giovedì 26 novembre 2009

La nuova RAI 3



L'operazione decisa a Palazzo Grazioli. Vota con la destra un consilgiere del Pd. Durissima reazione dell'Usigrai. Vita: "un amaro retrogusto"

ROMA - Alla fine il direttore generale Mauro masi ce l'ha fatto a ubbidire all'ordine di Silvio Berlusconi ed è riuscito a cacciare il direttore di Rai Tre Mauro Ruffini.

Complici in questo atto molto grave, che segna una nuova tappa, del "percorso della "vergogna" che la maggioranza di destra sta portando avanti nei confronti della Rai, il presidente Paolo Galimberti e un consigliere del Pd Giorgio Van Straten. Quest'ultimo addirittura non si è reso neppure conto del ridicolo quando ha dichiarato di aver votato a favore della cacciata di Ruffini: "Il mio comportamento oggi in consiglio di amministrazione si è ispirato a due principi: la valorizzazione della professionalità di Paolo Ruffini e la salvaguardia dell'identità di Raitre".

Ancor più incredibile questa dichiarazione visto che a Ruffini verrà assegnato un incarico inesistente, cioè quello di collaborare con il Direttore Generale nella definizione e nell'attuazione dell'operazione per il passaggio delle attività editoriali da Raisat a Rai, i cui termini organizzativi e amministrativi dovranno essere approvati dal Consiglio di Amministrazione in una prossima seduta. All'intero consiglio Paolo Ruffini, con una sua dichiarazione, ha dato una lezione di dignità: "C'è davvero poco da commentare. Ci sono cose che si commentano da sole. Per me parla il lavoro svolto ogni giorno dalla rete. Un lavoro che è stato ed è sotto gli occhi di tutti e che ha onorato il ruolo del servizio pubblico".

Il "delitto" è avvenuto a conclusione di un consiglio di amministrazione dove è sembrato che regnasse piena armonia. Naturalmente tutto questo a prescindere dalla professionalità di chi è stato nominato al posto di Ruffini, l'ex direttore del Tg3 Antonio Di Bella. Diversi consiglieri si sono affrettati a sottolineare il valore di questa scelta e del fatto che venga mantenuta la direzione a un giornalista di area progressista. Altra argomentazione ridicola: sarebbe stato, infatti, impossibile sostituire Ruffini con un giornalista di nostalgie fasciste o comunque della destra. Scarna la cronaca della seduta. Con otto voti a favori e uno contrario sarà Antonio Di Bella , ex direttore del Tg3, a prendere il posto di Paolo Ruffini. Durissima la reaziuoine dell'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai: " Inquieta la pervicacia con cui si è perseguito l'obiettivo di sostituire un dirigente che stava svolgendo un lavoro unanimemente apprezzato. Sarebbe gravissimo se il nuovo incarico affidatogli si rivelasse una scatola vuota".

"Una scelta aziendale", ha commentato la nuova nomina Paolo Garimberti che ha sottolineato di voler essere "il presidente di un'azienda normale". Insomma quasi a giustificare tra le righe che il ruolo svolto da Ruffini fosse in qualche modo fuori dalla norma. Non solo, ma ha dimenticato che in un'azienda normale le nomine si fanno in sede cioè a Viale Mazzini e no a Palazzo Grazioli, residenza pubblica-privata del presidente del Consiglio, abitualmente luogo di feste e festini.

Tuttavia la decisone del Cda, ripetiamo per non essere fraintesi, senza voler meno alla professionalità di Di Bella, ha il sapore di un disegno politico ben preciso per estromettere l'uscente direttore e la sua scomoda programmazione.
Sergio Zavoli, Presidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza sui servizi radiotelevisivi ha detto: ""Non si puo' negare alla Rai il diritto, addirittura il dovere, di esercitare i suoi poteri. Cio' che nella sostituzione del dottor Ruffini e' parso tuttavia esorbitare da criteri giurisdizionali sono stati tre elementi: l'estenuante lentezza della decisione; l'assenza di motivazioni che accreditassero la natura professionale del provvedimento; l'incongrua, nuova collocazione escogitata per giustificare un esito di cui la politica stessa, certo non estranea alla questione, non credo possa menar vanto".

Dello stesso parere anche anche il senatore del Pd Vincenzo Vita, membro della commissione di Vigilanza Rai : "È certamente la scelta di un ottimo professionista che porterà avanti un'esperienza del valore della rete di cui si celebra il trentennale della nascita. Rimane un amaro retrogusto la modalità con cui è stato avvicendato un direttore della capacità di Paolo Ruffini, che ha avuto il merito di condurre in modo tanto efficace una parte essenziale del servizio pubblico".
D'altra parte molti esponenti politici e della società civile si erano espressi in merito, definendo questo avvicendamento come un grave errore aziendale senza una vera e plausibile motivazione.

Fonte


Lorenzo

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