martedì 3 novembre 2009

Sulla libertà - parte seconda



Che cosa è la libertà?

Parto dal decisivo studio di Schopenhauer sul libero arbitrio per dire che questo argomento non si tratta tanto di discutere se io posso " fare ciò che voglio" ma " se io posso volere ciò che voglio".
Riguardo lla prima impostazione chiedere se posso fare ciò che voglio equivale semplicemente a indagare se colgo il significato della legge come forma generale di valutazione della condotta; capire una legge significa essere capaci di trasgredirla: ancor di più, equivale a trasgredirla effettivamente come interiorizzazione reale dei due campi che il suo limite segnala.
Hegel vide quel confuso " affare" della mela nel giardino dell'Eden; infatti disobbedire alla proibizione è l'unico modo per conoscerla per un essere razionale, ma infrangendo ciò, io penso, abbiano perso la libertà.
Non occorre che io insista molto su questo punto, Kant su questo è stato molto chiaro.
Naturalmente fare ciò che voglio può sembrare in antitesi con la legge, ci si sente legati.
E' desolante vedere come ancora ai giorni nostri ci siano " governanti " che si rifanno nei loro discorsi alla libertà per poter infrangere " liberamente " la legge.
Questa libertà la chiamano democrazia, se sono condannato per chè ho infranto la legge debbo rimanere per difendere la democrazia.
Nessuno gli ha risposto con argomenti sensati, si è preferito rimanere sul ring dello scontro politico!
Trovo desolante, e l'ho scritto sia in miei post che in qualche commento qua e là, quanto ho letto riguardo la libertà di stampa, di parola, di pensiero. Il tutto è rimasto nell'ambito se c'è libertà o no, se era in pericolo la democrazia.
Da un punto di vista politico concordo, ma la politica è dialettica e lotta, è l'arma non il soggetto da difendere.
Non c'era da difendere nessuna democrazia, non era in pericolo nessuna libertà, non si è cercato di cambiare il concetto di libertà di stampa.
Ci sono semmai degli spazi poco democraticamente occupati; c'è un uso personalistico della stampa non della libertà. Ecco dove abbiamo perso energie e dove si continuerà a perderne, restando tutto così come era.
Anzi addirittura non se ne parla più.
Obiettivo sbagliato.
Linguaggio errato
Sartre ha già stabilito nella sua epoca che " la libertà trova da ogni parte impedimenti e ostacoli che non ha creato; ma questi ostacoli sono il frutto proprio della libertà umana".
Questi ostacoli non li crea la libertà in sè, ma l'uomo libero, quindi si deve discutere di leggi, non cosa sia o se c'è libertà. E' una contraddizione.

Segnala adeguatamente Sartre " risulta necessario precisare, contro il senso comune, che la formula essere libero non significa ottenere ciò che si vuole, ma determinarsi a volere, impegnarsi a ciò".
In poche parole il successo nulla ha a che vedere con la libertà.
Queste frasi mi portano a riformulare la domada : posso fare ciò che voglio??
La risposta arriva quando mi chiedo : posso volere ciò che voglio?
Posso scegliere ciò che voglio e sotto questo aspetto sono libero, ma non posso scegliere il volere stesso che determina la mia scelta. I miei motivi mi condizioneranno inesorabilmente , ma devo fare i conti con la rigorosa necessità di qualunque altra causa del mondo fisico.
Devo anche fare i conti con la legge degli uomini liberi.
Traggo anche un'altra conclusione, la libertà di volere non dipende dalla libertà in sè, ma dal carattere della persona.
Ognuno ha il carattere che vuole ( libertà di essere) perchè il suo volere non è altro che suo carattere.( Schopenhauer)
Ognuno è ciò che liberamente vuole essere.
Ma vi è anche una condanna nell'essere liberi.......ma qui andremo troppo a parlare di Sarte, nell'essere obbligati ad essere liberi; l'uomo gettato nella sua libertà.

Lorenzo


5 commenti:

  1. Logos, post interessantissimo.
    Hai reso bene l'idea del concetto di libertà...e poi io adoro Schpenhauer!

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  2. Grazie Stella, anche a me piace molto e poi la sua filosofia è di derivazione kantiana.
    Lorenzo

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  3. Una canzone di Giorgio Gaber recitava."LA LIBERTA' E' PARTECIPAZIONE", e, in un governo come il nostro, dov'è la partecipazione del popolo nelle scelte più importanti?
    E pensare che c'è ancora chi definisce il nostro paese una repubblica democratica.
    Un salutone.
    JOE BLACK.

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  4. Hai ragione Eli, dov'è la partecipazione?? Non c'è ed io aggiungo oltre per pigrizia anche per vigliaccheria. Io non scelgo così non posso essere " colpevole" se la partecipazione democratica ha deciso per il contrario, oppure non mi prendo responsabilità per le conseguenze.
    In questo modo hai ragione a citare Giorgio Gaber, l'assenza di partecipazione uccide la democrazia, non si crea più quella barriera che divide dal poter desiderare al poter agire.
    Diventano due libertà identiche ma usufruibili da pochi ( i più furbi).
    Un liberissimo abbraccio compagnesco alla sorella della stella più bella e brillante del firmamento.

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  5. Grazie Eli, ricambio volentieri.
    Ero stanco, ma avevo voglia di rispondere e se non ne avessi avuto voglia comunque un minimo di rispetto, se si ha tempo, ovviamente lo si deve.
    Grazie della comprensione.
    Lorenzo

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