martedì 15 febbraio 2011

Pietre


Gli piaceva contare le pietre nel cortile, posizionate in rigorose file verticali. Se l'ultima fosse stata di numero pari allora la giornata sarebbe stata positiva, il contrario no.
Unico problema, il cortile era sempre lo stesso e quei sassi, segno del suo destino, non terminavano mai sempre pari o sempre dispari alla consueta conta mattutina.
C'era un che di magico in quella storia, forse il segno che tutto fosse già scritto, in quell'ammaso di pietre umide e grigie, giorno dopo giorno, per tutti i restanti giorni della sua vita.
Il suo nome era Mario detto " il canapia" per via del suo nasone enorme.

Francesco e Floriano pedalavano all'impazzata nel tentativo di superarsi uno con l'altro con le loro biciclette. " Mollala dai, non ho voglia di correre", ma l'idea di vincere lui oggi gli donava una forza sovrumana in quelle gambe magre e ossute, dure come la pietra.

Marta stava preparando la colazione per il suo ragazzo, doveva andare a scuola, quinta superiore all'istituto tecnico ITIS " A.Volta " di una città nebbiosa e pietrosa del sud del Piemonte.
Si stava lavando i denti il suo ragazzo, orgoglio di madre e unico figlio di lei, vedova e stiratrice in un istituto per ciechi del comune.
Latte e caffè, biscotti e l'immancabile panino al prosciutto cotto per la colazione a scuola.
"Quanto mangia il mio ragazzo!", penso Marta un po' triste per paura di non farcela con i soldi che riusciva a racimolare nel mese.
Uscirono insieme, ma le due vie si separarono appena svoltato l'angolo. Ciao Mà, disse Claudio, il suo ragazzo, tirando un calcio ad una pietra. Quasi per sport, quasi senza pensarci.

Il carico di pietre arrivò appena in tempo. Erano pietre di fiume, da sminuzzare finemente per ricavarne sabbia per l'edilizia. quelle più piccole diventeranno ghiaia da mescolarsi con il cemento per le colonne portanti dei ponti ancora in costruzione sui fiumi che circondalo la città pietrosa e nebbiosa di quel sud del Piemonte.
Dai scaricalo qui, disse Pietro con tono imperante, da vero padrone che sapeva il fatto suo.
" Ti  avori cuntè?" le vuoi contare, rimproverò fra il seccato e il divertito Pietro Pietrangeli, camionista a cottimo della ditta di trasporti edilizi, il quale aveva una fretta orba e attendeva la firma del padrone per poter rifare un altro viaggio di pietre di fiume.

I fiumi hanno sempre avuto una grande importanza per quella città nebbiosa e pietrosa del basso Piemonte. Addirittura ne aveva tre intorno e per molto tempo costituì il sostentamento per molte industrie della zona.
Trasporto con le barche, pescatori, estrattori di pietre e ghiaia, cercatori d'oro, ceramicai ecc.
Ma i fiumi servivano per il trasporto dei prodotti che venivano da fuori: olio di oliva, legname, sale; il tutto trasportato su pesanti imbarcazioni, fino a che, qualche volta, non si incagliavano fra le pietre dei fiumi quando essi erano un po' in secca.
Anche la natura ha sempre detto la sua su questa terra.


Guido era il migliore in tutto. Matematica, fisica, italiano, componimento, latino. Ma al contrario degli altri " violini" non se ne vantava, anzi, aveva un aiuto sempre per tutti e casa sua invitava spesso suoi compagni di scuola. Memorabile quel pomeriggio nebbioso e freddo quando nella sua stanzetta diede dimostrazione a tutti di sapienza e intelligenza. Parlò ininterrotamente di geologia per due ore terminando la sua lezione una dissertazione sulle pietre preziose.

Il braccio si alzò di scatto, tirò la "pietra", dopo averle strappato la linguetta di sicurezza contro il camion carico di esplosivo dell'esercito tedesco. Mario da quel giorno smise di contarle se fossero state dispari o pari.
Francesco e Floriano, partigiani in Val Borbera, impararono a correre e marciare di notte per i sentieri montagnosi e impervi di quelle zone, sasso dopo sasso arrivarono uniti alla vittoria. Non fecero mai a gara su chi arrivasse per primo, il gruppo era troppo importante.
Claudio gioì quando uccise il primo ufficiale tedesco in una imboscata. Lo vide cadere come un sasso a terra, gli occhi sbarrati e lo sguardo da squalo che sempre lo contraddistinse. Dedicò quella pallottola a sua madre Marta, deportata in un campo di concentramento in Germania. Aveva sempre nascosto a lui il fatto d'essere ebrea.
Pietro Pietrangeli imparò il valore della solidarietà e della dignità di lavoratore il giorno che si prese a pugni con un suo collega e dopo aver tirato un pietrone contro il vetro di quest'ultimo. I due si guardarono, dopo essersele date di santa ragione, e decisero di coalizzarsi insieme ad altri trasportatori. Ora è un alto dirigente sindacale, al confino obbligato.
Guido è professore all'università di Torino. Ha rifiutato di prestare giuramento al fascismo. Insegna ora in privato presso la sede in Francia del PSF , a Lyon, ai figli degli emigrati italiani fuggiti durante la dittatura fascista.

Storie di uomini e donne, di pietre, di anime indurite, di persone vere che costruirono questa nostra Italia, gettandone le basi per una futura nazione libera.
Forse erano poco più di dieci i professori che rifiutarono la tessera fascista. Forse erano un centinaio i partigiani in Val Borbera il giorno dell'attacco al carico tedesco, forse poco più di mille gli attivisti sindacali in Italia deportati al confino, ma tutti cambiarono questo mondo e ce lo consegnarono intatto e libero
Noi internauti saremo un miliardo e continuamo a discutere su cosa fare.

Lorenzo

10 commenti:

  1. Queste sono le vite vere, Lorenzo.
    Le persone ke hanno fatto la storia....gente comune, umile, lavoratori, professori...gente che non si è mai piegata! Quetse sono le nostre pietre....peccato che oggi nessun sappia più costrire neanche un argine!
    Un bacio, Lorenzo
    Questo tuo racconto tocca corde profonde!
    Elisena

    RispondiElimina
  2. Struggente - questo racconto- quando ci si immedesima in quei giovani puri e coraggiosi, esaltante quando si pensa che sono riusciti ad averla vinta e a gettare le basi della nostra Italia. Perciò dicevo , nell'altro post,che quello è stato il periodo dell'Unità, da nord a sud,ma ormai quell'unione l'abbiamo perduta da tempo e sono riaffiorati i rancori e tutto si è via via sfasciato, culminando in questo ultimo periodo che, penso, sia il più buio della nostra Storia moderna.Quei ragazzi,quelle amicizie, non esistono più, perchè la speranza è svanita insieme ai sogni di tanti giovani e meno giovani.
    Tu sei riuscito a tratteggiare, in un breve racconto, lo spirito e il carattere di quegli anni e sembra impossibile che ne sia passata solo una sessantina da quando anche un gioco con dei sassi poteva dare un significato alla vita. Ora il trastullo dei giovani è il pc, ma raramente usato per sapere e conoscere, più spesso usato per sfidarsi nei video-giochi.
    Sei portato a scrivere, facci godere!
    Cristiana

    RispondiElimina
  3. Scusa l'assenza dal tuo blog Lorenzo, ma sono stata davvero molto impegnata e sai quanto invece ci tenga a mettere sempre un commento o una opinione.
    Un racconto! Ma wow! Come prima volta non è mica male, sei davvero bravo. Faccio mio il commento di Cristiana, se me lo permette, perchè ha indovinato la sostanza del racconto con una giusta interpretazione e sono sulla sua stessa lunghezza d'onda quando si riferisce ai partigiani e alle persone vere.
    Mi è Piaciuto davvero tanto il passaggio temporale dei ragazzi, come li hai dipinti e come hai dipinto la nostra città: umida e pietrosa, per via del porfido in abbondanza nelle vie del centro. Dicevo del passaggio temporale e l'attimo dopo sono passati dalla spensieratezza giovanile alle battaglie partigiane, quasi come un continuum obbligato.
    Davvero bravo, scrivi ancora di questi racconti che è un piacere leggerli.
    Doriana

    RispondiElimina
  4. Ciao Lorenzo.....che bella cosa hai scritto....uno spaccato del quotidiano di persone qualunqui .......la storia delle loro vite, peraltro diversissime .....ma legate da un filo di....pietre....materia di per sè inerte che in molti casi diventa un simbolo....e tu sei riuscito a trasformarle in questo simbolo.....adesso anche narratore...nn ho parole davvero....hai tutta la mia ammirazione..
    ciao nera_luna

    RispondiElimina
  5. PETRA
    Petra canticchia un motivetto leggero mentre mima passi di ballo nella cucina scura, e coinvolge la nonna, che si schernisce riottosa.
    E' roba da giovani, ed io sono vecchia. Le dice ridendo quando Petra le stampa un bacio sulla guancia e la saluta, è ora che io vada, ed inforca la bici, sfidando la nebbia e sicura dei luoghi, con una missiva nascosta nel petto e la pistola a portata di mano.
    Claudio l'aspetta infreddolito sulla sponda e quando lei arriva la prende tra le braccia e a lungo la bacia.
    Mi togli il fiato, Petra gli dice, mentre ride contenta dell'amore di Claudio, di quelle sue braccia forti e del suo ciuffo ribelle.
    Gli porge il messaggio che il gruppo da giorni aspetta e chiede notizie di Guido, di Francesco e Floriano, e di Pietro, che le famiglie vorranno sapere.
    Fate attenzione. Si raccomanda
    Attenta tu. E Claudio la stringe e mai vorrebbe che andasse via, ma la strada è tanta ed anche le piante hanno occhi e già troppo a lungo Petra s'è trattenuta, non bisogna destare sospetti, che la guerra non si vince con i baci, seppur l'amore, ecco...... l'amore è la ragione che li spinge a lottare.


    Il tuo racconto, Lò, è bellissimo, ben scritto e vivido d'immagini e d'emozioni.
    Bello il passagio temporale.
    Bellissima l'idea delle pietre, come motivo di raccordo, tra i vari personaggi.
    Le pietre sono solide ed incorruttibili: l'analogia più giusta per ricordare la lotta partigiana.
    Resisterano quelle pietre anche al revisionismo in atto nell'oscurantismo di questa nostra epoca, che vuole ciecamente equiparare, al di là della giustezza dei principi, le sacrosante ragioni dei partigiani, con quelle inique dei combattenti di Salò

    Petra, è la staffetta, nel gruppo dei tuoi partigiani, per ricordare le donne, tantissime, che hanno contribuito con determinazione, impegno e grandi sacrifici a sconfiggere l'odio del fascismo.

    RispondiElimina
  6. Bellisimo il tuo post, Lorenzo e altrattanto bello ed infiammante è il commento di Amaranta!
    Ke squadra :))))))))!!!!!!
    Elisena

    RispondiElimina
  7. le pietre , filo conduttore di questo racconto , emozionante , molto bello
    complimenti Lorenzo

    ciao buona giornata
    valerio

    RispondiElimina
  8. Ringrazio davvero di cuore per questi commenti gratificanti riguardo a questo mio miniracconto.
    Mi sono cimentato in questa " avventura" un po' per gioco un po' perchè avevo voglia di scrivere qualcosa sulla mia terra. Mi sembrano due buoni motivi per provarci anche se so che il risultato è modesto tenendo conto che voi che mi avete commentato siete tutti ben più bravi di me in questo genere di post.
    Raccontare, inventarsi una storia, è un altro modo per comunicare sensazioni o pensieri riguardo un qualcosa. Nel mio caso sono persone normali, che potremmo aver conosciuto tutti quanti, ma con un qualcosa in più: hanno sentito gli eventi cambiare, hanno deciso che era venuta l'ora di dare il loro contributo, e non si sono tirati indietro.
    Perchè le pietre. Lo avete bel detto tutti voi, rappresenta la durezza della vita e di una terra che poco dà a loro, ma passo dopo passo tocca a noi permettere di darci i suoi frutti.
    In questo caso quel frutto si è chiamato libertà.
    Grazie di cuore dei vosti commenti.
    PS:
    Petra è l'unica rimasta viva ancora oggi. E' invitata in tutte le riunioni per parlare della sua esperienza, dell'esperienza partigiana, di tutte quelle donne che si sono sacrificate il doppio perchè quando il nemico non sa più cosa prenderti cerca a tutti i costi di prenderti il corpo, per umiliarti.
    Non ha mai partecipato a trasmissioni televisive, un qualcosa, nella sua anima, le ha sempre detto di starne lontana.

    Lorenzo

    RispondiElimina
  9. Pedra è una donna intelligente!!!!!!!
    Lorenzo, l'hai scritto talmente bene ke io credevo ke le persone da te descritte fossero esistite davvero. Altro ke se non sei un ottimo scrittore......e poi, con la nostra mentepatia abbiamo scritto entrambi qualcosa sui sassi e questo non mi sorprende affatto.
    TVB
    Elisena

    RispondiElimina
  10. PEDRA è la sorella, intelligente anche lei. Ha un figlio che adora e lui ricambia questo amore materno con il migliore dei doni che un figlio possa fare ad una madre. l'ammirazione.
    L'ammira perchè sempre sorridente nonostate quello che ha passato.
    L'ammira perchè i suoi occhi si illuminano quando lo vede.
    L'ammira perchè nonostante si possa litigare lei non ha mai chiuso le sue braccia intorno al suo petto senza prima provare il dolore di madre.
    L'ammira perchè è una donna e madre nella stessa misura.
    Lorenzo

    RispondiElimina