mercoledì 14 marzo 2012

Informazioni che non trovano spazio sui nostri giornali, i due pescatori indiani




Sono due i morti nelle acque indiane, due pescatori del Kerala, un piccolo stato della confederazione dell'India nel sud ovest. La stragrande maggioranza dei suoi abitanti vive di pesca, sia marittima che fluviale, unico sostentamento per l'intera famiglia.
Qualcuno di noi conosce i nomi di questi due pescatori? Io no e credo nessuno lo sappia, perchè non fa notizia. Non fa notizia il nome di una persona morta per una sventagliata di mitragliatore, mentre fa notizia il nome di chi ha sparato, e fa notizia perchè lo vogliamo libero, libero subito, un po' il santo subito urlato a gran voce al funerale di Giovanni paolo II.
Non sto qui a inscenare un processo, non me lo permetterei mai e poi non avrei elementi, ma soprattutto non è questa la sede, come non sto a disquisire se fosse giusto arrestarli in India o portarli direttamente in Italia.
Dico solo una cosa, io della giustizia indiana mi fido, ha fondamenta e tutto l'impianto giuridico anglosassone e pure i processi sono imparziali.
Ma guardiamo la storia dalla parte dell'India, come farebbe un vero viaggiatore( vedi post precedente), oppure immaginiamo come se fosse a parti invertite, un peschereccio italiano attaccato da due militari indiani sul mar Adriantico, magari infestato da pirati i quali depredano un giorno si un giorno no questi lavoratori.
Chi sono i due pescatori innanzitutto: Velentin Jelestin, un padre di due figli adolescenti e Ajesh Binki, orfano di tutti e due i genitori e unico sostentamento per i fratelli minori di 17 e 15 anni.
Erano pescatori, poveri, a volte morti di fame ma pirati credo proprio di no. Ma ve li vedete? Un uomo e un ragazzo, su di una barcarola che attaccano una nave cargo? Ma nnemmeno per gioco lo avrebbe fatto!!!!
Ma quel giorno non stavano giocando, anzi, credo che la parola gioco non sia nemmeno conosciuta per queste popolazioni. Iniziano fin da piccoli a lavorare dalle 10 alle 14 ore al giorno per un tozzo di pane e quel poco di pesce che riescono a racimolare. La maggior parte del pescato viene venduto, così noi turisti occidentali, quando andiamo in India possiamo vantarci che il cibo costa poco, quasi niente e a riderci sopra, e dire quanto si sta bene con i nostri redditi nel Kerala.

Ho scritto quei nomi perchè non dobbiamo dimenticare, come sinceramente esigo che le leggi internazionali siano rispettate e quindi che i due marò siano processati in Italia, ma ricordo anche la nostra rabbia contro quel pilota USA che per gioco uccise tutte quelle persone della funivia del Cermis. la nostra rabbia si fece sentire e anche noi non volemmo che il pilota fosse estradato nel suo paese. Quindi quella stessa rabbia nostra oggi è la loro, della popolazione del Kerala. Stop!!!
LìItalia chiede giustizia per due bravi ragazzi, i nostri militari, fino a prova contraria così li voglio considerare, ma anche L'india chiede giustizia per i suoi bravi ragazzi, due onesti lavoratori anche i loro, brava gente, bravi pescatori e che lasciano almeno quattro bambini orfani.
Chiediamo giustizia no iitaliani per i nostri, chiedono giustizia gli indiani del Kerala, due stati che odiano il colonialismo, che si battono per i diritti civili e, il kerala, unico stato al mondo comunista eletto democraticamente e con un parlamento legalmente eletto, sta che fa parte della democratica India, esempio di lotte non violente e di liberazione dal colonialismo senza colpo ferire, ovviamente tralasciando lotte intestine di tipo religioso.
Una informazione per chi fosse religioso: gli abitanti del kerala sono comunisti al 93% e di religione cattolica al 95%,tutti sul comodino hanno la Bibbia. Dico questo perchè sui notiziari nazionali sta prendendo piede la teoria che i due militari siano trattenuti per questioni inerenti alla campagna elettorale in atto, e che le due fazioni politiche si siano dichiarate "guerra" a forza di colpi di mano e una sosrta di rinascita nazionalista. Nulla di più falso. Se questi giornalisti, che al massimo dell'India avranno visto Goa, con il culo in una sdraio e un cocktail in mano, servito ovviamente da un povero tamil per 100 rupie al mese,avessero almeno letto Arundhati Roy, avrebbe capito che il Kerala è uno degli stati più pacifici e stabili di tutta l'India e sicuramente non terra di pirati.
Ma allora cosa è successo veramente? Questo non lo so, lo deciderà la perizia balistica, a cui parteciperanno come osservatori anche dei nostri esperti. Probabilmente, come sta girando da fonti informative indiane e del vicino stato del Tamil Nadu, si crede sia stata una motovedetta dello Sri Lanka, infatti già 300 incidenti di questo genere sono capitati quest'anno.
Ma la mia domanda è la seguente: perchè il comandante della nave Enrica Lexie ha deciso di entrare in porto, anche se su invito delle autorità indiane, dopo la presunta sparatoria? Mi risulta che poteva anche rifiutarsi visto che pare fossero in acque internazionali.

Lorenzo

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