giovedì 14 gennaio 2010

Il Giudizio secondo Kant (.....e secondo me)




Tra la ragion pura, ossia i concetti della natura della filosofia teoretica che consentono di conoscere il mondo dei fenomeni, e la ragion pratica, che è sostanzialmente il concetto della libertà dell'uomo razionale, esiste, fino a quando non si perviene al principio del Giudizio, un abisso.
Unire conoscenza della natura, un mondo dominato dal determinismo fisico e meccanico, e mondo della libertà, cioè la sfera delle attività umane liberamente scelte, significa quindi ricomporre due sfere distinte in modo rigoroso, provando, per giunta, a trovare un principio che consente di pensare la natura in modo che le sue leggi si accordino con la libertà dell'uomo.
Il principio del Giudizio è un principio a priori. Non ha un ambito di applicazione proprio, e quindi non ci fa conoscere nulla, ma si esercita sul sentimento, come riflessività sul piacere e sul dolore.

«Il Giudizio in genere - scrive Kant - è la facoltà di pensare il particolare come contenuto dell'universale. Se è dato l'universale (la regola, il principio, la legge), il Giudizio che opera la sussunzione del particolare (anche se esso, in quanto Giudizio trascendentale, fornisce a priori le condizioni secondo le quali soltanto può avvenire la sussunzione a quell'universale), è d e t e r m i n a n t e . Se è dato invece soltanto il particolare , ed il Giudizio deve trovare l'universale, esso è semplicemente r i f l e t t e n t e.»

Il Giudizio determinante
In generale, il Giudizio è facoltà di giudicare, nel senso di collegare un oggetto della realtà assunto nel pensiero ad un predicato, e quindi di pensare quel particolare oggetto come contenuto in relazione al generale ed alle sue leggi. Quando questo avviene nell'ambito della ragion pura, che si trova facilmente a disposizione le sue forme a priori, il Giudizio è determinante, nel senso che esso determina i dati, le forme, i contenuti della conoscenza in modo scientifico.
Ma c'è - avverte Kant - un altro tipo di Giudizio.

Il Giudizio riflettente
Quando, al contrario, si da un particolare all'intuizione sensibile, ad esempio l'ascolto di un brano musicale o l'assaggio di un manicaretto, ciò che colpisce non è la legge naturale, ad esempio l'acustica del violino o la percezione del salato, ma un dato sensibile che provoca la solleticazione di un piacere (od anche di un dolore). Il Giudizio, alle prese con concetti che non stanno a priori nell'intelletto, si può anche sforzare di trovare elementi unitari (come fece Linneo classificando gli animali) o come potremmo fare noi, ordinando i nostri cd secondo lo stile musicale. Questa libertà di scegliere non è ancora scientifica, anche se nel caso della classificazione biologica ci proponiamo di fare scienza, di trovare cioè un legame che comprenda tutti i fenomeni presi in considerazione secondo un principio universalmente valido.

In sostanza, il Giudizio riflettente ha un campo di applicazione vastissimo. Si può occupare di questioni vitali come pure di sciocchezzuole.
Kant,ovviamente, tese ad occuparsi di problemi seri e, nel caso della natura in generale, egli riaprì una discussione importante nella storia della filosofia: quella della finalità della natura. Ma altri terreni di riflessione sono notevoli, in particolare quello del giudizio estetico e dei relativi concetti di bello e sublime, nonchè, nell'ambito della produzione artistica, la definizione di genio creatore, non solo in grado di riprodurre la natura, ma anche di interpretare situazioni e suscitare piacere, commozione, sentimenti umanitari.

Nessun commento:

Posta un commento