venerdì 11 settembre 2009

Il Gorgia di Platone

Vedo molte similitudini fra il sofista Gorgia all'attuale pensiero politico berlusconiano. Infatti Platone nel suo famoso dialogo muove una bellissima critica alla retorica di questo filosofo e a tutti i sofisti.

Gorgia di Lentini (in Sicilia, 483-380 a. C.) sostenne, in una sua famosissima opera dal titolo polemico di Sul non essere o sulla natura (contro Melisso di Samo che aveva scritto un Sulla natura ovvero sull’essere) tre tesi paradossali:
- nulla esiste;
- se anche qualcosa esistesse non sarebbe conoscibile da parte dell’uomo;
- se anche qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile agli altri.

Egli pretende di dimostrare il primo punto dicendo che, se qualcosa esiste, o esiste o non esiste o esiste e non esiste contemporaneamente. Ora, poiché quest’ultima affermazione è contraddittoria, va subito scartata; la seconda viene ugualmente scartata perché non ha senso dire che "qualcosa esiste non esistendo". Rimane la prima affermazione secondo la quale se qualcosa esiste, esiste. Orbene, secondo Gorgia, neppure questa affermazione è vera perché ciò che esiste o è eterno, o è generato o è contemporaneamente eterno e generato. Anche questa volta l’ultima affermazione viene subito esclusa per la sua contraddittorietà. La prima viene confutata dicendo che ciò che esiste non può essere eterno perché ciò che è eterno non ha un principio; se non ha un principio è infinito; se è infinito non è in nessun luogo; e se non si trova in nessun luogo, non esiste. Ma neppure ciò che esiste può essere generato perché, se è stato generato, è nato da ciò che esiste o da ciò che non esiste. Non può però essere nato da ciò che non è perché ciò che non esiste non può generare; ma non può essere nato neppure da ciò che è perché, in quanto è ciò che è, non è stato generato ma è di già.

In quanto alla seconda tesi, è chiaro che ciò che è pensato non è: infatti, se ciò che si pensa è, allora tutto ciò che si pensa è, in qualunque modo lo si pensi, il che è assurdo (se uno pensa ad un uomo che vola non per questo subito un uomo vola).

Infine, nella terza tesi, Gorgia sostiene che la parola non coincide con le cose realmente esistenti; quindi noi indichiamo al vicino non le cose reali ma la parola, la quale è diversa dalle cose che sono.

Gorgia ha insomma staccato definitivamente le parole dalle cose e quindi il linguaggio dalla realtà. Le parole, d’ora in poi, non sono più cose e neppure le cose sono più parole. Il discorso non "morde" più il reale ed infatti di ogni cosa – come diceva già Protagora – può essere detto tutto e il contrario di tutto. Con Gorgia è andato perduto il criterio di verità di una affermazione. O meglio, l’unica verità consisterà nella capacità di produrre effetti sugli uomini. Il parlare avrà il suo vertice nell’arte della retorica ossia nella capacità del linguaggio di sedurre e persuadere. Vi è quindi l’abbandono della verità per ottenere la potenza sulle cose. La realtà viene dominata perché, grazie alla persuasione, è prodotta dalle parole.

Lorenzo

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