venerdì 3 luglio 2009

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Ciò che si presenta in modo velato non è un fine a sè, ma un invito allo svelamento.
Il cinico ( da intendere come filosofo della filosofia cinica, Diogene per capirsi) agisce come guitto ontologico, sa che la sua messa in scena verrà capita ( come i comici e i satirici odierni).
R.Benigni non farebbe mai un film se sapesse di non essere capito, eppure molte cose sono velate, ma sono lì per essere comprese da un terzo (noi).
Tutto è collegato, la scommessa dell'ironia implica intelligenza dello spettatore.
Troppo spesso abbiamo invece assistito ad opere, anche filosofiche, dove solamente il senso estetico era messo in scena, nulla da svelare, da comprendere. Lo spettatore è solo un fruitore, contepla il dito che indica la luna, e si ferma lì.
E' l'arte del giorno d'oggi, fine a se stessa, condizionando anche i nostri comportamenti, puro esercizio estetico, pura finzione televisiva. Non tutta l'arte è così ovviamente, ma quella conosciuta ai più così è.
L'artefatto non è un fine in sè. Il gesto ha senso quando, a monte, ha avuto l'iniziazione, sono stati dati i codici e offerti i mezzi per comprendere. L'esercizio estetico diventa quindi un percorso, non un fine.
Il grande pubblico si comporta invece come Hegel quando davanti ad un segno dell'arte risponde che è solo " futilità, aneddoto, non senso, sciocchezza...".Perchè anchessi guardano il dito e non la luna.
Troppo spesso il formalismo ha prodotto effetti nefasti: la forma per se stessa, il culto della forma. Nello spitito strutturalista degli anni 70, il contenente ha prevalso sul contenuto, ricordate il taglio sulla tela di Fontana? Ai giorni nostri che messaggio ci ha dato? Nulla.
Il significante era sempre in vantaggio sul significato, Berlusconi, agli occhi dei molti, è in vantaggio sul contenuto dei suoi discorsi, applaudono lui, non quello che dice, perchè quello che dice è puro nulla.
Questo stato di cose ha generato devoti, proprio come in chiesa dove si celebra il nulla, devoti dell'estetismo fine a se stesso.

Ma sta iniziando un disamore, alcune persone cominciano a guardare la sostanza, a informarsi, ad andare a vedere opere d'arte dove c'è un contenuto da svelare, dove si comunica.
Rimettere la forma al servizio del contenuto indirizza l'arte su una via opposta all'estetismo, dove si misura l'opera dalla somma degli scambi intellettuali, etici, metafisici, estetici ovviamente.
Qualcuno potrà obiettare, ma l'estetica è il bello e il bello è sempre fine a se stesso. Nulla di più errato secondo me.
Un opera puramente decorativa irradia col suo aspetto la sola apparenza, può integrarsi in qualsiasi paesaggio, in qualsiasi mente. La borghesia ha bisogno di queste opere perchè maneggiabili a piacimento, perchè depolitizzabili.
Quando si invoca l'intrasmissibile è perchè non c'è nula da trasmettere.

Dopo queste considerazioni io sono per un arte della sostanza.
La forza dello spettatore-fruitore, sta proprio nel riuscire asvelare i messaggi con la propria ragione e intelletto.
Molto blogger sono anche artisti. Poeti, scrittori, politici,pittori, fotografi, musicisti; molti anche con un bel gusto estetico, godibile anche a vedersi, ma è il contenuto che conta.
I più sono diversissimi fra loro, i blog che leggo abitualmente hanno eppure tutti un messaggio, non troppo nascosto e svelabile, perchè c'è un contenuto da svelare.
Si pensi a Marilena con i suoi racconti, ad Achab con le sue poesie, Luigi ( il giornalieri) con i suoi articoli , Miryam e Luigi(Bibì&Bibò) con le loro riflessioni politiche, Chiara con la sua ironia, chiedendo scusa se non menziono tutti .
Profondamente diversi, ma tutti stuzzicano l'intelligenza del lettore.
Legendovi si segue il dito ma si ammira la luna.
Grazie a tutti voi
Lorenzo

2 commenti:

  1. Concordo per l'arte della sostanza

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  2. Bello questo post, mi piace pure questo. La libertà di cultura è sempre un traguardo raggiungibile.

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