martedì 7 ottobre 2008

Solitudine e folla


L'uomo della folla, di Edgar Allan Poe, si apre a Londra "sul finire di una sera autunnale". Attraverso la vetrata dei terrazzi del caffè in cui è seduto, il protagonista vede sfilare la grande massa - la "calca" - in decine di categorie sociali che anticipano quelle di questi anni: per esempio, i giovani "con gli abiti attillati, gli stivali lucidi, i capelli impomatati e le labbra sprezzanti" ricordano tanti giovani manager palestra-fuoristrada-gel-Rolex della neoborghesia cafona italiana. Poi, sempre in rigorosa soggettiva, viene attratto dal volto di un vecchio. Lo pedina: e l'inseguimento, in un succedersi di svolte ubriacante e onirico, che si fa a ogni passo più angoscioso, lo porterà per ventiquattr'ore ininterrotte nelle zone più nebbiose, depressive, alienate della città, le zone del proletariato, dove si respirano un "disagio", un'"irrequietezza", una "disperazione" che sono le stesse viste sul volto del vecchio. Al tramonto successivo, l'inseguitore cede, esasperato dal fatto che l'inseguito ("l'uomo della folla") non si fermi mai, che sia come costretto a macchiarsi del "crimine più abietto", cioè "rifugge la solitudine". Ma è davvero una fuga? Nell'inizio del racconto Poe descrive degli impiegati - dei dannati - che procedono "con fare inquieto, gesticolando e parlando tra sé, come se si sentissero soli proprio a causa della folla".

Ho dovuto sorridere in questi giorni, così mi si richiedeva, così ho fatto...........
Lorenzo

4 commenti:

  1. bellissima e affascinante descrizione..credo che si l'insieme del tutto a creare "la folla", comunque sostanza di cui non sappiamo fare a meno..

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  2. Grazie del tuo giudizio Valeria.
    Ho approfittato di questo racconto(bellissimo fra l'altro) per indicare che delle persone non possiamo farne a meno, nel senso che a volte cel le troviamo di fronte anche quando non le vogliamo.
    La folla porta poi solitudine,perchè se non sei uguale a loro..............

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  3. è quello che credo anch'io. possiamo essere contornati da milioni di genti e non assomigliare nemmeno ad una. avere davanti un perfetto sconosciuto e trovarlo talmente vicino a te, al tuo ego, da sembrare pazzesco..eppure così pazzesco non lo è...:D

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  4. Folla e singoli,così uguali così lontani, così diversi a volte vicini

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