregge. Persicome sono a dilaniarsi a vicenda, cani e pastori non curano più il gregge. Una partedi esso ne rimane fuori.”
“Come fuori?”
“Ai margini. Contadini, non sono contadini perché non hanno terra o quellache hanno non li nutre. Cittadini, non sono cittadini perché non appartengono né aun'arte né ad altra corporazione, sono popolo minuto, preda di ciascuno. Hai vistotalora nelle campagne gruppi di lebbrosi?”
“Sì, una volta ne vidi cento insieme. Deformi, con la carne in disfacimento etutta biancastra, sulle loro stampelle, le palpebre gonfie, gli occhi sanguinanti, nonparlavano né gridavano: squittivano, come topi.”
“Essi sono per il popolo cristiano gli altri, quelli che stanno ai margini delgregge. Il gregge li odia, essi odiano il gregge. Ci vorrebbero tutti morti, tutti lebbrosicome loro.”
“Sì, ricordo una storia di re Tristano che doveva condannare Isotta la bella estava facendola salire sul rogo, e vennero i lebbrosi e dissero al re che il rogo erapena da poco e che ve n'era una peggiore. E gli gridarono: dacci Isotta cheappartenga a tutti noi, il male accende i nostri desideri, dalla ai tuoi lebbrosi, guarda,i nostri stracci sono incollati alle piaghe che gemono, lei che accanto a te sicompiaceva delle ricche stoffe foderate di vaio e dei gioielli, quando vedrà la cortedei lebbrosi, quando dovrà entrare nei nostri tuguri e coricarsi con noi, allorariconoscerà davvero il suo peccato e rimpiangerà questo bel fuoco di rovi!”
“Vedo che per essere un novizio di San Benedetto hai delle curiose letture,”
Lorenzo