domenica 12 ottobre 2008

Tutto l'amore del mondo(on the road)

Venuta meno la promessa di un futuro, genitori e insegnanti non sono più in grado di indicare la strada. La perdita di autorità, il rapporto paritario (quello sbagliato,perchè c'è un modo giusto di essere paritari ma non è questo), hanno lasciato i giovani soli di fronte alle loro pulsioni e alle loro ansie. La famiglia e la scuola non li aiutano più a costruirsi una identità. Gli insegnanti istruiscono, non educano, non rafforzano con riconoscimenti, deprimono piuttosto con critiche e derisioni. quel potente motore di formazione culturale che è l'autostima. L'identità, un bisogno assoluto per ciascuno di noi, si costruisce attraverso il riconoscimento dell'altro. Se questo manca, se famiglia e scuola sono assenti, resta la strada con le sue lusinghe. Non una strada alla Kerouac,piena di esperienze,anche negative, ma con una visione del futuro(L'avventura cosa è se non futuro?),mauna strada con le sue lusinghe di sesso, alcool, droga, nel parossismo di una musica sparata e di una velocità elettrizzante......nichilista. Le conseguenze sono la rimozione del reale per l'incapacità di affrontarla o la frustrazione che spinge verso il divertimento. Il rifugio nel sesso e nella droga è il rimedio per chi non è stato accettato nella realtà a causa dei mancati riconoscimenti. Galimberti dice: “I giovani cercano i divertimenti perché non sanno gioire" Ma la gioia è soprattutto gioia di sé, quindi identità riconosciuta, realtà accettata, frustrazione superata, rimozione ridotta al minimo”. La scuola non fa nulla di tutto questo, svolge i programmi ministeriali, ritiene che il suo compito è istruire, non educare. Così i nostri ragazzi trascorrono l'adolescenza e la prima giovinezza parcheggiati nella terra di nessuno dove famiglia e scuola brillano per assenza, il tempo è vuoto, l'identità non ha riscontri, l'autostima deperisce. Un modo per uscirne è quello di “risvegliare e consentire a giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto”. Nel segreto della giovinezza troviamo come prima figura l'espansività, che vuol dire pienezza, la potenza che esprime lo spirito di sfida del giovane contro gli elementi, l'accelerazione della vita, la coralità giovanile,(noi in coro urlavano no alla guerra in Vietnam!) cioè la sensazione di appartenere ad una comunità nascente, di essere tra giovani prima ancora che nel mondo, lo stupore incantato del riconoscimento da cui nasce la propria identità “attraverso quel palpito che muove migliaia di cuori che fanno un unico cuore” (Aleixandre) per intonare “il canto di tutto l'amore del mondo” (Apollinaire); e pure l'adesione alla pienezza della vita, la passione, l'utopia giovanile che non è necessariamente una fuga nel sogno, ma un pensare con il cuore che immette nel pensiero una corrente di calore. Altre figure sono il viaggio per assorbire visi, parole, moltitudini, per non morire di noia, la sfida per mettersi alla prova, la trasformazione come missione creativa del cambiamento, la riappropriazione di quanto di energia si è depositato “nel sottosuolo dell'anima”. Galimberti avverte che il rimedio proposto non è di facile e immediata attuazione. Esso si trova nel riconoscimento di quello che ciascuno di noi propriamente è, quindi della propria capacità. L'esistenza è giustificata non dalla ricerca di un senso, ma dall'arte del vivere che consiste nel riconoscere le proprie doti e nel saperle mettere a frutto approdando così a “quell'espansione della vita a cui per natura tende la giovinezza e la sua potenza creativa.
Riprendetevi la strada e vivetela...........on the road

Lorenzo,49 anni............ho urlato tutto l'amore del mondo da ragazzo......e non ho ancora smesso.

2 commenti:

  1. Grazie tantissime per questo bellissimo contributo alla discussione.
    L'argomento deve essere interessante, del resto parliamo o dei nostri figli o di noi stessi(se chi commenta è un giovane).
    Hai detto in pratica quello che direbbe uno della nostra generazione che ha vissuto con animo pieno di speranza quegli anni.
    In quegli anni non era una moda essere così, un modo di atteggiarsi, era invece una esigenza che nasceva man mano dentro di noi, vedevamo il vecchio intorno a noi e volevamo ridargli un colore nuovo.
    Il senso di libertà e comunanza era fortissimo, hai perfettamente ragione, sentivamo i nostri coetanei come parte della nostra società,insieme si fanno le cose, da soli si muore.
    Leggere le tue parole mi sembra di vedere ventanni di quella vita, le stesse fantasie, gli stessi bisogni, le stesse politiche.
    Purtroppo anche gli stessi epiloghi.
    I "Radical-shic" e altro ancora,che hanno tenuto al riparo i propri figli perchè il mondo è pericoloso, tappando le ali ad una gioventù che in ogni epoca ha sempre detto la sua.
    Si Marilena, eravamo angeli,volavamo alto,tutti insieme.
    Se si perdeva qualcuno lo aspettavamo.
    Abbiamo sofferto per qualche prematura scomparsa, non tutti reggevano la lotta in famiglia.
    Quando spariva qualcuno ci fermavamo,ricordi? Si parlava ragionando,mettendo in discussione anche cose che non andavano messe, ma si parlava.Poi si ricominciava a correre per la strada e volare.
    Eravamo angeli perchè abbiamo cambiato alcune cose pur nel rispetto dei nostri padri.
    Eravamo angeli perchè chi non sapeva cantare o suonare ballava insieme a noi.
    Eravamo angeli perchè se abbiamo iniziato a leggere i libri negli scaffali delle sezioni,abbiamo da soli imparato a sceglierci le nostre letture,confrontandoci,insieme.
    Eravamo angeli.........qualcuno ci ha tagliato le ali sul più bello, Marilena.
    E gli spazi che abbiamo lasciato ora sono solo un deserto.
    Un deserto televisivo.

    RispondiElimina
  2. Grazie Valeria dell'invito.Lo prenderò molto sul serio perchè serio è il tuo intento e serio è l'argomento.
    Ti anticipo i miei migliori in bocca al lupo. Lo seguirò volentieri

    RispondiElimina