martedì 28 luglio 2009

Essere di sinistra

Essere di sinistra è un modo di vivere e di pensare, coerentemente ai principi di libertà individuali e collettivi. Principi individuali sono il rispetto della persona, come essere umano, come posto nella società, come libertà di muoversi ed esprimere le proprie idee. Qualsiasi esse siano.
Principi collettivi sono il rispetto altrui, il rispetto delle leggi che ci siamo dati, che tutti gli uomini sono uguali di fronte alle leggi dello stato.

Essere di sinistra significa avere una visione di società che sia espressione della collettività, lo stato è garante di questa espressione.
La società si deve far carico di quelle situazioni dove l'uomo è debole, sia come singolo che come parte della società.

Lo stato, le leggi, devono permettere agli uomini di organizzarsi
ed avere strumenti democratici per poter esprimere le loro istanze. Essere di sinistra è amore per la democrazia, nel senso più nobile della parola. Democrazia è partecipazione alla vita pubblica, mediante singoli ruoli o sotto forma di associazioni.

Io sono di sinistra, ho vissuto dal 1978 impegnandomi nel PCI. Prima frequentavo gruppi extraparlamentari.Iniziando a lavorare mi sono impegnato nel sindacato, la CGIL, che io ho sempre ritenuto, la vera espressione dei lavoratori. Da studente ho partecipato a molte battaglie politiche, all'interno dela scuola con le lotte per i decreti delegati, poi impegnandomi dentro di esse, nel consiglio di istituto. Contemporaneamente, all'esterno, lottavo e partecipavo per una Italia migliore, libera e dove tutti potessero esprimersi, prima di allora i giovani erano visti come una spina nel fianco e basta.
Sono andato a manifestazioni, ho preso botte dalla polizia, botte dai fascisti. Mi è servito, perchè ho conosciuto quanta cattiveria c'è nelle persone.
Nel PCI mi sono sempre impegnato in due sezioni, una territoriale ed una dei ferrovieri. Ho partecipato a progetti per una mobilità migliore,quando il sindacato ed il PCi erano propositivi dalla base. Anni fa ero nel collegio che difendeva i colleghi dalle punizioni, molte volte assurde. Molte volte solo per colpire il sindacato. Essere di sinistra è partecipare, ma con la voglia di costruire, come spero di avere sempre fatto. Prima con gli entusiasmi giovanili, poi, mettendosi a disposizione di chi aveva bisogno.
Ho vissuto molto male il travaglio del mio partito, ma ho sempre detto la mia nei luoghi appropriati.
Vissuto male perchè quando si dimentica la storia ciò che nasce non ha nerbo, non ha identità.
Essere COMUNISTA ITALIANO non significava adorare l'URSS, io ho fatto il militare, amo la mia patria, la mia nazione che mi hanno consegnato i partigiani e tutti quelli che hanno lottato e sono morti per essa.

Io l'ho sempre intesa come un proseguire la lotta per la libertà, in nome proprio di quelle persone. Essere di sinistra è anche questo, amare l'Italia.
Troppe volte siamo stati criticati perchè comunisti, senza sapere il perchè, ma bastava ascoltare il discorso di Berlinguer a Mosca per capire cosa significasse appartenere al PCI.

Bastava leggere gli slogan degli operai per vedere che di URSS c'era ben poco, ma solamente la richiesta di qualche lira in più per andare avanti e un pò meno ore da lavorare per dedicarle alla famiglia o a se stessi.
Le leggi che oggi garantiscono dignità a lavoratori e classi deboli sono frutto di queste lotte.Le leggi che garantiscono alle donne dignità nelle loro scelte sono frutto di queste lotte. Anche in questo caso sono morte delle ragazze nei cortei. La lotta delle classi deboli ha lasciato sempre dei segni di sangue in terra.
Ma io non avevo paura, perchè essere di sinistra è prorpio questo, non aver paura di chi ti vuole imbavagliare.


Sono rimasto iscritto al PD, le mie battaglie sono per la legalità, in tutti i settori. Per lo sviluppo del territorio, per i lavoro. Vivo con molta difficoltà le vicende del mio partito a livello nazionale. Le faide sono sotto gli occhi di tutti, ciò ha provocato un immobilismo della sinistra senza precedenti, subito ne hanno approfittato quelle forze reazionare per riprendersi il potere perduto e per i loro sporchi giochi.
In questa fase della storia stanno vincendo loro, sostenuti dal controllo quasi totale dell'informazione, che ci hanno fatti balzare nella graduatoria delle libertà
fra i paesi del terzo mondo. Solamente questo avrebbe dovuto far mobilitare tutte quelle forze che si rifanno alla democrazia, aprendo una stagione di lotta per le libertà e per la difesa dello stato democratico.
Ma nulla è stato fatto, a partire dalla più alta carica dello stato.

In tutte le lotte ci deve essere una guida, uno che prenda in mano la situazione e parli alla gente, che sia partito o associazione o gruppi di singoli.

A sinistra si è preferito fare i girotondi, quasi fosse un gioco. Io immagino i partigiani fare i girotondi intorno alle camicie nere o ai nazisti quanto avrebbero ottenuto.
Immagino un Matteotti a fare lo stesso.
Gli strumenti oggi sono sempre gli stessi, scendere in piazza, farsi sentire, occupare spazi.
Quando si va in Tv parlare chiaro e non sempre per mettersi daccordo. Quando la democrazia è in pericolo si strilla.
Quando la democrazia è in pericolo si denuncia.

Solo una persona lo ha fatto ed è Di Pietro, lasciato solo, come se fosse un cane randagio. Usato come metro di misura per misurare il grado di combattività del PD, ed ogni volta il mio partito cadeva nel tranello, facendo marcia indietro. Ecco perchè credo nei valori della sinistra, ecco perchè stimo i Di Pietro che ci sono e che nasceranno ancora, perchè hanno il coraggio di battersi per la libertà.
Io questo coraggio non l'ho ancora perso.

Essere di sinistra è anche scrivere qui.
Lorenzo

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